In principio è un arpeggio di chitarra, un semplice arpeggio che diventa melodia, e poi una voce trasforma la melodia in armonia, e la voce diventa grido e l'armonia intreccio, e l'intreccio canzone, e la canzone emozione ed il grido dolore. Ed il dolore è prepotente, lancinante, pesante. Il dolore muta forma e diventa talvolta più sopportabile, non di rado del tutto ingestibile, alle volte meraviglioso, ma anche e persino fatale. L'insopportabile pesantezza del vivere in meno di mezz'ora è MEGIDDO, ultimo mini-album ed ultimo lascito discografico dei RENTRER EN SOI, band visual kei giapponese che ha attraversato gli anni 2000 con un percorso in continua crescita qualitativa e continua discesa verso le oscurità del dolore. Discesa che li ha portati verso brani emblematicamente intitolati I HATE MYSELF AND WANT TO DIE o STIGMATA. Discesa che li ha portati a sciogliersi lasciando nel 2008 come testamento artistico uno dei migliori lavori rock mai prodotti in assoluto. MEGIDDO è un enorme capolavoro basato su un enorme lavoro: non tragga in inganno la presenza di soli cinque brani in scaletta, poiché questi sono una celebrazione assoluta dell'arte musicale, e la sublimazione dei più intensi e profondi sentimenti umani con una potenza ed un atteggiamento che, per introspezione dei testi ed intensità della musica, non si ricordava dai tempi del Romanticismo tedesco. Non a caso il nome della band è un francesismo per "rientrare in sé", visto che il tema affrontato in maniera quasi maniacale dal cantante e paroliere Satsuki per tutta la propria carriera è proprio cercare di indagare l'interno dell'animo umano, proponendo spesso come unica soluzione ai mali della vita un atteggiamento nichilista di negazione del mondo esterno.

L'EP è frutto di un lavoro molto complesso che probabilmente non è possibile cogliere da nessuno nella sua totalità (se non da chi vi ha partecipato). I brani sono ordinati secondo un percorso che rendono MEGIDDO una sorta di concept album completamente intessuto su tematiche vicine alla religiosità occidentale; non solo la trama del racconto, ma anche i titoli delle canzoni rimandano a concetti cristiani, ed il nome stesso del disco è un riferimento alla città dove si svolgerà l'Armageddon, la battaglia fra il bene ed il male che porterà alla fine del mondo come lo conosciamo. I testi dei brani segnano un percorso che parte con la fine di una storia d'amore e prosegue con vari deliri, prese di coscienza e fasi di disperazione acuta, sempre più acuta fino alla scelta definitiva del suicidio immaginato come un ritorno, in una sorta di circolo uroborico, alla placenta della madre. Musicalmente si assiste al definitivo stato dell'arte di un hard rock interpretato dai RENTRER EN SOI in una maniera assolutamente personale in cui il più duro dei sound viene non di rado avvicinato alla più melodica delle frasi, generando un effetto di straniamento onirico simile all'ambient rock, ma da cui prende le mosse e per il quale si può parlare, mi si passi l'espressione, di una sorta di "hard rock orfico". Ne è un evidente esempio BAPTISM, brano centrale dell'album, costruito con matematica logica: la canzone è divisa in due parti speculari composte da breve scream - growl sussurrato - lungo scream (ed il contrario nella seconda parte) ed al cui centro (e quindi al centro del CD) c'è un momento di straordinaria liricità che, in mezzo a tante grida, risalta ancora di più nella sua enorme potenza evocativa; proprio questa alternanza bipolare fra elementi diversissimi genera una commozione infinita ogni volta che si arriva ai momenti melodici, incastonati fra le urla e quindi ancor più preziosi. La simmetria speculare ed antitetica si estende a tutto l'album: i brano precedente è CRUSADE, enorme follia incazzosa, e quello successivo DAMNATION, triste discesa nei ricordi dominata da ritmiche ipnotiche solcate dalla voce come in trance di Satsuki. Ancora, il primo brano è LAST SCENE, unico momento possibilista di MEGIDDO in cui la descrizione della fine dell'amore ha ancora un senso realistico, e l'ultimo brano è METEMPSYCHOSIS, totale abbandono della realtà oggettiva per piuttosto dedicarsi alle memorie, ai sogni, alle fantasie fino a decidere di lasciare definitivamente il mondo reale con un gesto estremo. METEMPSYCHOSIS è certamente uno dei brani più straordinari lasciatici dai RENTRER EN SOI e, probabilmente, anche uno dei più belli mai scritti in assoluto: il tempo largo trasporta l'ascoltatore in un universo parallelo intimista e dominato dallo strazio infinito del dolore ed in cui la melodia è così dolce da colpire il cuore in profondità; la strofe è divisa dal bridge da un'apertura di chitarra realmente emozionante, lo stupendo ritornello è concluso da uno straordinario assolo di chitarra del compositore Takumi, l'arrangiamento è altamente evocativo (eccellente il lavoro in coppia dei due chitarristi - uno ripete in rondò il tema, l'altro segna la melodia) e la voce di Satsuki raggiunge momenti di totale rapimento che non fanno che rendere il pezzo ancora più melancolico e struggente fino all'estatico, potentissimo finale. L'ultima parola dell'ultima canzone dell'ultimo album dei RENTRER EN SOI è "itsumademo", che vuol dire "per sempre". Un arpeggio di chitarra conclude l'album, proprio come lo iniziò, ed infine dodici lunghi secondi di totale silenzio chiudono la carriera del gruppo.

C'è una scena del film Pretty Woman in cui Julia Roberts va a teatro a sentire l'opera La traviata: lei dice a Richard Gere che non conosce una parola d'italiano, ma lui la rassicura dicendole che capirà lo stesso tutto poiché la musica è un mezzo potente che riesce a trasmettere le emozioni a chiunque senza discriminazioni di sorta, tanto meno di lingua. Ed infatti Julia piange alla fine dell'opera.Alla stessa maniera, MEGIDDO riesce in maniera straordinaria a comunicare emozioni a chiunque l'ascolti. Si tratta davvero di un'eredità strepitosa lasciata da una band che ha percorso il suo proprio sentiero distinguendosi per qualità: i testi dal sapore autobiografico, i passaggi di genere fino ad inventarne uno nuovo, il linguaggio universale, la discesa negli abissi della disperazione (come recita il titolo di un loro singolo). I RENTRER EN SOI, nella loro esplorazione dell'emotività, potrebbero sembrare l'ennesimo gruppo emo, ma attenzione a non equivocare: fra loro ed i 30 Seconds to Mars corre la stessa distanza che c'è fra un vero aspirante suicida ed i fighetti col ciuffo che infestano le piazze d'Italia. Si tratta di interiorizzazione del dolore, non esteriorizzazione del disagio: è una differenza essenziale, ma non sempre facilmente riconoscibile; i RENTRER EN SOI, con la potenza della loro musica, sono riusciti a tracciare una chiara linea di distinzione fra cosa è passeggero e fasullo e cosa e duraturo e reale. La loro arte è reale.

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