Dai toccanti versi di 'Sporca Estate' si susseguono un mare di emozioni costruite sulla ricca e profonda poetica  di Piero Ciampi e sulle articolate scelte musicali e strumentali di Gianni Marchetti. Sicuramente l'omonimo dell' chansonnier livornese, venuto alla luce nel settembre del 1971 dagli studi della casa discografica  Amico, è troppo elaborato e complesso per poter giungere al successo e alla notorietà, malgrado un "Premio della critica discografica" e un'emozionante interpretazione del brano "Tu no", forse il capolavoro assoluto di Ciampi, al programma televisivo "Senza Rete", su invito del conduttore Charles Aznavour.

Prima di godere l'ascolto dell'opera, è interessante notare la cura dell'art work: oltre a un un pregiato album fotografico con testi e poesie, allegato a quattordici tempere curate da Aldo Turchiaro, pittore scelto appositamente da Ciampi, la copertina nasconde un fascino tutto suo: caratterizzata da un girasole -soggetti tipici del pittore di Cosenza infatti erano elementi naturali, e in particolar modo gli animali (delfini)- con due occhi persi, quasi agonizzanti, che danno alla natura un profondo lato umano, come per dire che i sentimenti e le emozioni più profonde si possono intravvedere anche nel quotidiano e non solo in ciò che appartiene al mondo degli uomini.

L'album può suddividersi in due grandi filoni tematici, cari a Ciampi e al tipico folklore italiano: l'amore e la vita.

Quest'album è interessante per il fatto che l'autore si racconta all'interno di esso. Passando attraverso l'analisi di vari elementi del quotidiano dà i natali ai suoi primi capolavori come "Merlo", "Il giocatore", "Livorno", "Il natale è il 24"e "Il vino". Dall'analisi di questo collage di vita quotidiana vi è un colorato e vario ritratto della vita dell'artista livornese: vagabondo e senza una lira, come viene raccontato nella canzone "Merlo", dedicata al volatile dello scrittore Alberto Moravia, da cui soggiornava:


"Tu, merlo, cantami una canzone

 da portare all'editore

 perché sono senza una lira"

 

"Il giocatore", recitativo accompagnato da una base musicale dai toni giullareschi e medioevali, racconta della logorante battaglia di chi tenta di fregare il denaro a spada tratta, buttandosi sul poker, sulle corse, sulla roulette. E' un gioco infinito in cui o si ha fortuna, o la rassegnazione si aggiunge a un secco "Medra!".

Coi soldi ricavati dal gioco o da qualche concerto qua e là, Ciampi si concedeva riposo con l'inseparabile fiasco di vino, tanto da dedicargli una canzone: "Il vino", profonda riflessione di un ubriaco perso in un fosso a contemplare le stelle e lo scorrere impercettibile dell'esistenza.


"Vita, vita, vita,

sera dopo sera,

fuggi tra le dita,

spera, Mira, spera"


Si conclude poi il "Ciclo della vita" con le decadenti "Livorno" e "Il Natale è il 24". La prima un omaggio alla propria città natale assorta e rinchiusa in un'ombra di mistero tanto affascinante quanto triste, in quanto a ciò ritengo interessante citare una riflessione dello stesso Ciampi relativamente alla propria città:

"Livorno è un'isola, è la città più difficile per tutti, anche per me. Perché a Livorno    c'è tutta la contraddizione di questo mondo: ci sono gli americani, c'è il più grande  Monte di Pietà che si possa immaginare, io ne so qualcosa. C'è anche una delle più numerose comunità ebraiche in Italia. A Livorno sono nati il partito socialista e quello comunista e c'è anche una squadra di calcio che milita in serie C ma che meriterebbe lo scudetto in A. Ecco, io sono il Robinson Crusoe di questa isola che poi è un mondo"


La seconda è uno scorcio di vita nella giornata di Natale dove, tra le varie vicissitudini familiari: il fratello all'ospedale, Pino separato, Elio che al gioco si è sparato o Francescangelo consegnatogli drogato dal mattino, la voglia, la tentazione anzi è quella di "fermarmi a una stazione, senza amici e senza amore". Si sviluppa così il tema del viaggio, la necessità di scoprire il mondo, di conoscere la cultura, la gente di altri popoli. E' interessante ricordare il viaggio intrapreso da Ciampi con una chitarra, un pacchetto di sigarette e un biglietto di sola andata per Parigi. Durante questa sua esperienza conoscerà lo scrittore Louis-Ferdinand Céline e lo chansonnier per eccellenza Georges Brassens.

