Se “Innuendo” era stato il canto del cigno, “Made in Heaven”, attesa pubblicazione postuma, rappresenta il testamento di una delle più grandi band della storia della musica leggera.
L’album, senza bisogno di riferimenti biografici, funge da commento sonoro agli ultimi tormentati mesi di vita di Freddie Mercury, sottolineando l’alternarsi emotivo dei suoi ultimi momenti . Le registrazioni sono state effettuate dopo le session di “Innuendo”dai membri superstiti dei Queen, che hanno rielaborato alcune tracce musicali a seguito della morte del loro istrionico cantante: l’opera nasce dunque come un tributo ad un grande musicista, oltre che eccelso cantante, anche se l’eleganza di tale render merito sarà abbruttita dalla lucrativa reunion di qualche anno dopo .

Il disco si apre con le essenziali e cristalline note di “It’s a beautiful day”, breve composizione al pianoforte in cui Freddie sospira “Il sole splende, e nessuno potrò fermarmi”, che nella sua tenera semplicità, assume una connotazione coraggiosa e commovente, che dà un tocco nostalgico all’intera opera, accostabile ad un denso percorso emotivo, oltre che musicale.
La prima parte del disco è certamente la più valida: il picco dell’album è rappresentato dal brano che ne porta il titolo, un maestoso e camaleontico epic-rock che condensa i migliori momenti della classe tipica dei Queen, con picchi di grande pathos, sottolineati dalle sferzate chitarristiche di Brian May. “Let me live”, il terzo brano, un gospel-rock ispirato a “Take a piece of my heart” di Janis Joplin, si situa tra le migliori composizioni dei Queen dagli anni ’80 in poi, caratterizzati da melodie di facile presa.
L’incubo di una prematura morte si insinua con le note di “Mother love”, uno degli ultimi brani realizzati, a cui tutti i componenti partecipano sia al canto che all’esecuzione, dato che l’oramai sofferente cantante non fece a tempo ad ultimare le incisioni dell’album : l’atmosfera iniziale, fatta di dolci rintocchi percussionistici che richiamano “Days of our lives”, viene squarciata dalla voce di Freddie che invoca “My heart is heavy, and my hope is gone...”, per ritornare ad un’infantile ricerca di sicurezza nelle strofe successive (“Mama please, let me back inside”).
La successiva “Heaven for everyone”sorprende per la delicatezza che conduce l’ascoltatore in un’atmosfera eterea, fatta di emozioni impalpabili e delicate, sottolineate dalla voce evocativa di Freddie, che sembra già in pace con sé stesso. “My life has been saved”, così come “I was born to love you” costituiscono invece dei riempitivi, utilizzati per dare maggior spessore all’album, che contiene spunti o brani tra l’altro già utilizzati nelle pubblicazioni soliste di Mercury, il quale aveva certamente in serbo altre idee a noi purtroppo non accessibili.
La conclusione è affidata ad una pacifica “A winter’s tale”, brano soffuso ed inaspettato che riprende atmosfere swing anni ’50 già note in un brano come “My melancholy blues”; la chiusura ci riporta alle note di “It’s a beautiful day”, resa interminabile dall’aggiunta, nel finale, di archi e tastiere, che rendono l’idea di un sofferto allontanamento.

Dunque a questo album può essere perdonato il fatto di contenere spunti non nuovi alle orecchie dei fan, poiché sin dal primo ascolto si percepisce la straziante necessità comunicativa di uno dei più grandi musicisti del secolo.

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