Capita a volte che la buona musica venga scoperta totalmente a caso, secondo un processo chiamato serendipità, ovvero 'il ritorvamento totalmente casuale di cose di molto valore'. Almeno una volta sarà capitato a tutti voi musicofili una cosa del genere: ovviamente anche al sottoscritto che ha scoperto per caso questo album datato 1970, opera unica dei Quatermass, trio inglese di breve durata composto da John Gustafson (basso, voce), Peter Robinson (tastiere) e Mick Underwood (batteria).

Menzione speciale va fatta per la copertina, elemento purtroppo messo spesso in secondo piano, ma che può diventare un'opera d'arte o addirittura decretare il successo di un album: due grattacielo paralleli visti dal basso, attorniati da ptedorattili volanti, metafora della musica contenuta nell'album: antica ma allo stesso tempo proiettata nel moderno. L'ellepi è aperto e chiuso dalla breve strumentale "Entropy", che ci introduce nelle atmosfere del primo pezzo che probabilmente alcuni di voi conoscono: "Black Sheep Of The Family" fu infatti coverizzato dai Rainbow per volere di Ritchie Blackmore, il pezzo, introdotto da strani accordi di tastiere, è buono ma non eccelso.

La terza traccia è una delle migliori del lotto senza alcun dubbio: "Post War, Saturday Echo" è minimalista, desolata e malinconica e ben si addice alla copertina; prettamente strumentale come le altre canzoni, è bello perdersi nei virtuosismi della tastiera. "Good Lord Knows", "Up On The Ground", e "Gemini" seguono la scia, suonando un bel progressive rock, che all'epoca era ancora ai primordi, in fase sperimentale e non era un genere a se stante ma mischiato con altro: basti pensare che dopo la bellissima "Make Up Your Mind" (che ha la stessa struttura del terzo pezzo, ma la parte strumentale secondo me è ancora migliore), ci sono i dieci minuti e mezzo della strumentale "Laughin' Tackle" in cui possiamo trovare una piccola orchestra a supportare il trio e addirittura a metà traccia un inaspettato assolo di batteria! Come detto prima, termina l'album una reprise di "Entropy".

E' lodevole come i semi di un genere siano stati piantati in album come questo, che hanno purtroppo mal superato la prova del tempo, ma trovarli per caso e riscoprirli è sempre una bella emozione.

Da provare...

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