Dall'Ungheria arriva una proposta musicale alquanto bizzarra (a cominciare dal nome... pittoresco) ma sicuramente degna di attenzione.

I Pregnant Whale Pain sono un gruppo musicale di Budapest che rilascia nel 2015 l'omonimo album di debutto; un lavoro che desta molta curiosità nella scena metal alternativa e che porta questi giovanissimi musicisti a girare per i palchi del proprio Paese, capitanati dall’allora diciottenne cantante e principale compositore della band, Krisz Horváth.

La band si caratterizza per un sound cangiante e poliedrico, ma certamente radicato in un grande amore per le sonorità del rock/metal alternativo degli anni ’90; un'impressione confermata dalle dichiarazioni dello stesso Krisz che, per l’appunto, cita tra i dischi che porterebbe su un’isola deserta lavori come “California” dei Mr Bungle e “Above” dei Mad Season.

La scrittura dei pezzi viene quindi influenzata da queste coordinate stilistiche: in un po’ tutto il disco (a cominciare da “Mythical Creature”) ritroviamo cupe armonie vocali che rimandano chiaramente agli Alice in Chains; il brano “Whitdrawal, Surgery & Recovery” dà vita invece ad un allucinato collage di strani sintetizzatori, crudi riff di chitarra, schiocchi di lingua e versi belluini, tanto cari ai già citati Mr Bungle, mentre “Days of Hard Work & Pleasure”, con il suo swing sghembo, strizza l’occhiolino ai Faith No More di “Angel Dust”; fanno poi capolino i Nirvana con le chitarre distorte ed il cantato rauco di “Confessions & Birthday Party”, i Deftones in “Relapse”, i Soundgarden in “Paperplanes”… insomma, ad un ascolto attento ed esperto è possibile notare i tanti, piccoli rimandi con cui i nostri dolenti balenotteri partorienti omaggiano la musica della decade novantiana.

Tuttavia le influenze della band non si limitano a quella che diventerebbe altrimenti una mera emulazione post-grunge delle stelle di Seattle & dintorni: i ragazzi provano quindi ad incorporare nel loro songwriting elementi di musica tradizionale del proprio paese, crocevia nel corso della storia di numerose culture sia occidentali che orientali, e strumenti non proprio convenzionali per i generi più "duri", come trombe e percussioni ("Falling Down"); inoltre, le ombre di Dillinger Escape Plan, Between the Buried and Me e Meshuggah plasmano il sound della band verso territori più aggressivi e moderni tra parentesi djent, dissonanti chitarre e gli intensi vocalizzi in scream del già citato Krisz.

Grande rivelazione e motore trainante del progetto sono proprio le capacità vocali del piccolo urlatore ungherese: Krisz si cimenta infatti in molteplici stili canori con gli acuti alla Cornell, l’elasticità vocale dell'istrionico Patton e l’interpretazione sofferta tipica del duo Staley/Cantrell, sfoggiando le proprie influenze in maniera forse acerba, ma con fierezza e palese ammirazione per questa scena musicale che tanto ha offerto al rock e alla musica alternativa in generale.

Lo sbarbato gruppo ungherese si presenta, in fin dei conti, con un esordio abbastanza derivativo a livello di suoni e composizioni, ma ricco di giovanile entusiasmo e sfaccettature nel traslare le sonorità novantiane in un contesto più moderno e sonicamente estremo. Sarà con l’uscita dell’EP “Blank” del 2017 che i Pregnant Whale Pain cominceranno invece a indirizzarsi verso un percorso di crescita personale orientato ad una maggior sperimentazione, prima della pubblicazione (ormai prossima) di un vero e proprio secondo album.

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