Ci sono band che nascono, vivono, bruciano per seguitare le tracce del proprio nume, conducendo un'esistenza dedita alla più cieca devozione, quasi fosse un doveroso tributo vita natural durante a cui non ci si può esimere. Questa sorte è toccata a una pletora di gruppi che hanno vissuto nel mito dell'indimenticato Hendrix, l'essere che più d'altri ha fatto incetta di anime dal tardo sessanta ad oggi. Sulla scia del Dio con l'appendice a sei corde, nel 1987 a Londra, Bari Watts (voce, chitarra, synth e sitar) con Rick Gunther (batteria) e Nick Saloman (basso), già membro fondatore dei Bevis Frond, mettono insieme la creatura Outskirts of Infinity. Il progetto non si discosta dal sound della "fronda" ma, a differenza di quest'ultimi, gli Outskirts ci aggiungono un più corposo tono di matrice hard rock al psichedelico marchio di fabbrica della premiata ditta Watts-Saloman.

"Lord Of The Dark Skies" prodotto dalla label di famiglia Woronzow nel 1987, è un'orgia acida di chitarre urlanti, un inabissamento nelle torbide, melmose acque della psichedelia più pregnante e lisergica del decennio, un nuovo, sconvolgente "Miasma" a distanza di un solo anno dai consanguinei Frond. Watts, abile, certosino creatore di trame foderate a guitar walls, è il protagonista indiscusso, è il "Signore dei cieli scuri" che si dipana in quaranta minuti di pura follia. Oggetto misterioso e intrigante sin
dalla mistica art work di copertina, "L.O.T.D.S." mette in risalto tutto il valore artistico, il talentuoso virtuosismo di una certa scena che si ispira (a parte Hendrix) ai Cream, Byrds, Wipers e, per certi versi, anche ai Pink Floyd della prima ora. Inerpicandosi su per una struttura di soliloqui chitarristici degni del migliore revival psych '60, i Nostri danno prova di trovarsi a proprio agio con gli strumenti e, nonostante qualche ruffiana tracotanza dai toni epici (Invocation/Warning), l'album fluisce deliziosamente nelle nove tracce, allineato agli stilemi più collaudati del genere."Gemini Machine", "Stoned Crazy", "Eyes In The Back Of My Head" grondano energia Hendrix-iana da tutti i pori, dalla tecnica strumentale alla voce, in un tripudio di virtuosismo riconducibile patentemente all'inobliabile icona di Seattle. L'apice viene raggiunto nella omonima traccia che dà il titolo all'album "Lord Of The Dark Skies", invereconda ispirazione al limite dell'emulazione, dove il serrato fraseggio di Watts con il vigoroso basso di Saloman disegnano un poderoso blues in Mi minore, addentrati senza possibilità di ritorno in una landa di perdizione e redenzione ad un Dio atavico, che soggioca le anime in oblio con l'ineluttabile potere conferito dalle saette che risplendono in un cielo nero pece, conduttore di cattivi presagi (la copertina ne è testimone)."Eastern Spell" è figlia di un viaggio in oriente; civiltà lontane geograficamente e culturalmente affiorano in un itinerario tra sabbia bollente e miraggi creati dal talentuoso Watts che in questa circostanza si diletta con il sitar. Gli Outskirts pagano debito anche ai Cream, proponendo una fedele rielaborazione di "Tales Of Brave Ulysses" ma in chiave decisamente lo-fi, sporca e graffiante come una registrazione "fai da te" partorita in una cameretta adolescenziale addobbata con poster in ogni dove. "Reaching Upwards" è l'unico momento incolore dell'album che precede la conclusiva "Celebration/Peace" scandita dall'onnipresente Watts che questa volta siede al synth per ordire un'area dai toni dimessi, una suggestiva melodia barocca che accompagna l'ascoltatore amabilmente alla porta.

Gli Outskirts Of Infinity faranno altri quattro album, dividendo il tempo anche con lavori siglati Bevis Frond. Saloman lascierà il gruppo dopo il secondo album dedicandosi anima e cuore al progetto B.F., sfornando una quantità considerevole di uscite dal 1986 fino al 2016 (sono ancora in attività). Watts manterrà in vita gli O.O.I. fino al 1994, continuando a ricamare il suo sound grezzo e incantatore per questa misteriosa, sinistra entità giunta nel lontano 1987 dalla periferia dell'infinito.

Carico i commenti... con calma