Si può recensire un album come questo della PFM senza necessariamente doverlo contestualizzare? in effetti è molto difficile non cedere alla tentazione di rievocare i fasti di un passato cosi glorioso a dieci anni esatti dalla pubblicazione di "Storia di un Minuto",ma ci proverò.

Siamo nel 1980,trascurabile il fatto che fu proprio questo il mio primo acquisto a 33 giri,le cose musicalmente e non solo iniziano a cambiare ma l'uscita di un nuovo disco rappresenta pur sempre un appuntamento non privo di aspettative tra i fans storici della Premiata.

E cosi mentre da oltremanica giungono i convincenti lavori di Police e Dire Straits, il nostro gruppo più rappresentativo,reduce dalla positiva collaborazione con Fabrizio De Andrè,si lancia in una nuova avventura al grido di "Si Può Fare", proponendo un album che suona giovane e fresco come non mai.

I temi si fanno via via più leggeri, dalla musica improvvisata in cantina,alla voglia di volare,dai racconti metropolitani con un pensiero all'amico scomparso Demetrio Stratos,ai ricordi sbiaditi dell'esperienza Americana,passando per le pagine ingiallite di "Topolino".

Ma i settanta sono ancora dietro l'angolo e l'ultimo contributo di Flavio Premoli alla band regala ancora emozioni e struggenti atmosfere in Bianco e Nero.

Cosa è successo dopo lo sappiamo,possiamo dunque considerare questo lavoro come il loro ultimo grande album o è meglio fermarsi all'ottimo Passpartù?

Direi la seconda ma è opinione personale,perchè la qualità e l'ascolto restano comunque piacevoli e divertenti,e ci troviamo pur sempre di fronte a otto belle canzoni,otto racconti di musica e parole per esprimersi comunicare soffrire godere e.... suonare

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