Hanno rotto i coglioni parecchio tempo: i Queens of the Stone Age sono orfani di Nick Olivieri, chissà se Josh Homme ce la farà a fare album belli come prima, si scioglieranno, non si scioglieranno, ci suonerà Flea (?!) nel prossimo disco... insomma, la solita babilonia di voci e pettegolezzi. Che però scompaiono di colpo una volta iniziato l'ascolto di questa nuova opera dei QOSTA.
L'opener "This Lullaby" è una vera e propria ninna nanna acustica cantata dal sempre grande Mark Lanegan sul morbido (e semplice) ricamo chitarristico di Josh, un modo strano ma originale di aprire un album rock. Già dalla seconda traccia si entra in territori più stoner e nurock (vedi la bella "Everyone Knows That You're Insane") e si arriva a quelli che sono i due capolavori dell'album, "Tangled Up In Plaid", col suo riff che rimanda al periodo "No One Knows", e "Burn The Witch" (ft. Billy Gibson), due minisuite che sembrano una versione aggiornata e corretta dei Pink Floyd. Ed è qui che nasce lo stupore: in questo album i QOSTA giocano a fare gli psichedelici, prendono il lato visuale e rock di Waters e Gilmour e lo fanno proprio, giocandoci a piacimento. Certo, le canzoni più rock non mancano (i primi due singoli "In my head" col suo ritornello ad effetto e il bel riff di "Little Sister"), ma il resto dell'album riempie dentro col suo suono caldo e vintage e le lunghe divagazioni musicali.
Che dire? E' sempre un piacere ascoltare un cd dei QOSTA, con o senza Olivieri.
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