Uscirà a marzo. ma come ha già detto che mi ha preceduto, questo nuovo disco dei Placebo è già on-line e possiamo già dilettarci con le sue canzoni. Dilattarci appunto... a volte annoiarci... ed è questa la stranezza di questo gruppo, che a mio avviso alterna troppo spesso nuovissimi pezzi a pezzi che davvero sono insopportabili e di una noiosità disarmente.
Con questo disco i Placebo trovano almeno ai primi ascolti un compromesso tra un rock acido che riporta alla luce i fasti dl passato ad episodi che pescano a piene mani dagli ultimi lavori della band. Quindi un disco che accontanta i vecchi e i nuovi fan. Chi però si aspetta un disco senza elettronica sarà deluso... è presente anche se in minima parte.
Il disco si apre con la title-track che riporta alle orecchie l'intro di chitarra di "Every You Every Me", ma il pezzo ha una sua propria identità, un interessante testo e una piccola partecipazione (davvero lieve e poco presente) di VV dei Kills. La seconda traccia, "Infra-red" è un pezzo interessante, dall'andamento rock ma originale per lo standard "placebiano". "Drag" invece potrebbe essere il solito pezzo nello stile di Molko e soci. Un'ottima novità possiamo trovarla in "Space Monkey". Una canzone davvero affascinante, un'ottimo Molko che riesce orta ad emozionare con la sua voce, finora rimasta sugli standard del gruppo. Le atmosfere ritornano sui lidi placebiani con "Follow The Cops Back Home". Canzone piacevole, e molto, ma è il solito lentone a cui i Placebo ci hanno abituato. la situazione si fa aggressiva con "Post Blue", ma anche qui ci troviamo di fronte a standard e cose che bene o male abbiamo già sentito dal trio britannico, così come l'ottima "Because I Want You", che per quanto bella, strizza l'occhio al passato dei Placebo. E poi ascolto la traccia 7 e mi illumino: "Blind" a mio avviso è forse il pezzo davvero meritevole di ascolto di tutto il disco. In questo piccolo capolavoro tutto è perfetto: l'elettronica presente ma non fastidiosa, il testo, le chitarre e la disperata ma dolce voce di Brian. La situazione però precipita con "Pierrot The Clown"... a primo ascolto mi sembrava fosse "Black Market Blood"... è migliore ma questo lentone lo paragono ad una bella ninna nanna... E cosa dire di "Broken Promise"? I duetto con Stipe dei REM mi ha lasciato perplesso. Il pezzo inizia benissimo... decolla... ma non parte del tutto e rimane bello ma non eccezionale come speravo. "One of a Kind" mi ricorda vagamente "Black Eyed" nel ritornello. . e quindi ritornaimo ad una canzone che non aggiunge novità al sound dei Placebo. "In The Cold Light of the Morning" è un lento abbastanza angosciante e quindi lo annovero tra i pezzi da ascoltare assolutamente... ma avanti con gli ascolti mi ricorda "The Crawl". Alla fine c'è forse la canzone meno adatta a chiudere ma una delle più riuscite: "Song Tto Say Goodbye" è un ottimo pezzo. Veloce e dolce allo stesso tempo, ottima la prova vocale di Brian, ottimo il testo.
In conclusione: questo disco rappresenta la somma dei quattro dischi precedenti: ha la rabbia di "Placebo", la malinconia di "Without You I'm Nothing", le imperfezioni di "Black Market Music" e la giusta sperimentazione di "Sleeping with Ghosts". Anche le canzoni prendono un pò di qui e di là, risultando contraddittoriamente originali ma sempre nel solito stile e sound della band.
Un buon disco, non un capolavoro, un giusto insieme di quello che i Placebo hanno fatto in passato e un esempio di quello che continueranno a fare in futuro.
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