I Queen sono stati il mio primo amore musicale, poi si cresce, si ascolta altro i gusti cambiano, ma il primo gruppo che ti ha fatto scoprire il significato, per me allora sconosciuto da piccolo, della parola musica non si dimentica mai.

C'è chi lo considera il migliore dei Queen in assoluto, chi un buon album e a chi, può capitare, non piace. Ma una cosa è certa: questo "Innuendo" è davvero un album completo, vario, multiforme e ben suonato dove emergono tutte le influenze musicali della band. E' difficile catalogare sotto un preciso genere questo disco in quanto si cambia atmosfera di canzone in canzone rendendo il tutto molto interesting.

Purtroppo sarà pure l'ultimo in studio con Freddie Mercury ancora vivo, ma qui tutta la band si supera. Ma andiamo nel dettaglio.

La title-track "Innuendo" pezzo epico del combo, sicuramente uno dei  migliori di sempre in cui emerge la grande creatività della band che nei suoi sei minuti e passa di durata riesce a passare in maniera ottima per rock melodico, guitar hard, ritmi latini e venature classiche. Molto bello il brigde spagnoleggiante  quando entrano in scena le chitarre acustiche che si lanciano in un folle assolo melodico eseguito in chiave flamenca. Tutti questi ingredienti ne fanno la normale prosecuzione dell'immensa "Bohemian rhapsody".

Sulla falsa riga della title-track troviamo "Headlong" dove i ritmi salgono, Taylor e Deacon creano il tappeto ritmico, mentre sullo sfondo la voce potente e energica di Freddie e la chitarra distorta di May danno vita ad un altro stupendo pezzo. Le venature rock continuano ma in chiave più classica con "I can't live with you" componimento che a tratti può ricordare le produzioni anni '80 del combo essendo un pezzo abbastanza orecchiabile.

Tra le varie ballad, è impossibile non citare l'atmosfera quasi decadente di "Don't try so hard" (con un ottimo testo) dove un Mercury quanto mai ispirato imprime tutta la sua forza espressiva nel sorreggere il componimento. Non da meno "I'm going slightly mad" in cui emerge una chitarra solista molto ispirata.

Sulla scia di quest'ultime troviamo una più veloce "These are the days of our lives" e una quanto mai distesa e leggiadra "Ride the wild wind" e una semplice, ma non banale "Delilah" (curioso qui il riff di chitarra che riproduce il miagolio di un gatto in linea con la lyric).

A conferma del valore e dell'ecletticità dell'opera sono "All god's people" zeppa di echi gospel e cori e la più pesante e inedita Iron Maiden-style "The hitman" che strizza l'occhio alla NWOBHM. Qui sono notevoli gli assoli che fanno da collant tra le varie parti del brano.

"Bijou" semi-instrumental degno di nota, development by May's riff and solo prepara il terreno per un tramonto epico e glorioso, ma al tempo stesso doloroso di "The show must go on". Sono gli echi della voce di Freddie che si va via via allontanando a sancire la fine in tutti i sensi.

Tra i testi, emergono un curioso omaggio alla allora micina del frontman di "Delilah", e il testo ironico di una persona che sente di essere diventata pazza in "I'm going slightly mad".

Il gruppo qui si supera e da grande prova della propria personalità e soprattutto dimostra ancora una volta se c'è ne fosse bisogno il talento innato e la grande espressività e interpretazione dell'artista Mercury, una delle voci più belle del rock di tutti i tempi, capace di passare da canzoni liriche-classiche come "Barcelona" a innumerevoli generi musicali. E non c'è bisogno di tanti giri di parole per definire questo album un must-have e pietra miliare del rock.

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