Chiaro è il mattino che nasce dall'Est:
questa foresta è tua.
Nato selvaggio, puro nell'anima,
non sai paura cos'è.
Quei cavalieri simili a Dei
non li hai mai visti però:
non paura nasce dentro.
Folle nell'alba, tu vuoi conoscere
ciò che nel bosco non c'è:
hai scoperto il tuo destino -
il tuo destino nel nome che tu avrai:
re della luce sarai.
Corri, corri, corri, corri.
Parleranno a te di Dio, del Re.
Le fanciulle fiore nel viaggio vedrai.
In un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingerà
e un dubbio ti conquisterà.
L'incantata età straniera di lei
non è gloria o vento, ma dolce realtà.
Dentro l'erba alta al fiume,
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai:
sacro non diventerai.
Qui si ferma il tuo cammino.



Improponibile, ma - ahimé - innegabile verità - e bisogna che noi tutti ci arrendiamo di fronte all'evidenza senza fare troppe storie - c'è una canzone dei Pooh per ogni cosa. Cioé: non c'è un solo maledetto argomento che Valerio Negrini e Camillo "Roby" Facchinetti non abbiano trattato almeno una volta nel corso della loro benedetta e quarantennale carriera di scrittori e compositori.

Sodalizio fertile, il loro: lo stesso che ha dato alla luce successi della portata di "Pensiero, Piccola Ketty", che noi tutti conosciamo grazie a Camera Café e che ha prodotto contemporaneamente, ma in maniera velata e sommessa, quasi segreta dei capolavori quasi del tutto sconosciuti - e sublimi.
Uno di questi è certamente "Parsifal", pezzo che presta il titolo all'album del 1973, primo con Red Canzian, allora ventunenne ed eccezionale chitarrista dei Capiscum Red un po' Jimi Hendrix, ma con un faccino ingenuo da bambina perversa, che si ritrovò tutto d'un tratto a suonare il basso - e come pochi.

E "Parsifal", non a caso, è il pezzo che meglio rappresenta l'album nella sua interezza. La versione in vinile dell'album contiene un servizio fotografico scattato nel Comasco in cui i quattro componenti della band vestivano in abiti di stampo medievale, costumi del teatro La Scala di Milano.

Stefano D'Orazio, eclettico batterista, disse: "Parsifal è leggenda ma anche storia, letteratura. E'vita. Quella che combattiamo tutti i giorni. I trovatori cantavano le loro ballate in contrade polverose, noi cantiamo le nostre canzoni attraverso un L.P. Cosa cambia nella sostanza?".
Oggi potremmo rispondere che la differenza rilevante è nella qualità. La leggenda narra che Roby Facchinetti restò in piedi con gli occhi sgranati, quando per la prima volta ascoltò la suite di Parsifal eseguita dall'orchestra sinfonica della RAI. E' un pezzo fortemente lirico, espressivo, spesso. La nitidezza immacolata dei versi evoca personaggi wagneriani ed ambientazioni disneyane. C'è la leggerezza dell'ideale cavalleresco nella chitarra di Dody Battaglia come negli archi diretti da Leonardo Monaldi. C'è tutta la tradizione epica medievale nei versi di Valerio Negrini. Nella perfezione delle immagini che essi evocano.

"Parsifal" è l'eroe che ha regalato le sue armi al sole ed alla rugiada, ma che con una raffinata suite di sei minuti, incisiva e conturbante, turba chi ascolta con le tinte velate del testo e la violenza barbara e spietata dei suoni. E' un prodigio di equilibri, di strano avvicendarsi di effetti lirici e sonori.
E benché il viaggio di Parsifal si fermi dentro l'erba alta, al fiume, le sue gesta saranno ricordate nei secoli dei secoli.

Perché c'è una canzone dei Pooh per tutto.

Carico i commenti... con calma