Nuovo album per i Prowlers, indubbiamente uno dei nomi più originali e validi fra quelli emersi nella nuova ondata della scena italiana new prog anni ‘90. I Prowlers – autori di un piccolo classico come Sweet Metamorfosi pubblicato dalla Mellow Records nel 1997 - di fatto erano tornati con l’ottimo album del 2011 Sogni in una goccia di cristallo dopo un’assenza di dieci anni. Ora è la volta di questo Mondi nuovi che prosegue con coerenza il loro percorso artistico.
Lo stile del gruppo ingloba diverse influenze. Si sente la grande lezione del prog italiano che viene però rielaborata non in maniera calligrafica ma con una sensibilità moderna. Altri nomi che vengono in mente sono i Pink Floyd e i Renaissance per gli impasti strumentali ma la musica dei Prowlers brilla per la propria peculiarità sfuggendo a facili etichette.
La line-up è formata da Alfio Costa alle tastiere, Roberto “Bobo” Aiolfi al basso, Stefano Piazzi alle chitarre, Giovanni “Giana” Vezzoli alla batteria e dallla bravissima Laura Mombrini alla voce il cui timbro particolare caratterizza in maniera unica lo stile dei Prowlers donandogli sfumature oniriche. La forza del gruppo bergamasco è sempre stata quella di creare melodie convincenti e sognanti unendo il prog di matrice sinfonica alla psichedelia riuscendo sempre ad essere misurati e ad avere buon gusto. Un sound unico e fuori dal tempo che viene confermato anche in questo Mondi Nuovi che si presenta con una raffinata copertina a cura di Davide Guidoni.
Lo stile in realtà si è ammorbidito perdendo i momenti più hard rock e oscuri ma resta in ogni caso riconoscibile e originale. L’iniziale title-track è esemplificativa in questo senso del mood romantico e delicato dell’album. La successiva "Viva ancora" ha una melodia indimenticabile sostenuta dalle sonorità prog delle tastiere del grande Alfio Costa e dalla voce di Laura Mombrini. “Guardando dentro te” ha un cupo inizio space-rock poi diventa una traccia folk-prog caratterizzata dagli archi – suonati dalla Suite Orchestra di Chiari – e dalle chitarre acustiche. “La Danza di Madre Natura” è un’altra grande canzone caratterizzata da paesaggi bucolici e pastorali che si avvale di una progressione strumentale epica. Mi ha ricordato qualcosa degli Hostsonaten di Fabio Zuffanti. “Melaquadro” è una tenue ballad cantautorale per chitarra acustica e voce. Belle anche "Giovane Falco" - sinfonica e con un bel testo che evoca gli Indiani D’America – e “Ultima Notte” in cui si sente chiaramente l’influenza del prog italiano dei vari Banco, Trip e Un Biglietto per l’Inferno così come nel breve strumentale “Capriccio in A”. “Disordinaria” è invece una lunga traccia in cui i vari strumenti – il basso, le onnipresenti tastiere, la chitarra e gli archi – dialogano fra di loro con un’atmosfera quasi cinematografica da brividi e dove la voce è sempre protagonista. Chiude la quieta, onirica e floydiana “Soldato Stanco”.
Si tratta nel complesso di un ottimo album che mi sento di consigliare caldamente agli amanti del prog ma non solo. Non fatevi sfuggire l’occasione di conoscere i Prowlers.
Elenco e tracce
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