Era il 1978, e i Rainbow, gruppo nato come side-project del capriccioso Ritchie Blackmore, per poi confermarsi come una delle band hard rock più apprezzate ed influenti di sempre (chi ha detto power metal?), diedero alle stampe la loro terza fatica in studio: Long Live Rock n Roll. Finora il percorso musicale del gruppo era stato all'insegna di un rock epico, roccioso ma anche molto melodico, in bilico tra gli assoli di Blackmore e la voce del compianto Ronnie James Dio, nonchè dalla foga ritmica di Cozy Powell dall'album Rising in poi; questo disco segna invece una parziale virata verso nuovi lidi, manovra voluta dal padre padrone Blackmore, e che gli procurerà non poche discussioni con RJ Dio, che abbandonerà il gruppo per aggregarsi ai Black Sabbath orfani di Ozzy. LLRnR costituisce perciò un elemento di raccordo, e come spesso capita in questi casi il risultato perde un po' di compattezza.

L'album ha essenzialmente due matrici stilistiche: da una parte ci sono i classici brani in pieno stile Rainbow, potenti ed evocativi, dall'altro qualche incursione nell'hard rock di stampo americano e nell'AOR. Sono proprio questi brani più commerciali ed immediati il punto meno interessante del disco: le idee ci sono, ma non vengono espresse in maniera adeguata, le composizioni mancano di freschezza e spesso, purtroppo, si rivelano semplici riempitivi. Gli esempi più lampanti di quanto ho detto sono The Shed, Sensitive to Light e lo stanco boogie di L.A. Connection, mentre Lady of the Lake riesce invece a mantenersi su un buon livello, dimostrandosi gradevole.

Parlando invece del lato più "classico" del disco, troviamo l'opener Long Live Rock n Roll, l'orientaleggiante Gates of Babylon, e infine Kill the King e la ballata eterea Rainbow Eyes. Anche qui il risultato è altalenante, soprattutto per quanto riguarda la title-track, da molti elevata a capolavoro assoluto ma che francamente trovo troppo di maniera, mentre le altre si mantengono su livelli di eccellenza, in particolare Kill the King e Rainbow Eyes rappresentano quanto di meglio ha saputo dare questo gruppo nel corso della sua prima fase.

Per tirare le somme, LLRnR rimane un prodotto un po' sottotono, ma porta con sè anche diversi episodi notevoli, e che funge da epitaffio per la cosidetta "Era di Dio" e la più immediata e scintillante "Era commerciale" del secondo progetto musicale dell'istrionico Blackmore.

Carico i commenti...  con calma