Una giovane squinzella dai capelli rosso fuoco che salta infuriata a destra e a manca sul palco. Questa è Hayley Williams, l'essenza nonché cantante (lead singer, per dirla all'inglese) degli americani Paramore. Classe '89, energia da vendere durante le performance live e quella voce potente che sembra quasi impossibile possa uscire da una ragazza così minuta. Accanto a lei, i fratelli Farro (Zac alla batteria e Josh alla chitarra), il chitarrista Taylor York e il bassista Jeremy Davis. Questo quintetto, ancora (e sfortunatamente) non molto conosciuto in Italia, ha scalato le classifiche grazie a "Riot!", l'ultimo album, dal quale sono stati estratti tre singoli: "Misery Business", "Crush Crush Crush" e "Hallelujah".

L'album si apre con il singolo "For a pessimist, I'm pretty Optimistic", che non so perché, ma mi ricorda molto i titoli eterni e impronunciabili (per noi italiani) di alcune canzoni dei Fall Out Boy, o dei Panic! at the Disco. "For a pessimist, I'm pretty Optimistic" è un pezzo grintoso, con un ritornello che rimane in testa già dopo il primo ascolto."That's what you get", secondo singolo, alterna alcune parti più pop e melodiche a dei riff un po' più aggressivi. Peccato per i troppi "Whoa", che, a quanto pare, Hayley adora inserire qua e là nelle canzoni, quando non sa cosa scrivere. Trovo invece decisamente carino il video di "Hallelujah", dove si vedono alcune performance della band (cercatelo su Youtube); tuttavia l'idea delle foto ricorda vagamente un vecchio video di Kanye West (anche se credo che i Paramore avessero di meglio da fare che scopiazzare i video di un rapper). Nella canzone, una delle più intense dell'album, si può inoltre sentire, in alcuni tratti, tutta la potenza della voce di Hayley.

Ed arriviamo al dolce. "Misery Business". Che dire, semplicemente fantastica. Ritmo e testo travolgenti, pazzeschi, non ha nulla da invidiare ad altre canzoni punk più famose. Parlando del video, trovo geniale l'idea di ambientarlo in una tipica High School americana dove, fra nerd e le classiche cheerleader (mi rifiuto di chiamarle "ragazze pon pon"), una tipa tutta tette e trucco crea il caos, per poi essere svergognata dalla nostra provvidenziale Hayley. Unica, piccola, quasi insignificante pecca: basta con questi "Whoa", che fanno troppo anni '80!

E dopo un pezzo che spacca i timpani arriva "When it rains", brano decisamente più lento. Il testo è molto intenso, a tratti più grintoso, che dimostra ancora una volta le abilità vocali di Hayley. Il riff iniziale di "Let the flames begin" mi ricorda leggermente lo stile degli Incubus, ma il resto della canzone è decisamente più aggressivo. Il testo tuttavia non è particolarmente originale. Per la serie: già visto, già sentito. E grazie tante. Il testo di "Miracle" è un po' preso in prestito da altre canzoni. Non ci trovo nulla di particolare, in alcune parti fa molto: okay, la vita fa schifo, adesso mi taglio le vene. Anche la melodia sembra riciclata da altri pezzi, addirittura dello stesso album. E su "Miracle" stendiamo un velo leggermente pietoso e passiamo oltre, per arrivare ad un altro dei miei pezzi preferiti di "Riot!": "Crush Crush Crush". Grintoso al punto giusto, ma allo stesso tempo orecchiabile, testo decisamente più dignitoso di alcuni precedenti (vedi "Let the flames begin" e "Miracle") e video con un'ambientazione molto originale. Il pezzo più commovente e lento dell'album tuttavia è "We are broken", dove la voce di Hayley si sente in tutta la sua estensione, senza bisogno di tanti fronzoli e schitarrate varie. Canzone che dimostra chiaramente che per essere un gruppo rock rispettabile (permettetemi questa etichettatura, anche se non è nel mio stile) non sempre è necessario scrivere canzoni che fondono i timpani a chi le ascolta. E brava Hayley!

"Fences" e "Born for this" hanno un ritmo coinvolgente, posizionate apposta per risollevare chi ascolta l'album, dopo un pezzo intenso come "We are broken". Potenti, aggressive, riuscirebbero a far saltare dalla sedia a dondolo anche un'ottantenne con il catetare.

Paramore: segnatevi questo nome dove volete (non valgono le mutande), ma basta che ve lo segnate. Perché, parola mia, fra qualche anno saranno conosciuti anche da noi.

E per favore, non paragonate Hayley ad Avril Lavigne!

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