Mark Ronson. E' bastato questo nome a far balzare sulla poltrona i numerosi fans dei Queens Of The Stone Age.

Produttore di indubbia qualità, ma che finora ha messo le mani in pasta prevalentemente in opere dalla forte impronta pop (Sean Paul, Amy Winehouse, Bruno Mars); e le dichiarazioni del leader Josh Homme ("mi sono ispirato ad Uptown Funk per la stesura dei pezzi") hanno contribuito a gettare benzina sul fuoco.

Dubbi in ogni caso fugati all'ascolto di questo nuovo "Villains", settima prova in studio dell'ormai "classica" band statunitense: registrato in tre mesi a Los Angeles ed anticipato dal frenetico singolo "The Way You Used To Do" (schizzatissimo aggiornamento in chiave ronsoniana di certi classici blues anni '60, tra claphands e riff taglienti scanditi da una batteria secca e sintetica), "Villains" è intelligentemente breve (nove pezzi per tre quarti d'ora abbondante, standard bassino per Homme), sonoramente molto compatto ed è forse il disco più a fuoco della band (probabilmente anche il più convincente) dall'ormai imprescindibile "Songs For The Deaf".

Lavoro che parte alla grandissima con la tellurica "Feet Don't Fail Me Now" (sarebbe un delitto non estrarla come singolo), tra lancinanti riffettoni funk e stop and go sempre al momento giusto. Dopo il succitato singolo arriva "Domesticated Animals", altro grande pezzo che recupera il gusto di Homme per le strutture circolari ed abbassa il tiro, introducendo una sezione dell'album più tranquilla e, guardacaso ronsoniana (nel dettaglio, il gusto per la psichedelia classica di "Fortress").

Si riparte a razzo con la travolgente "Head Like A Haunted House", sorta di rilettura in chiave stoner di certe vecchie sparate rockabilly, per poi passare al glam (invero un pochettino fiacco) di "Un-Reborn Again", forse l'episodio meno convincente del lavoro.

"Hideaway" si riavvicina a certi pezzi d'atmosfera contenuti nel sottovalutatissimo "Lullabies To Paralyze" (vi basti pensare ad "I Never Came"), mentre la successiva "The Evil Has Landed" è per distacco il miglior pezzo dell'album: si presenta come una mini-suite/viaggio tra vari stili, dall'hard rock al pop alla psichedelia, per chiudersi con una mazzata chitarristica degna dei primi lavori della band. Chiude la già anticipata dal vivo "Villains Of Circumnstance", con il suo afflato tra romanticismo e melodia inghiottita nello stile classico della band.

Un gran disco, questo Villains, che consacra definitivamente una band ormai entrata di diritto nel gotha dell'alt rock mondiale.

Traccia migliore: The Evil Has Landed

Carico i commenti... con calma