Quello che forse è il disco meno conosciuto dei Pink Floyd, oscurato dal mastodontico successo di "The Dark Side of The Moon" dell'anno successivo, è "Obscured By Clouds" del '72.

I Pink Floyd tornano a collaborare con il regista tedesco Barbet Schroeder 3 anni dopo la realizzazione della colonna sonora di "More". Stavolta il film in questione è "La Vallée", al cui titolo verrà preposto il nome del disco per evidenti motivi commerciali.

La cosa più interessante è che qui i Pink Floyd si confrontano per la prima volta col semplice formato canzone: il disco che ne esce fuori non è levigato come il successivo "Dark Side", non si preoccupa di scavare profondi sotterranei tematici come il precedente "Meddle", ma ci presenta un gruppo umile, vagamente bucolico, a proprio agio nella ricerca di un pop cantautorale di matrice tipicamente britannica, con raffinate melodie e rilassanti passaggi atmosferici, concedendosi poche velleità psichedeliche e sperimentali.

Più che un disco di passaggio è palesemente un momento a parte nel percorso artistico dei Pink Floyd, utile soprattutto per l'esplorazione del lato interiore dei musicisti, in un contesto estraneo a quello delle luci psichedeliche e dei fumi del successo. Che piaccia o no, l'avvicinarsi ad un certo ambito pop allontanandosi da una ricerca più sperimentale è comunque fondamentale per il futuro del gruppo, basti ascoltare attentamente il lato melodico di "Dark Side" o alcune delle successive ballate acustiche.

Tornando al disco, è evidente che i passaggi strumentali sono di gran lunga i più riusciti: ce ne accorgiamo subito, con l'intro pre-apocalittico della title track e l'innesto con When you're in che sul finale, con quel non so che di minimalismo, fa capire come un paio di semplici riff valgano più di un assolo di mille di note...

Mi fermo qui, avrete capito senza dubbio che questo è un disco assolutamente da ascoltare e rivalutare.

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