Le canzoni e i versi dedicati all'amore prendono una posizione dominante, sin dalla prima canzone "Sporca Estate":

"Figli, vi porterei a cena sulle stelle,

 ma non ci siete, ma non ci siete..."


Come rendere in poesia il messaggio più bello che dei figli possano sentire da un padre: "farei di tutto per te". Purtroppo questi figli non ci sono perché l'estate, la stagione dell'amore, si è rivelata "sporca": piena di emozioni, un susseguirsi di 'rimorchi' tra amante e amata, ma si è sempre conclusa con la frase più tragica e idilliaca: "hai distrutto la mia vita". Ma è un qualcosa di condiviso: "... capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio?".

La visione dell'amore secondo Ciampi prosegue in una via disincantata, agli antipodi rispetto alle canzonette orecchiabili estive o dal festival di Sanremo.

Infatti nella celebre "L'amore è tutto qui", in cui si evince un certo intimismo che ricorda tanto la celebre "Vedrai Vedrai" di Luigi Tenco, vi è una cruda messa a nudo della personalità dell'artista, ai livelli dei bohemien ottocenteschi: senza soldi, in una vita trasandata e ai limiti dell'assurdo. Ciò non poteva che provocare "tanti guai" all'amata. Ma non sono i soldi o un posto fisso le colonne portanti dell'amore: sono cose che si possono idealizzare "nel mondo dell'illusione", non hanno vera importanza, perché l'amore, "il marito della vita", va oltre a questi elementi materiali, trascende se è un sentimento profondo e sentito.

 "Sei come un purosangue
che non ha mai perso una corsa,
sei tu che vieni avanti,
sei rara come una sorpresa
"

"Ma che buffa che sei": perché buffa? Cosa c'è di così ridicolo?  Sicuramente la diversità dalle altre ("sei rara come una sorpresa"); il fatto di avere un carattere forte e assimilabile alla rarità di un purosangue; il denaro per lei "è un giornale di ieri"... Insomma una donna fuori dal comune, come Piero, ma questo sogno si è distrutto a causa dello stupore:

 "Quel pugno che ti detti
è un gesto che non mi perdono,
ma il naso ora è diverso:
l'ho fatto io e non Dio
"

Non era facile poter avere a che fare con Piero Ciampi: un artista trasandato, "senza orario e senza bandiera", anarchico, comunista e per giunta livornese (come lui stesso afferma in un'intervista rilasciata per il Radiocorriere). E quindi molte delle sue donne si saranno trovate sull'orlo dell'esasperazione come nella canzone "Barbara non c'è". Barbara ha "preparato tutto per cena", persino una romantica cena. "I grattacieli sono spenti" e si presenta un paesaggio crepuscolare, idilliaco in cui però manca la cosa più importante della serata: Barbara. Per lo "scaricato" non resta che il pentimento, lo smarrimento e un'ironica osservazione sull'irruenza della sua amata che colpirà particolarmente Gianni Marchetti:

"Tutte le sue scarpe sono qui.
Il mio amore è scalzo
il mio amore è scalzo"

Ci si sposta dalla deludente decisione di Barbara, all'amore nei "Sobborghi" della città. Ormai il tempo è passato e le dolci serate nei cortili di San Siro si rivelano anacronistiche: "non siamo più ragazzi". E quindi ci si ritrova ancora in una squallida "stanza buia", in una prospettiva  piccolo borghese dove i corpi sono "senza amore, solo avidi di sesso", dominati dalla noia. La conseguenza è il rifiuto:

 "E poi, perché dici di amarmi? Per andare avanti? Dove? Là. No."

Particolarmente interessante di questo brano è l'arrangiamento, ideato da Marchetti con rimandi musicalmente folklorici e mediterranei.

