I Prong sono certamente una delle band più innovative ed influenti del panorama musicale metal e non solo americano.
Il gruppo si forma nella metà degli anni 80, in pieno marasma thrash californiano, a New York, stessa città di provenienza di una delle band di maggiore successo del genere di quegli anni nonché l'unica a non provenire dalla Bay Area di San Francisco che riuscì a contrastare efficacemente lo strapotere dei vari Metallica, Megadeth, Exodus, Testament e via dicendo, ossia gli Anthrax.
Anche se in comune con la band di Joey Belladonna c'è il primordiale intento di crossoverizzare lo speed metal con certe ritmiche hardcore, i Prong si diffenziarono dagli antraci e dalla maggior parte dei gruppi che andavano all'epoca per la maggiore per certe visioni velatamente industriali e futuristiche che finirono per influenzare enormemente gente come Fear Factory, Korn, Helmet, Deftones ed, in generale, buona parte della scena alternativa statunitense degli anni 90.
"Beg To Differ", è senza dubbio un'opera raffinata ed un lavoro di gran classe.
L'album suona a metà tra il rifferama sabbathiano e le acide battiture care ai Killing Joke degli esordi, ed è caratterizzato da una produzione cristallina che lo rende molto meno metal rispetto ad altri dischi e più, in un certo senso, psichedelico ed, in alcuni punti, wave.
Lo scopo del suono pulito dei brani è proprio quello di estraneare l'orecchio dell'ascoltatore indirizzandolo verso le sonorità più sperimentali (emblematica, in questo senso, è "Prime Cut", un ossessivo ed oscuro psicodramma industrial rock, quasi dark, che riesce a creare con il suo inquietante ritornello ("The cut is very thought, gristles good enough, they all need a bite...") un senso di frustrazione e malessere che ti colpisce dritto allo stomaco).
Come detto, la componente metallica (almeno quella "speed") è notevolmente affievolita e fa capolino in "Take it in Hand", dall'apocalittico intro che rimanda alla memoria quello di "Requiem" dei Killing Joke, per poi svilupparsi in un groviglio di riffs lanciati a velocità siderale da Tommy Victor, e nella psico-industrial-thrash strumentale di "Intermenstrual, D.S.B.".
Per il resto, questo "Beg To Differ" si compone di brani strutturati intorno alla classica componente ritmica formata dalle pulite partiture chitarristiche di Victor, accompagnate dall'afono e quasi accennato cantato dello stesso che rende l'album, a mio avviso, ancora più sperimentale di quello che gli stessi si prefiggevano, e dalla superba prova di Kirkland al basso e, soprattutto, di Ted Parsons alla batteria, quest'ultimo davvero un grandissimo drummer.
Gli episodi migliori si riscontrano nella già citata "Prime Cut", nella alternanza psichedelic hard-rock di "Lost and Found", nel maligno incedere senza speranze di "Your Fear" ("Surrender your fear, Crawl into the flame..."), nell'heavy industriale di "Steady Decline".
Menzione particolare merita l'ultima traccia dell'opera, registrata dal vivo, "Third From The Sun", cover dei Chrome, stupenda canzone in cui si sommano le influenze tutte di "Beg To Differ", ossia il timbro ritmico oscuro dei Sabbath unito a sonorità decadenti wave-industriali e condito con un tocco di psichedelia.
In conclusione c'è poco da dire, se non di consigliarvi di ascoltare quello che è, forse, l'album migliore della discografia di un gruppo davvero di gran talento e che, fortuanatamente, si sta recentemente rivalutando.
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