Nel film horror, splatter e catastrofico vissuto dalla musica italiana degli ultimi 20 anni, c’è qualcuno che ha deciso, in maniera alquanto eroica, di effettuare un piccolo cameo – quasi in incognito - e concedere una dimostrazione di cosa significhi fare arte, lanciandosi in un revival tour per tutto lo stivale.
Tornare insieme dopo vent’anni, è probabilmente un unicum, un atto d’amore verso chi ha perso la bussola e ha bisogno di riferimenti. I Quinto verranno dai piu ricordati come il gruppo che è riuscito a perculare Sanremo e lo show business, sia nella modalità di presentazione -diciamocelo: decisamente poco ‘televisiva’- che nei contenuti dei loro pezzi. Non è un caso che le loro due partecipazioni al festival siano coincise con la fine dei buoni contenuti mainstream, e la definitiva consacrazione del Berlusca e dei reality show, e ovviamente era solo l’inizio…
Della ‘prima’ al Santeria di Milano c’è una cosa che ha colpito subito e che è il tratto piu significativo e indelebile del live: i quattro musicisti e De Leo non sono impeccabili, passano gli 80 minuti scarsi di concerto spesso a guardarsi, sorridere, concedersi piacevoli amnesie – soprattutto vocali – e lanciarsi in improvvisate fugaci. Non importa se John non prende la battuta in tempo, se il fraseggio fra violoncello e violino non è granitico o se salta il crine di un arco, Tutto è incredibilmente Vero.
I nostri riescono a regalarci il meglio di Jazz, Rock, Classica e Progressive secondo la loro personalissima chiave interpretativa che non imita nulla e non ha fatto epigoni. Fra sincopi, distorsioni scream, e assoli di classe ci viene ricordata sostanzialmente una cosa: che siamo di fronte a compositori eccellenti e uno dei piu grandi cantanti di tutti i tempi, che tra l’altro pur da autodidatta non ha perso per nulla lo smalto ma anche affinato negli anni i propri gia inarrivabili virtuosismi tecnici.
il pubblico è formato per lo piu da over 35/40 (ed è l’unica nota dolente di tutta la serata), e, almeno per quanto riguarda la scaletta, viene sostanzialmente ‘accontentato’. Il live è praticamente il meglio di rospo e grigio, mentre ‘in cattività’ – il loro album più difficile e sperimentale – viene sostanzialmente trascurato.
Ecco, io non scrivevo una recensione da tanto tempo, ma come i Quinto ho sentito il bisogno di tornare a comunicare come facevo una volta, per dare voce e non far passare in sordina un evento di questa portata, e soprattutto in un momento storico cosi difficile, dove la musica è sempre piu immagine, stereotipo e moda effimera.
Io Voglio Tornare Rospo.
P.s. avete tempo per rifarvi occhi, orecchie e speranza sul genere umano fino a fine gennaio. Ma si spera molto più a lungo.
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