Nel 1983 Prince era già un artista affermato: album come Dirty mind (1980), Controversy (1981) e 1999 (1982) avevano già avuto un buon successo commerciale e soprattutto avevano dimostrato le sue incredibili qualità musicali, posizionandolo nel genere soul-funky che ne facevano l’erede naturale di James Brown.

Prince era tuttavia di più di quello che i grandi dischi come quelli citati e quelli che vennero dopo (il 1984 fu l’anno di Purple rain) potevano rappresentare: era un musicista completo e suonava in modo eccezionale.

Questa è una registrazione domestica, un bootleg, dal suono non perfetto, ma va più che bene così.

Quando ascolto Cold coffe & cocaine per esempio, brano totalmente inedito (il sottoscritto, che pure possiede tanti inediti/bootleg del folletto, questo pezzo non lo aveva mai sentito !) letteralmente sobbalzo: sentire come Prince riesca a legare una voce incredibile, tra acuti, falsetti e toni baritoni alle note rapide del piano, perfettamente intersecate con le acrobazie vocali, fa veramente bene al cuore ed alle orecchie. Il pezzo è uno splendido R&B veloce, deciso con fughe pianistiche dal sapore Jazz: praticamente in cinque minuti, tanto dura, il meglio della musica.

Why the butterflies è un altro inedito (anche questo non lo avevo mai sentito) di qualità eccelsa: Prince suona il piano e tiene il tempo con il colpo del piede sul pavimento, confezionando un pezzo di forte ispirazione jazz-blues. Voce sofferta, tra acuti e bassi interrotti da note pianistiche molto ipnotiche che danno al pezzo un vago sapore psichedelico. Penso che se Prince si fosse cimentato in questo pezzo alla chitarra, ne sarebbe venuto fuori qualche genialata alla Syd Barret, che, non so come, sento riecheggiare tra queste note.

Wednesday è l’altro inedito, meno compiuto, sembra più una introduzione, ma si segnala per la dolcezza del piano e della voce di Prince.

Gli altri pezzi sono rifacimenti o cover.

Segnalo A Case of You di Joni Mitchell: l’originale è un pezzo stupendo, un gioiello folk; qui, in mano a Prince, col pianoforte al posto della chitarra acustica, diventa un gioiello dal sapore quasi gospel e rivela l’ispirazione di Purple rain che deriva proprio da questa linea melodica.

Tra i rifacimenti ascoltiamo la stessa Purple rain in una versione embrionale (uscirà circa un anno dopo): un minuto e venticinque secondi scarsi di vera gioia musicale.

17 days (lato B di When Doves Cry), qui suona veloce, un soul/R&B migliore a parere mio del pop di qualità dell’originale.

Strange relationship verrà pubblicata molti anni dopo (Sign o’ the times , 1987) in forma pop con la chitarra di Prince in evidenza per quanto tenuta genialmente dietro gli altri strumenti. Qui il pezzo suona molto blues e suona bene.

International lover era stata pubblicata nel bellissimo 1999 ed era, a parere mio, il capolavoro di quel disco, con le sue divagazioni Jazz ed a tratti quasi prog. Qui viene presentata come una bellissima ballata pianistica, molto meno ambiziosa dell’originale, ma godibilissima.

Il disco contiene infine Mary Dont’ You Weep, vecchio spiritual tradizionale, in linea, nella esecuzione vocale e pianistica, con l’eccezionalità di questo disco.

Se non conoscete Prince, questo disco non è adatto a conoscerlo.

A quanti invece lo conoscono, lo consiglio vivamente, ad ulteriore dimostrazione della bravura di uno dei migliori musicisti del secolo scorso e certamente, data la cattiva salute della musica ai giorni nostri, del secolo in corso.


