25 novembre 1991: un mito si spenge, una leggenda vive.

Freddie Mercury lascia questo mondo, non senza clamore, con un testamento che già era stato Innuendo ma che sarà, 4 anni dopo, Made In Heaven.

Nei suoi ultimi mesi di vita, in condizioni precarie, Freddie si sforza di incidere nuove tracce vocali da affidare ai suoi compagni, assieme ad altre appartenute a progetti solisti o a vecchie incisioni scartate. Brian, John e Roger raccolgono quel che il loro frontman ha lasciato loro, per confezionare l'ultimo disco del fenomeno Queen; un disco strano, che trovo diverso dal solito. Ma i commenti a dopo, passiamo all'album.

Acquistato il cd, si presenta davanti la statua di Freddie: Made In Heaven lo racconta, lo tramuta in note.

Prima traccia, ecco che comincia It's A Beautiful Day: un leggero gioco di synth, piano e riff di John su cui si adagia la voce di Freddie. Canta che nessuno lo fermerà, perché questo è un bel giorno; già, non c'è più, ma nessuno lo fermerà mai. Questa melodia conferisce a tutto il disco un'atmosfera decisamente nostalgica, quello che poi è lo scopo dell'intera composizione. Alla base c'è emozione, nient'altro.

Made In Heaven, Brian si risveglia e ci da un assaggio dei riff maestosi che da sempre fanno la differenza in qualsiasi composizione Queeniana; fatto in Paradiso, una traccia volutamente e giustamente pretenziosa, i Queen ci sono, stanno suonando.

Ecco uno dei miei brani preferiti, Let Me Live. Una composizione che gioca sul pianoforte e su una chitarra leggermente saturata, è una festa a cui partecipano tutti persino nel canto. Bè, non John, ma si sa, è negato, il povero bassista; però forse forse nei cori la sua vocina la sentiamo... L'assolo di Brian ha un effetto pauroso, ha un'incredibile alternanza di sensazioni, dalla spensieratezza alla riflessione, come un po' tutta la canzone del resto. Molto delicata, precisa, giusta.

Mother Love, in fin dei conti penso sia la traccia che trasmette tutto quel che si può trasmettere. Una delle canzoni che consiglierei di ascoltare a chiunque. Le parole di un uomo ormai verso la fine, rassegnato, quasi distrutto ma che riesce a barcollare ancora, riesce a pensare a quel che fu un tempo, e prega di riavere quelle sensazioni, ancora una volta. Dopo Innuendo era difficile pensare a una tale collaborazione emotiva fra una voce e una chitarra: Freddie trascina le parole in modo sofferente, la chitarra è sorprendente, impazzisco ad ascoltare ogni singola nota soffusa. Assolo da brividi, completamente in clean, c'è nostalgia, pathos, sofferenza, paura, fine. Freddie non ce la fece a cantare anche l'ultima strofa, l'arduo compito è toccato a Brian May, che l'assolve cantando come sa e riuscendo a raccontare quel che era il suo stato d'animo con quattro parole. Il flashback finale è terrificante, non dico altro. Il momento più emozionante.

My Life Has Been Saved ci riporta a galla, quantomeno la melodia ci da un po' di spensieratezza. E' più che altro una boccata d'aria dopo un pianto, ma non è serena come potrebbe sembrare; Freddie ci parla di quel che vede nel mondo d'oggi, con rassegnazione. In realtà, però, la sua vita non è stata salvata.

I Was Born To Love You è l'unica traccia veramente tranquilla, uno spezzone di amore spensierato, nessun tormento.

Heaven For Everyone tenta e riesce a creare un'atmosfera del tutto particolare: relax sconsolato di due tracce fa, il tema più o meno è quello. Il mondo potrebbe essere sereno e non lo è, riesce secondo me meglio dell'altra traccia nel rendere l'idea. Freddie si sta rilassando, sta semplicemente raccontando i suoi pensieri in un pomeriggio vuoto.

Ecco la traccia a cui sono più legato, Too Much Love Will Kill You. Morire d'amore. C'è sofferenza, si scende in tenebre dorate. Una voce fatata, un sound stupefacente, dei giri di una semplicità pazzesca per l'effetto che danno. Nell'assolo Brian vuole parlare, dopo Freddie; la chitarra piange a dirotto, il cuore si è spezzato, la ferita non si può curare. E' impressionante come questo brano possa rendere lucidi gli occhi, vivetelo col cuore, non c'è modo migliore e non trovo altre parole.

You Don't Fool Me come pezzo non mi ha mai esaltato, se escludiamo le noti iniziali che sono altamente evocative e utilizzate in più riprese dei Queen; bell'assolo che non ha niente da spartire con gli altri descritti, a mio modo di vedere (Brian ha classe sempre e comunque, però). E' una specie di Drum n' bass abbastanza trascinante per il ritmo, ma mi trasmette poco, testo compreso.

A Winter's Tale è un brano tipicamente natalizio, si ecco, un altro brano spensierato dopo I Was Born To Love You. Molto sognante, decisamente intenso come incedere, l'apice lo trovo nell'assolo (che ci volete fare, vizio dei chitarristi), poche note dosate.

Il disco si conclude nel sogno più completo. Si riprende il tema di It's A Beutiful Day, la traccia Yeah lo conclude e l'enigmatica traccia finale, la Untitled. Durata di 22 minuti, come gli anni trascorsi dal primo album; si pensa sia una specie di ricostruzione della storia dei Queen, in ogni caso è decisamente evocativa. La vita dei Queen e di Freddie si conclude in una parola, Fab.

Bè, che dire. I Queen mi hanno cresciuto, seppure io sia nato pochi mesi prima della dipartita di uno dei miei più grandi esempi musicali e vitali. Questo disco non può e non deve essere interpretato come album, non hanno senso commenti come "rispetto ai primi 4 dischi fa cagare". Questo non è un disco, questo è un saluto, questo è un "ehi gente, questi siamo noi, siamo i Queen, questo era Freddie, abbiamo due cose da dirvi". Uno degli album più intrisi di emozione, guarda caso assieme ad Innuendo. Un album che si ascolta col cuore e non con le orecchie, così come loro lo hanno prodotto.

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