E quindi "Cosa resta" di tutti questi sentimenti provati sin nel profondo, e oramai spenti dall'eccesso della passione? "Resta un'ombra che fugge nel mattino/e un bel viso nella testa". E' quasi strano, per l'artista, pensare che l'amore sia finito, pensare che quella ragazza tanto uguale a lui, perché come lui un "disastro", ora cerchi di andare "contro se stessa", contro il suo "destino". Fare una miriade di cose, insomma, che cancellano e eclissano la vera essenza dell'amata. Ma l'amore si fa sentir anche dopo aver preso valigia e essere partito per altri orizzonti, perché il tenero ricordo rimarrà sempre impresso nella memoria:

"È successo un fatto strano:
io ti amavo e non ti amo
ma la tua foto è nella tasca
perché io non ti ho sostituita
perché tu non mi hai sostituito"

Continua a echeggiare la parola "amore" anche in uno scenario di guerra: "40 soldati 40 sorelle". I protagonisti di questa canzone, proposti con un evidente iperbato, si trovano a compiere quei riti quotidiani che li contraddistinguono: le sorelle sono dedite alla merenda, e i fratelli alla pulizia delle armi.Ma "un cacciatore ansioso di preda" mise in fuga il gruppo di ottanta, che, abbandonando le loro usanze quotidiane, partirono in cerca di fortuna, stretti intorno alla cerchia dell'amore. La musica qui impiegata riesce s costruire una profonda suggestione agreste e lontana nel tempo.

Si giunge oramai al ricordo, a un idilliaco "Quando t'ho vista". Sembra un breve flashback in cui viene alla mente un incontro casuale che Ciampi innalza e sublima:

"...mi chinai e colsi tra le foglie
il suo sorriso tornato dal passato.
Si volse veloce,
pose il viso
nel centro del mio cuore."

Ma ormai tutto questo è un dolce ricordo; dolce e non saturo di risentimento o distacco.

E quindi arriviamo all'apoteosi del discorso sull'amore e dell'intero album. Come se alla fine di tutto questo percorso, di questo profondo e colorato affresco della vita, dell'amore, delle emozioni, della noia (di ciò che compone il caro folklore italiano) si volesse lasciare impresso e solenne all'ascoltatore un senso della vita, secondo Ciampi, basato e fondato sulla nuda sincerità e la reciproca stima, sulle emozioni vere e proprie che possono provare due individui. "Tu no" deve definirsi un piccolo capolavoro del cantautorato italiano. Su questa canzone si potrebbero costruire milioni di interpretazioni e livelli di lettura, rendere valore a quegli archi che quasi disperati, insieme a Piero, urlano, pregano all'amata di non andare. Cosa c'è di più umano e intimamente vero nelle parole:"hai amato i miei silenzi/ hai capito i miei discorsi"? Prendendo in analisi questo brano c'è tutto, è una summa, il manifesto della musica e della poetica di Ciampi.

se non so farti felice,

anche se continuo a bere,

tu no, amore, no,

tu mi devi star vicina

perché ormai io sono fuori.

Tu no, amore no.

Qualche cosa te l'ho data

se mi guardi con quegli occhi.

Tu no, tu no, tu no.

Elenco tracce e video

01   Sporca estate (03:24)

02   L'amore è tutto qui (02:29)

03   Il merlo (02:51)

04   Ma che buffa che sei (02:51)

05   Barbara non c'è (04:30)

06   Sobborghi (02:51)

07   Cosa resta (03:40)

08   Il giocatore (03:50)

09   Livorno (03:43)

10   Il Natale è il 24 (03:18)

11   40 soldati 40 sorelle (03:04)

12   Quando ti ho vista (03:32)

13   Il vino (03:37)

14   Tu no (03:22)

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Altre recensioni

Di  Enkriko

 Una canzone come "Tu No", vale centinaia di dediche d'amore in musica scritte negli ultimi anni e, più di ogni altra cosa, è scritta con le unghie e con il sangue... chi è ancora in grado di farlo? E senza compromessi?

 Ciampi era davvero un poeta: era in grado di scrivere versi così scarni e diretti da entrarti subito nel cuore ed era un uomo totalmente dedito alla sua arte.


Di  Caspasian

 Come glielo spieghiamo ai francesi che il più grande chansonnier è italiano?

 È un kamikaze di un mondo invisibile, un mondo fatto di verità, realtà, di essenza.