(Rekords Rekords)

Da circa tre mesi il susseguirsi delle notizie al riguardo del nuovo lavoro delle Regine Dell'Età Della Pietra, ha alimenato un'attesa tumultuosa per un pubblico ansioso di potersi nutrire delle nuove produzioni, di quella che per gli appassionati rappresenta la Stoner Band per eccellenza dell'era post-Kyuss.
La brigata di Palm Desert capitanata da un sempre ispirato Joshua Homme, radunatasi nel deserto con una formazione ulteriormente rinvigorita dagli innesti di Alan Johannes, polistrumentista degli A Perfect Circle e del tastierista dei The Raconteurs, completata dai soliti Troy Van Leeuwen e Joey Castillo alla batteria, dà quindi alle stampe questa fatica intitolata "Era Vulgaris".

Riguardo al titolo dell'ultimo lavoro Josh Homme, frontman della band, pare abbia dichiarato di essersi ispirato ad una definizione riguardante il medioevo, apparsagli calzante per il mondo odierno fatto di brutalità, speranza disattese, ingiustizie.....ma mi preme discettare della qualità del prodotto il quale per un sentore personale non mancherà di suscitare polemiche, in particolare tra i fan della prima ora.

La sessione di ascolto si apre con la perfetta "Turnin' On The Screw" limpido esempio della sintesi ricercata da Josh sin dal precedente Lullabies To Paralyze, tra le armonie vocali e la barriera sonora tipica del Robot Rock, arricchita dalla atmosfera psichedelica che riecheggia in tutto il lavoro, segue quella "Sick, Sick, Sick" cui partecipa alle chitarre ed ai Backing vocals il cantante oltre che chitarrista degli Strokes, Julian Casablancas che con dei riff efficaci arrichisce un brano ispirato in cui si avverte una latente deriva garage, innegabile anche in "Misfit Love" ed "I'm Designer" in cui la batteria scandisce ritmi fugaci più assimilabili al progetto collaterale di Josh, gli Eagles Of Death Metal.

Non mancano episodi smaccatamente stoner, dai cui stilemi il combo pesca a piene mani, quali "3's And 7's",  indubbiamente un brano ruffiano in cui la batteria Ludwig di Castillo e gli amplificatori sparati sino alla ionosfera, regalano sussulti, "Run, Pig Run" ed "Era Vulgaris" alla quale collabora anche Trent Reznor, anima dei Nine Inch Nails, le quali ricordano episodi storici della discografia dei Queens Of The Stone Age (su tutte riaffiorano alla memoria "Burn The Witch", "Someone's In The Wolf" "Monster In Parasol").
Menzione particolare per "I Wanna Make It Wit Chu" tratta dall'ultimo "tomo" delle Desert Sessions cui partecia Pj Harvey, con un arrangiamento simile al precedente sebbene dal sapore meno lo-fi. Ulteriori mid-tempo, cui siamo abituati sin dall'ultimo album, completano la scaletta ("Running Joke" e la particolare "Suture Up Your Future").

In conclusione un ascolto attento di questo "Era Vulgaris" mostra per ora luci ed ombre, ma queste ultime sono di gran lunga trascurabili nel caso abbiate amato particolarmente "Lullabies To Paralyze". Resta solo il rammarico per la assenza di Mark Lanegan presente in un solo brano ai cori e oberato dalle registrazioni del prossimo LP da solista e dai Tour.

Ora non rimane altro che partire per Milano alla volta dell'Alcatraz, per la loro unica data italiana...potrete raggiungermi lì......

Carico i commenti... con calma