Sono passati 3 anni dall'incerto e a tratti deludente "Uh Huh Her", Polly Jean Harvey ci riprova con questo "White Chalk". Se vi siete spaccati con le chitarre Dark-heavy di "Dry" alla cattiveria di "Rid Of Me" o al Rock puro di "4 Tracks Demo" per poi sognare con la maestria ed i suoni elettronici e profondi di "Is This Desire? " o al perfetto "Stories From The City..." sperando poi nei 4 anni di attesa resa vana dal deludente, ma non troppo "Uh Huh Her", bè allora dimenticatevi tutti questi album, oppure metteli insieme, agitateli bene, mettete un'po' di "Flood" ed un pizzico di "John Paris" finite con molta "PJ Harvey" ed otterete questo White Chalk.
Si otterete del Gesso Bianco, da spalamare o pennelare nelle vostre orecchie, un'po' alla volta perchè non è per tutti questo gesso, anche se piano piano vi renderete conto che l'ascolto dato a piccole dosi darà i suoi frutti, poi non lo mollerete più, sarà la colonna sonora dei vostri prossimi giorni. Si ma quanti? E' presto per dirlo, io sto ancora ascoltando e penso che ne avrò ancora per molto. Fine della storiella ? No!
11 splendide Canzoni, tecnicamente cantate, sussurate e urlate alla perfezione, come non avete mai sentito da PJ prima d'ora, accompagnate da un piano insistente e triste, capace di costruire fini melodie appese ad un filo, attorniate da atmosfere sospese e sognanti, scritte in modo sublime e maturo, dove si fa molta fatica a trovare sbavature, un album intimo, ma che esterna tutta la sua maestria, quella maestria un'po' ostacolata negli anni, magari dalle troppe chitarre, assenti o quasi in tutto l'album! Forse l'inizio di un nuovo filone creativo dove nessun brano prevale, le uniche eccezioni le possiamo dare a "The Devil", la title track "White Chalk" e l'apoteosi finale di "The Mountain" una canzone che a prima ascolto nasconde tutta la sua profondità, sono solo sfumature positive dove niente eccede.
Finalmente un segnale positivo, le paure che la piccola PJ si fosse persa nei meandri della pochezza creativa sono svanite, un ascolto lo merita veramente, in questa epoca di vacche magre ancor di più. I fans non possono farselo mancare, agli altri ascoltatori magari ancora i erba di conoscenze Harveyane, lo consiglio vivamente.
Elenco tracce testi samples e video
04 When Under Ether (02:26)
The ceiling is moving
Moving in time
Like a conveyor-belt
Above my eyes
When under ether
The mind comes alive
But conscious of nothing
But the will to survive
I lay on the bed
Waist-down undressed
Look up at the ceiling
Feeling happiness
Human kindness
The woman beside me
Is holding my hand
I point at the ceiling
She smiles so kind
Something's inside me
Unborn and unblessed
Disappears in the ether
This world to the next
Disappears in the ether
One world to the next
Human Kindness
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Altre recensioni
Di azzo
Polly, io, però, un disco così triste, non lo volevo mica.
Ti prego solo di imbracciare di nuovo l’elettrica e mandare a ‘fanculo il mondo per l’ennesima volta.
Di juanito
'PJ si siede al pianoforte, si lascia andare allo stream of consciousness e con una nuova voce va a toccare nuove corde, nuovi strumenti, nuovi angoli mai esplorati.'
'La marcia gotica di The Devil sembra la colonna sonora di un film di Tim Burton, evoca brughiere nebbiose dove in una notte senza luna, il diavolo si impossessa dell’anima di una povera fanciulla gentil.'
Di m
Questo diamante nero, per stillare questo assenzio dolce e velenoso.
Poche parole, confuse, accartocciate, strozzate dalle lacrime mai piante.
Di The_dull_flame
Non sono mai riuscito a trattenere le lacrime, di fronte a queste splendide composizioni, che spesso non superano i 3 minuti.
Lei vuole essere succube del diavolo, come canta nell'iniziale, stupefacente e minimalista "The Devil".
Di luludia
Come se un lupetto impazzito ululasse con voce di vetro nel chiuso di una stanza...
Una musica che spacca l’anima e il cuore... Niente di più di quel che deve essere.