Darei il Nobel all'inventore di Spotify ma anche nello stesso tempo, un'accusa di crimini verso la "sorpresità da taglio cellophane".
Questo mi ha concesso OGGI e GRATIS di ascoltare in toto legalmente, onestamente e con discreta qualità questo inaspettato The Endless River. Pubblicazione semi anomala che è marchiata dalla multinazionale Pink Floyd.
La premessa del tweet della sempre manza moglie del David, Polly Samson scuote nell'estate 2014 il mondo assonnato e rimpinzato di musica di merda da parecchio.
I tempi sono cambiati e dall'Astoria scappa volutamente un messaggino anche da Instagram che annuncia un NUOVO ALBUM DEI PINK FLOYD DOPO VENT'ANNI. Senza ma con Richard Wright.
Lui c'è in parte nei multipista del 1993, sessioni non sfruttate nel buon Division Bell. Gilmour qualche anno fa non riesce a partire con il nuovo lavoro solista senza l'amico Richard e dà in pasto a Phil Manzanera 20 orette di musica da analizzare datate di vent'anni. Lo stesso estrapola del materiale e lo screma ottenendo una bozza alla buona. Mason e Gilmour si appassionano e ci lavorano sopra in sovraincisione un mesetto ed ecco, tutto pronto. Grande lavoro anche di Andy Jackson e uno degli ORB che non ricordo per esportare qualitativamente le registrazioni ai livelli attuali. Lo dico subito, mi dà fastidio a priori che Manzanera che viene da "More Than This" scelga per gran parte il materiale.
Siamo davanti ad una specie di tributo al grande Wright, senza evocarlo alla Queen per anni, ma con il consueto aplombe di questi ormai settantenni. Premetto anche che questi veramente hanno anni di tempo libero alle spalle, e possono permettersi adesso QUALSIASI COSA. E' che sono lenti cristo, avete delle responsabilità.
The Endless River è un buon prodotto alla fine della fiera, ricalca per forza di cose l'atmosfera di Division Bell e ci ritroviamo con le stesse potenzialità negli arrangiamenti. Si sentono qua e là registri e timbriche IDENTICI, che non tradiscono la provenienza. Ci sono dei bei spunti in mezzo ad un lavoro ambient che a volte riporta 40 anni indietro. Deve essere riascoltato più volte, io stesso non sono più abituato a produzioni così e il ritmo è fuori epoca. Non sorprende ma bonariamente un pò ipnotizza. Può risultare noioso, comprensibile. Riecheggiano ogni tanto note alla Stephen Schlacks purtroppo, melodie troppo antifloyd secondo me. Parlo di Anisina. Tratti di cazzeggio da Astoria anche irritanti, vedi Eyers to Pearls.
Belle decisamente le parti Sum, Allons Y, Surfacing.
Non è un capolavoro ma non mi sento di affossarlo. E'apprezzabile la maniacale cura consueta in tutto, Mason mi esce ringalluzzito che dei passaggini che non riprendeva da moltissimo. Dave Gilmour non spadroneggia farcendo di Fender Strato ogni pezzo, accompagna sotto + qualche assolino. L'assolo di Louder Than Words secondo me è favoloso e per quelli che amano questo straordinario chitarrista, è un bel cioccolatino.
E' il suono dei Floyd che crea questa necessità di richiamo nostalgico. Tutto ciò mi fa sorgere delle domande e le rivolgo a Dave:
1) Visto che nel 1994 eravate con Wright finalmente rientrato nel processo creativo, non ci stava un'altro album- tour Floyd con lui VIVO prima dela 2008, sua dipartita?
2) Al posto posto della pignatta di Cluster One ne avevate di robetta meglio qui. Perchè non avete usato un qualcosa che avevate già?
Lo voglio il supporto fisico di questo lavoro, lo metto in scaffale alla fine, puntellando gli altri. Non so quanto lo ascolterò poi, ma lo voglio. Mi sono incazzato da solo perchè 20 anni fa mi sono precipitato in negozio e mi sono COMPRATO Division Bell e l'effetto sorpresa per quanto poco è sempre appagante. Adesso co sta rete precludi tutto questo, e anche i Floyd che bene o male hanno sempre creato grandi aspettative, sono caduti nei tranellini dei brevi preascolti stupidi per vendersi. Potevano stare zitti e pubblicare solo il titolo. Sarebbe bastato lo stesso.......
Tutto questo rattrista, si sente che è la FINE e prendiamolo per quello che è....un mezzo regalo visto l'andazzo.
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