Una vera e propria pietra miliare. I Pain Of Salvation seguono le orme del già grandioso esordio "Entropia" con un album che lo migliora ulteriormente sotto diversi aspetti. Assemblate attorno ad un concept (come al solito) molto articolato per scoprire il quale vi rimando alla lettura dei testi, le 11 tracce vanno via liscie liscie in un turbinio di emozioni.
Parliamo di esse: "Spirit Of The Land" è un'intro strumentale che lascia pregustare all'ascoltatore le atmosfere di forte tensione che si incontrano in tutto il lavoro, e che ricalca il tema principale dell'ultimo pezzo. Non appena sentirete il Raid tintinnare sarete immersi nella magnifica "Inside", uno dei capolavori del disco, che con continui cambiamenti di "umore" canoro e musicale introduce la storia del concept. Appena il tempo di tirare il fiato ed ecco "The Big Machine", un pezzo con ritmi più calmi ma molto "teatrale", dove la voce di Daniel Gildenlow la fa da padrona, rendendo bene un'atmosfera da Russia post bellica.
"New year's eve" è a mio parere il capolavoro dell'album, un continuo alternarsi di parti tranquille e più "forti", con una carica emotiva enorme che aumenta costantemente mano a mano che il tempo scorre e che trova il suo acme nel minuto finale. La seguente "Handful of nothing" è una canzone molto "tirata", con soluzioni tecniche e stilistiche notevolissime(come ad esempio il riff principale che parte da un numero di dieci note e viene riproposto togliendo una nota per volta fino ad arrivare ad una sola, e poi ripartire da dieci), che rendono questo pezzo molto progressive, ma nel modo che solo i PoS sanno rendere. "Water" è un pezzo dal testo molto strugente sulla penuria di acqua che i paesi dell'ex URSS hanno subito e continuano a subire. Vocalmente una delle songs più apprezzabili di tutto il repertorio di Gildenlow, condita con assoli dalla potenza e bellezza disarmanti, a loro volta spezzati da un chorus melodico e dolcissimo. Proprio sulla parola "of" della frase "I've always loved the sound of rain", ecco arrivare la splendida "Home", che tratta della prepotenza dell'uomo bianco nei confronti degli Indiani d'America. L'atmosfera è subito tiratissima, con un riff spaccaossa che riesce bene a rendere l'idea dell'arrivo dell'uomo bianco e la conseguente distruzione delle terre, ma ecco che la strofa svela una soave dolcezza e dà un senso di grande desolazione e tristezza, successiva agli avvenimenti. Il gioco della canzone è l'alternanaza di questi due sentimenti, spezzata da un intervallo strumentale composto da assoli di chitarra e tastiera lontani dal virtuosismo ma dotati di gusto enorme ed indiscutibile. Il riff conclusivo giova della stessa soluzione tecnica usata in "Handful of nothing". "Black Hills" è una canzone decisamente strana: le sensazioni trasmesse sono di grande rabbia e odio, grazie alla sempre ottima prova vocale di tutti i componenti (grande impatto hanno soprattutto qui le seconde voci ed i cori). Il finale della canzone ve lo lascio scoprire perchè è talmente geniale che non trovo parole per descriverlo.
Ecco "Pilgrim", lento acustico impreziosito da maestosi interventi di archi. Una canzone perfettamente inserita in un disco che ne propone altre decisamente di stampo dissimile da questa. "Shore Serenity" è un pezzo che mi piace definire "schizzato", soprattutto per l'atmosfera militaresca data dai cori e dalla batteria. A costo di ripetermi, un'altra volta l'attrice principale è la grande verve canora del buon Daniel. Infine, "Inside out",titolo che mi ha fatto un tempo storcere un po' il naso perchè mi puzzava un po' di "forzata dichiarazione d'amore" alla casa editrice dei PoS, ma canzone fenomenale, probabilmente il pezzo più hard del disco, almeno a tratti, perchè come tutte le altre questa song è molto eterogenea al suo interno. Mentre scrivo sono immerso nella parte centrale del pezzo, che in una parola si può definire strappalacrime. Ma ecco che come al solito l'atmosfera è sempre più solenne e sfocia in un assolo di chitarra che lascia senza fiato... ed eccoci di nuovo al riff torcibudella. questo è il vero e proprio live motive del disco.
Che dire, se amate il Progressive Metal non potete non annoverare quest'album tra i vostri favoriti. Se non lo amate, beh... forse è arrivato il momento...
Capolavoro assoluto.
Elenco tracce e testi
12 Beyond the Mirror (08:29)
Through a dusty window I watch the clouds draw near
A lovely vision of my doom
The sunlight's fading - reflections start to dim
Through the dusty window in this room
I'm walking through my memories as I'm staring through the glass
I have to claim I'm innocent
Though I can't remember what I've done these past few nights
I can't be the one that Father Kane believes I am
I see myself now, in the dusty glass
All wired up in this chair
My face is foreign and my weary eyes are black
I see myself through that stare
Eternal alleys that lead to walls hidden behind unlocked doors
I claim the handle, I need to see
Even though I'll surely be afraid of what I may find...
...beyond the mirror!
(Inside the circle)
I walk through mazes of cold corridors
Searching for the core of my mind
My heartbeats reach out to find another pulse
That once was bound and confined
The two different heartbeats, becoming one
Are causing the coalescence of my soul
A quiet outcry - a silent scream - is filling me as I am driven back
From shadows that dwell...
...beyond the mirror!
(Inside the circle)
My world is frozen as I'm staring through the glass
Gazing through the window at my memories
Not longer foreign
Though I somehow wish...they were
The glowing fingers of a violent raging sky
In search for evil find a path
They rush through my veins, they invite my pulse to die
They end my life with frenzied wrath
Amidst the shadows of whisper land
I feel that something's binding me to life
Confined in nowhere by no ones hand
I realize the pact is unfulfilled
I'm trapped on the edge...
...beyond the mirror!
(Inside the circle)
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Altre recensioni
Di johnp1983
"Una delle prove vocali più convincenti di Daniel, perfettamente a suo agio nei vari cambi di tonalità."
"Questo è senza dubbio il miglior lavoro di Gildenlow e soci."
Di _Ozzy
Veramente questo pastrocchio sonoro ... dovrebbe far ricredere chi è rimasto deluso e scottato dalla virata stilistica di un gruppo che è sempre stato ritenuto tra i top del progressive “intelligente” e mai banale?
In sostanza un disco con ottime canzoni, arrangiamenti ridondanti ed esagerati e zero (dico zero!) senso.
Di _Ozzy
Un disco con ottime canzoni, arrangiamenti ridondanti ed esagerati e zero (dico zero!) senso.
Daniel Gildenlow è un geniaccio e mi piange il cuore sentire come si pavoneggi cantando 4 stili diversi in 3 secondi di canzone.