Mentre ci avviciniamo a Milano, nel tardo pomeriggio, il cielo diventa sempre più grigio; ci guardiamo in faccia senza dire nulla finché Andrea esclama con piglio futurista: "la cosa più bella sarebbe vedere un concerto dei Radiohead sotto un diluvio a petto nudo cantando a squarciagola"; in effetti ha ragione, ad un concerto dei Radiohead non si addice una cornice estiva e spensierata, ma piuttosto una giornata malinconica avvolta nel grigiore e nella pioggia: in fondo è questo il clima che ha dato i natali ai capolavori dei Radiohead, in primis "Kid A".  Le prime gocce cadono timide sui nostri k-way mentre entriamo nella suggestiva Arena Civica: il palco attorniato da architetture neoclassiche e sullo sfondo un cielo da apocalisse che minaccia di ucciderci: si è il concerto dei Radiohead per eccellenza. Non facciamo in tempo ad addentare uno schifoso panino e trangugiare una birra annacquata che un diluvio ci cade addosso violentemente, mentre una noiosa donna sul palco mi lascia del tutto indifferente. Ma una grazia ci è concessa e due minuti prima della comparsa dei nostri la pioggia cessa e gli ombrelli si abbassano.

Thom, Johny, Ed, Colin e Phil salgono sul palco, il cuore mi va in gola, sono proprio loro in carne e ossa, la migliore band della terra è sul palco davanti ai miei occhi: questo è un evento che si vive poche volte nella vita (e per me è la seconda). Carismatici, cupi e carichi come non mai attaccano con "15 Step" e proseguono con "Bodysnatchers", energia pura che innesca il pogo prima di passare all'atmosfera onirica di "All I Need". Ed ecco il primo emozionante tuffo nel passato con una sorprendente "Lucky"; non facciamo in tempo a riprenderci che Thom decide di mostrarci quanto sia intensa la sua interpretazione di "Nude", eseguendo alla perfezione una delle canzoni più  belle che abbiano mai concepito. Abbiamo ancora la pelle d'oca e i Radiohead decidono di darci il colpo di grazia con "Pyramid Song", seguita da "Weird Fishes/Arpeggi", una delle canzoni più apprezzare dell'ultimo album. Arriva il momento più elettronico con le due perle estratte da "Hail To The Thief", "The Gloaming" e la bellissima "Myxomatosis". Thom si arrabbia con un idiota delle prime file che lo disturba mentre esegue "Faust Arp", interrompe la canzone, lo manda a cag... e riprende meglio di prima. "Videotape" è un momento di riflessione e introspezione cui segue uno dei momenti topici del concerto, vale a dire una "Optimistic" mozzafiato che ci spedisce in un'altra dimensione. Una piacevole digressione nel passato meno recente con la splendida "My Iron Lung" precede la delicata ed intensa "Reckoner", prima di lascire spazio ad una canzone "che parla di un limone" come annuncia Thom: parte la meravigliosa e geniale "Everything In The Right Place", un capolavoro dei Radiohead che manda in visibilio il publico. L'apice del concerto sta arrivando: le luci si affievoliscono, nell'arena si crea un religioso e surreale silenzio, Thom imbraccia l'acustica e in perfetta solitudine comincia ad intonare "Exit Music" e sui sedicimila dell'arena si compie l'incantesimo...

La prima parte si conclude con "Jigsaw Falling Into Place" molto gradita dal publico, mentre il primo encore si apre con la bandiera dei Radiohead "Karma Police". La tensione sale rapidamente e la band esegue strepitosamente "There There"; poi ecco il momento di Thom alla batteria per dare la carica con "Bangers & Mash". Ma dopo il rock più movimentato il clima ritorna struggente e sanguinante con la straordinaria "Climb Up The Wall", altro apice del concerto, e con "Street Spirit" stupenda perla del passato che sancisce il primo encore. L'ultimo e definitivo bis è affidato a due classici moderni, meravigliosi testimoni di quella che è stata l'epoca d'oro dei Radiohead: Thom si mette al piano con Johny alle spalle ed eseguono "You And Whose Army?", mentre il cantante si diverte a fare le smorfie ad una telecamera che li riprende in primo piano, creando un momento di ilarità che sdrammatizza per qualche istante l'intensa esecuzione . Ed ecco lei, la nuova punta di diamante di un gruppo che non si è mai fermato e si è sempre evoluto: "Idioteque" è forse il nuovo emblema dei Radiohead, la canzone perfetta dove il piglio cupo e pessimista della band si fonde col suo lato più sperimentale e visionario: il publico è in ovazione e il concerto può concludersi.

Rimaniamo ancora qualche minuto ad incitare per un terzo encore, magari "Paranoid Android" o "How To Disappear Completely", grandi assenti che troveranno posto il giorno seguente, ma le luci si accendono e capiamo che il concerto è veramente finito. Quando si parla di Radiohead non ne ho mai abbastanza e una punta di amarezza per l'assenza del terzo bis mi pervade, ma è solo una sensazione passeggera, perché presto mi rendo conto di aver assistito ad uno dei più bei concerti della mia vita.

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