Non ho mai seguito particolarmente la scena nu-metal, dovuto anche alla mia stima vicina allo zero per il rap e l'hip hop, nonostante ciò bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere la validità di certi lavori.
I Papa Roach formatisi nel 1993 a Vacaville dopo l'esordio autoprodotto, danno alle stampe nel 2000 "Infest", il disco che li ha consacrati e quello più amato dai fan.
Il disco in sé è abbastanza omogeneo (non ci sono ballate alla "Scars" per intenderci), ma è scorrevole e ben confezionato, ed è l'unico interamente riducibile alla corrente rap-metal, genere da cui Shaddix e soci si allontaneranno disco dopo disco. I toni qui rimangono sempre alti e l'aria che si respira qui è diversa da quella che riempe i polmoni degli ascolatori degli ultimi lavori.
Il disco si apre con la title-track ottimo esempio di canzone che fa da cartina da sole del disco e del genere, in cui troviamo tutti gli elementi che caratterizzano il disco: riffing granitico e serrato, sezione ritmica compatta, rapping e scratch, scream (anche se mai portato all'estremo) e la giusta dose di melodia.
L'alternanza tra strofe "parlate" e ritornelli cantati la ritroviamo in molti episodi come la famosa "Last Resort" (che parla di suicidio), il pezzo che più di ogni altro li ha resi celebri, nonostante altri episodi li siano superiori, la dinamitarda e pesante "Dead Cell" in cui Shaddix nel ritornello usa tutta la sua potenza vocale, "Blood Brothers" e "Beetween Angels And Insects" uno dei punti di forza del platter con la giusta dose di orecchiabilità e qualità che ti fa calare in una spirale quasi di tensione emotiva.
Altri pezzi invece hanno uno stile più vicino all'alternative metal e risultano per me anche tra i migliori episodi: la stupenda "Broken Home" che vede i Papa Roach per una volta abdicare dalla forma-canzone, la notturna e sempre su livelli alti "Binge" nonché "Never Enough" dalle chiare influenze grunge, che nel ritornello urla Nirvana a pieni polmoni.
Fanno calare il sipario la bonus "Legacy" che poteva essere inserita tranquillamente nella versione ordinaria e "Thrown Away + la ghost-track "Tightrope" (ripescata da un precedente ep insieme ad altre canzoni qui riproposte) che fa un po' da coda staccandosi in parte dal resto.
Nonostante bisogna ammettere che i Papa Roach non hanno quel quid pluris, che magari nel calderone crossover/nu-metal possono avere i Deftones, e che ascoltatori con le orecchie più fini cercano, i californiani con questo "Infest" confezionano un prodotto che accontenta pubblico e critica, un lavoro coi fiocchi che sa coniugare freschezza ed energia.
Sarebbero quattro pallottole e mezzo in verità, ma io sono sempre stato buono con i voti, dunque cinque e non se ne parla più.
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