  • Hungry
    29 nov 18
    Recensione: Opera:
    Modifica alla recensione: «Modifiche al testo». Vedi la vecchia versione Piano & a microphone 1983 - Prince - Recensione di Hungry Versione 1
  • Hungry
    29 nov 18
    Recensione: Opera:
    Modifica alla recensione: «modifiche al testo ». Vedi la vecchia versione Piano & a microphone 1983 - Prince - Recensione di Hungry Versione 2
  • Alfredo
    29 nov 18
    Recensione: Opera:
    Prince un po' mi piace un po' no. I suoi album più famosi degli '80 hanno una patina plasticosa, dettata dagli anni '80, che tende a stufarmi subito, nonostante il talento smisurato del nostro. Invece alcune sue cose di altri periodi (tipo delle jam session funk-jazz di fine '70 oppure alcuni album dei '90) sono gioiellini che andrebbero riscoperti.
    • Falloppio
      1 dic 18
      Ecco.
      Capivo che c'era qualcosa. L'opacità degli anni 80. Per alcuni artisti è stata la differenza in positivo. Per Prince no, fossero prodotti degli anni 70 sarebbero capolavori.
  • ALFAMA
    29 nov 18
    Recensione: Opera:
    Prince è uno dei pochi nomi di colore ( si può dire ) che ho ascoltato fin non ricordo che disco , forse Parade. Mi piace tantissimo "Around The World in a day " ( giusto ? ") e comunque belle cose. Il tempo e passato , sono cambiato e sinceramente non ho voglia di sentire un suo disco postumo. Forse per non rovinare bei ricordi.
    • Hungry
      2 dic 18
      Se puoi riscopri i suoi lavori,anche quelli più recenti, passati inosservati. In molti casi troverai opere non inferiori a quelle di maggior successo commerciale.
  • RinaldiACHTUNG
    29 nov 18
    Recensione: Opera:
    l'ho ascoltato, ma anche io devo dirmi contrario alle operazioni postume
    • RinaldiACHTUNG
      29 nov 18
      comunque un Prince scarno è senza dubbio un buon Prince. Lo capisci realmente lì quando un artista è valido.
    • Alfredo
      30 nov 18
      Concordo in particolare sull'ultima frase, l'ho sempre pensato anch'io.
    • Hungry
      2 dic 18
      Però al contrario di quanto si è fatto per altre operazioni postume, in questo caso fanno uscire materiale assolutamente non commerciale.
    • RinaldiACHTUNG
      2 dic 18
      E questo lo apprezzo. Ultimamente ho anche ascoltato il best of postumo recensito da pinhead su john strummer. Il mio problema con i postumi è riassumibile in due punti: 2- l'artista avrebbe voluto che queste registrazioni venissero rese pubbliche? 2- I ricavi delle vendite a chi vanno?
    • RinaldiACHTUNG
      2 dic 18
      ahahah ovviamente ho sbagliato e i due punti sono 1 e 2
  • zappp
    30 nov 18
    Recensione: Opera:
    come suol dirsi, o lo ami o lo odi (solitamente), di sicuro Mr. Nelson non lascia indifferenti.
    A me in senso positivo.
  • Mr Funk
    30 nov 18
    Recensione: Opera:
    Prince che scalda voce e mani al pianoforte (ad un certo punto si sente anche un colpo di tosse), questo è Piano & A Microphone. Dal mio punto di vista di fan di lungo corso, collezionista anche di bootleg, questo album è un incredibile documento del talento vocale, strumentale e compositivo di Prince. Certo, è un lavoro per appassionati, non per novizi.
    • Hungry
      2 dic 18
      Grazie. Anche io sono un estimatore profondo di Prince, questo lavoro mi ha stupito. Mi aspettavo che chi specula sul materiale, suppongo tantissimo, che ha lasciato facesse uscire qualcosa di più appetibile al commercio, non questo materiale.
  • Falloppio
    1 dic 18
    Recensione: Opera:
    Boh
  • Almotasim
    2 dic 18
    Recensione: Opera:
    Pero'. Bravo, Hungry. CD per appassionati. Io ho solo I 2 volumi di Hits. Gran rispetto per Prince (amore per Sly & the Family Stone).
    • Hungry
      2 dic 18
      Grazie. E' un cd per appassionati sicuramente, ma non solo di Prince, ma di una "idea" di musica artigianale (fatta in casa come questa registrazione) ormai vetusta.
  • Cialtronius
    31 gen 19
    Recensione: Opera:
    Adoro Prince, artista piuttosto sottovalutato
    • Turbitt
      23 ago 21
      Si adesso forse, ma dovevi vedere negli anni '80 e inizio anni '90. Era una sorta di venerazione (anche oltremisura) per il folletto di Minneapolis. Chiedere a quelli della redazione di Rockstar x esempio. Il tempo cambia veramente le cose. Io stesso guardo con stupore uno che nel 1985 o 1987 era considerato una stella luminosa nel firmamento rock e adesso invece pochi giovani conoscono. E lo dico per esperienza personale. Ti guardano interdetti e gli devi spiegare tu chi è Prince. Effetti collaterali da overdose di Trap creo. Boh....

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

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