Dopo mesi di lettura (di recensioni, ma anche di commenti) e mai neanche un commento, ecco che finalmente ho deciso di iscrivermi a questo bel sito.

Il mio esordio lo voglio fare "recensendo" (tra virgolette, perchè non sono un critico musicale, solo un semplice amante della musica... ma nel momento in cui un sito come questo ti offre la possibilità di atteggiarti a recensore, che fai, non ne approfitti di sentirti però un pò come uno di Rolling Stones???) il disco d'esordio del mio gruppo preferito.

Si lo so, leggendo spesso DeBaser ho visto che qui i fan dei Queen sono spesso considerati come esseri umani privi di obiettività, accecati dal loro fanatismo, convinti fino all'inverosimile delle fattezze divine dei loro beniamini; e che i Queen stessi sono considerati un gruppo soppravvalutato, scarso e poco emozionante. Come dice un proverbio inflazionato, ma alla fine vero: "Il mondo è bello, perchè è vario!"... Personalmente, come si può immaginare, non la penso come quelli di cui spesso ho letto i commenti, ma penso sia giusto provare emozioni diverse e sentirsi diversi nell'amare qualcosa di preciso, piuttosto che qualcos'altro. Non so quante e quali recensioni scriverò su questo sito, ma quando e se lo farò cercherò di essere il più obiettivo possibile, almeno secondo il mio criterio d'obiettività, che sia con i Queen e con tutti gli altri artisti che mi fanno provare emozioni.

Ma ora basta con questi filosofismi che probabilmente la maggior di parte di voi avrà saggiamente evitato, passiamo alla descrizione di quello che io considero un da molti sottovalutato (giustamente!) esordio discografico: "QUEEN"!... (spesso conosciuto da "molti" come QUEEN I)
Quando uscì, nel lontano ma rimpianto 1973 (oh, anni '70, miei amati!) fu considerato "una poco interessante copia dei Led Zeppelin". Critica assolutamente giusta per il tempo, quando i Led (che erano usciti da pochi mesi con il loro "Houses Of The Holy", non eccelso, ma di successo) erano ancora pieni di quella carica e di quell'hard rock che impressionava folle oceaniche ed erano fra i più gruppi più osannati. Se pensiamo, poi, che il '73 è anche l'anno di "The Dark Side Of The Moon" ci viene da pensare che le quattro regine del Rock abbiano scelto l'anno sbagliato per pubblicare il loro primo disco. Nonostante la giusta dose di indifferenza che fu loro tributata, a distanza di anni, con un tantino di mente più lucida e meno allucinata dalle luci del sacro prisma floydiano, "Queen" appare un buon lavoro d'esordio, sicuramente influenzato dai Led Zeppelin (per stessa ammissione del gruppo!) ma che già presenta le componenti che renderanno i Queen, successivamente, noti, per quanto riguarda almeno il quadro seventy della loro carriera.

"Queen" è un album giovane e un pò immaturo, come d'altronde lo sono Freddie, Roger, Brian e John, che però non manca di rock e non annoia. La chitarra non è lineare, cammina, corre, si ferma, riflette, graffia e accarezza (raramente in questo disco, ma lo fa!). Un John Deacon qui quasi impercettibile, come spesso sarà, ma, come sempre, insostituibile. I testi, non i migliori della band, risentono sicuramente, soprattutto in alcuni pezzi, dell'influenza fiabesca di autori come Tolkien e di liriche miste, ancora, fra il Syd Barrett dei pimi Floyd e qualche pezzo anche dei già citati Zeppelin. Niente di nuovo, sembrerebbe. Ma il tocco Queen, qui leggero come una piuma ma presente, fatto di sovraincisioni, cori (soprattutto quelli in falsetto di Roger) e un tocco di originalità, secondo me unica nel genre.

