Vi darò una ricetta per sentirvi più liberi, almeno per 10 minuti scarsi.
Il mio modo DeBaseriano di scrivere recensioni è più impostato sulle emozioni che su considerazioni tecniche. Primo perché cedo volentieri ai tecnici la facoltà di scrivere su riviste specializzate, lasciando a DeBaser la sua forza che è quella di poter far scrivere a tutti di tutto. Secondo perché personalmente vado più a sentimento, non mi ritengo un esperto anche se ho suonato a livello amatoriale chitarra, basso e batteria e ascolto tanta e tanta musica, soprattutto il caro vecchio Prog.
Ma di cosa vogliamo parlare qui? Di un disco, o meglio di un gruppo, perché questo gruppo ha fatto un solo disco, ma che disco!
Siamo nel 1970 e il progressive imperversa con la sua musica 'romantica', quando molte formazioni rinunciano alla chitarra di ruolo e dove ognuno ricerca strade nuove impastando rock, sinfonica, jazz, blues con vari combinazioni e dosaggi. Alcuni ci riescono meglio altri meno.
I Quatermass riescono a proporre una musica originale adornata di ottimi arrangiamenti. Purtroppo le vicende terrene umane attorno alla Musica fanno sì che il gruppo si sciolga dopo il primo album, ognuno per la sua strada.
John Gustafson al basso e voce, Pete Robinson alle tastiere e Mick Underwood alla batteria lasciano alla Storia 11 - solo 11 - brani dei quali i primi 5 davvero ottimi.
L'inizio è interessante, Entropy una soave quanto breve composizione d'organo introduce Black Sheep of the Family che, come spesso accade alle pecore nere, si distingue positivamente tra le altre.
Segue Post War Saturday Echo miglior pezzo dell'album, un rock-blues tiratissimo, con un tempo ritardato non facile da eseguire alla batteria, con un uso sapiente del basso, con una voce trascinante. Trascinante soprattutto nel ritornello dove ti viene naturale cantare a squarciagola con loro che tu sia in macchina oppure in poltrona, battendo il tempo su piatto immaginario in alto a destra e su un rullante fantasma all'altezza dell'ombellico, col piede destro sulla grancassa che giureresti è lì davanti a te.
La particolarità del cantato in questo brano sta anche nella doppia incisione di John sfalsata di pochi decimi ed avvertibile distintamente solo all'ascolto con cuffia, ma sicuramente di grande effetto anche con i diffusori normali. Parole facili (il testo è riportato nel cd) e ritmo spasmodico ti spingono a dare il meglio del tuo inglese. Una ciliegina poi è rappresentata dall'intermezzo di piano di sapore jazz, elegantemente ideato e magicamente amalgamato a tutto il resto che è blueseggiante.
Il quinto brano Up On the Ground pone in risalto una buona sezione ritmica e un Hammond che ai quarantenni/cinquantenni mette i brividi addosso. Gemini è molto grazioso perché su un vivace rock si alternano salti di ritmo, come da testo che tra l'altro recita "Sometimes I'm up, sometimes I'm down ...". Dalla sesta traccia in poi si ascoltano cose interessanti ma un po' meno godibili, alcune richiamanti lo stile ELP fino all'ultima - l'undicesima - che chiude l'album in modo più che decente con una buona, originale composizione.
La copertina è anch'essa originale e resta impressa: rettili volanti in un mondo moderno.
Nota: non ho considerato intenzionalmente il disco fatto 20 anni dopo che non c'entra proprio niente con i Quatermass che hanno scritto una pagina di storia del Prog.
Ed ecco quindi la ricetta, che il lettore merita dopo averla bramata per tutta la lettura di queste righe:
ingredienti
- 3 hg di basso
- 2 hg di tastiere
- 1/2 Kg di batteria
- uno stereo di qualità accettabile
- qualcosa che hai dentro da gridare al mondo in inglese (non importa sapere l'inglese)
mescolare le prime tre cose fino ad ottenere Post War Saturday Echo
porre Post War Saturday Echo sul piatto del lettore e farlo girare a velocità costante
gridare al mondo quello che hai dentro con tutta la voce che hai
fallo per 9'42" a fuoco vivo e avrai raggiunto lo scopo e ti sentirai più libero dentro.
Provare per credere.
"The more you have, the more you want
A spiral without end"
Elenco tracce e samples
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Altre recensioni
Di Alex12
È un'opera concepita benissimo, cattiva ma riflessiva...
Il mio consiglio è ascoltatelo e sarete piacevolmente compiaciuti del vostro acquisto...
Di ghigno92
La copertina può diventare un'opera d'arte o addirittura decretare il successo di un album.
E' lodevole come i semi di un genere siano stati piantati in album come questo, che hanno purtroppo mal superato la prova del tempo.