Il riff d'inizio, quello di "Keep Yourself Alive", presenta un Brian May già valido e un Roger Taylor nell'inizio della sua carica di batterista non eccleso, ma neanche da buttare, capace di creare un drummin' inconfondibile ed essenziale per il sound Queen. La canzone parla, se vogliamo, del cammino della vita e delle difficoltà che si incontrano, e si ripete in un invito a sopravvivere, perchè ogni giorno potrebbe essere un passo incontro alla propria tomba (ALLEGRIA!!! direbbe Mike Bongiorno!). Dopo un inizio rock, l'aria già si calma con "Doin'All Right" un canto di errori fatti e speranza, che si mantiene sereno sulle note del piano di Freddie, per poi esplodere nel mezzo in un intermezzo chitarristico e allegro, e per poi terminare di nuovo nella calma, come un ciclo che si chiude. Ma non si naviga molto nelle acque serene dello stare quieti, perchè il Re Ratto è in arrivo: "Great King Rat" è lancinante, graffiante, come un grande artiglio racchiuso in pochi minuti di canzone: la storia di uno squallido ratto, ormai morto di sifilide a quarant'anni (qualcuno qui ci ha visto un non so che di profetico...), bestemmiatore, puttaniere e bastardo. Tutto il suo carattere infimo è un rincorrersi e combattersi di batteria e chitarra, una battaglia di sangue e odio, la voce di Mercury adattata alla storia di questo essere ignobile e il basso di John a sottolineare la sua natura infame. Sull'onda di queste forti emozioni, la successiva "My Fairy King" comincia quasi sembrando un proseguimento musicale della storia del ratto, ma poi il piano schiaffeggiato amorevolmente da Freddie comincia la sua corsa verso questa favola rock, di re fatati ed esseri alati, che ha un qualcosa di Rapsodistico (poco, quasi niente, ma un embrione!), che questa volta è un danzare di piano e chitarra, un odiarsi, e poi riprendersi e poi odiarsi e lasciarsi di nuovo. Come in un bugia, illusoria, come quella della successiva "Liar", tutta improntata sulla freschezza del giovane Brian, e dove ruolo importante hanno i cori, ben presto tra i vari marchi di fabbrica del gruppo e cavallo di battaglia delle esibizioni live.

Da "Keep Yourself Alive" a "Liar", per me, si snoda la parte migliore del disco: un susseguirsi di emozioni, una imposizione di non riprendere fiato, di restare con la pelle aperta, perchè il rock non è ancora finito. Dopo questo sconvolgente inizio di cd, inizia la discesa verso la fine del cd, la parte un pò discendente, che forse meno regge il confronto con le le prime cinque tracce, senza però scadere nella mancanza di qualità, qui, ripeto, non al massimo (stiamo parlando pur sempre di un disco d'esordio!!) , ma già interessante e godibile. "The Night Comes Down", dopo il tripudio di sensazioni iniziale, offre un pò di respiro, un attimo di riposo, ma giusto un attimo perchè poi la breve, ma intensa "Modern Times Rock'n'Roll", valvola di sfogo ed espressività per il grande Roger, per poi introdurre "Son And Daughter" che non lascia più di tanto il segno; mentre la successiva "Jesus", carente nel testo, è scandita da una bella chitarra, ancora graffiante, ma non ripetitiva. E dopo tutto ciò, la strumentale "Seven Seas Of Rhye" (che successivamente sarà il primo successo dei quattro), a terminare allegramente questo primo disco dei Queen, che non fu per loro un'immediata fortuna, ma che li presentò al mondo per la prima volta, in attesa del successo, che li caratterizzerà per tutta la loro carriera (a mio parere, meritatissimo!).

Lo so, lo so: questa recensione è lunghissima e probabilmente noiosa. Ma perdonatemi, è la mia prima, e forse piano piano imparerò ad essere più essenziale. Ma sapete com'è, quando poi mi metto a parlare (o scrivere) del mio gruppo preferito... E chi mi ferma più???...

Carico i commenti... con calma