Dopo l'incredibile "Anno Domini High Definition", che portava la band verso un sound più dichiaratamente heavy nonché molto synth-oriented e dedito anche alla sperimentazione, ci si chiedeva dove sarebbero andati stavolta i Riverside. Probabilmente non sarebbero tornati al sound più atmosferico e agli assoli gilmouriani dei primi due album. A conferma di ciò si registra l'uscita dell'ottimo EP "Memories in My Head", il cui titolo dice tutto, sembra essere un riferimento ai ricordi impressi nella testa di quei fan nostalgici del vecchio "Riversound" se così lo possiamo chiamare. Ed è proprio a loro che le tre tracce in esso contenute si rivolgono. Un regalo proprio a quei fan desiderosi di riassaporare quelle atmosfere così dense, come spiegato dalla stessa band. Proprio perché nel frattempo la band stava preparando qualcosa di diverso, stava preparando quello che a detta loro sarebbe stato il loro migliore album mai realizzato. Non si sa se la band sia riuscita nell'intento, probabilmente no, ma posso comunque dire che questo "Shrine of New Generation Slave" è un disco più che valido e anche le recensioni che si leggono in giro mi danno ragione.

Due cose saltano subito all'orecchio: il ricorso a brani non troppo articolati e l'affacciarsi a sonorità spesso influenzate dagli anni '70, tuttavia unite ad elementi più moderni, nonché la quasi totale assenza di elementi tipicamente metal che invece dominavano più che mai nell'album precedente. Non c'è da sorprendersi, visto che tale pratica va piuttosto di moda fra i gruppi prog-metal, come dimostrano gli ultimi lavori di band come Opeth e Pain Of Salvation, ma anche di nomi più orientati sul prog-rock come Steven Wilson. Ben tre brani attingono a piene mani dall'hard rock anni '70, con riferimenti specialmente ai Deep Purple. L'opener "New Generation Slave" comincia delicata ma poi si carica con riff di chitarra e organo a cui poi sopraggiungono suoni elettronici più moderni per poi ritranquillizzarsi verso la fine. Il brano più incazzato è però il singolo "Celebrity Touch", anche qui dominata da chitarra hard rock e intensi suoni d'organo, anche se ha una parte più soft che ne spezza il ritmo, presentando anche qui degli interessanti spunti elettronici. Il brano più particolare ed atipico è però "Feel Like Falling": un brano molto orecchiabile, quasi commerciale, dagli accenti quasi funky; poggia su un riff elettronico molto moderno su cui vi suonano riff hard rock, tappeti d'organo, ma anche riff di chitarra dal suono molto particolare; quasi un incrocio fra Muse e Deep Purple, a mostrare l'abilità della band nel coniugare molto bene il vecchio con il nuovo. Influenze settantiane si possono scorgere anche in "Escalator Shrine": soprattutto la prima parte, che propone riff di chitarra dai richiami quasi jazz-blues e suoni di tastiera che ricordano quelli di un vecchio piano elettrico; un evidente rimando ai Camel e alla Scena di Canterbury (Caravan su tutti) ma la seconda metà del brano è più vicina ai vecchi Riverside, torna a riproporre sonorità più metal e una sezione strumentale più improntata sul loro stile e verso il finale addirittura qualche arrangiamento orchestrale. Invece brani come "Depth of Self-Delusion" e "We Got Used to Us" propongono la delicatezza tipica del loro stile ma con un approccio ancora una volta molto orecchiabile, senza i tastieroni atmosferici e gli assoloni dei primi due album. La prima è incentrata su riff di chitarra e basso molto cupi e rilassati ma ha anche dei suoni di tastiera piuttosto particolari qua e là, la seconda privilegia invece il piano. Il brano invece più marcatamente vicino ai vecchi Riverside è indubbiamente "Deprived" con i suoi bellissimi arpeggi cupi di chitarra e i sottofondi di tastiera stavolta più presenti ma aggiunge anche altro, per esempio dei suoni di tastiera più particolari, una parte che strizza l'occhio all'elettronica e soprattutto uno splendido assolo di sassofono che chiude magistralmente il brano. La breve conclusiva "Coda" è invece un reprise acustico di "Feel Like Falling" piacevole ma sicuramente non trascendentale.

Peccato che molti miei amici non abbiano apprezzato più di tanto questo lavoro ed abbiano pertanto escluso quasi totalmente la loro presenza all'imminente data di Milano, il 2 ottobre al Factory. Io penso invece che i Riverside abbiano tirato fuori un album vario e mai prolisso, che guarda al passato ma anche al futuro, che conferma la voglia della band di rinnovare il proprio stile senza intaccare il proprio marchio di fabbrica e che offre anche spunti interessanti. Per me è un sì!

Elenco e tracce

01   New Generation Slave (04:17)

02   The Depth Of Self-Delusion (07:39)

03   Celebrity Touch (06:47)

04   We Got Used To Us (04:10)

05   Feel Like Falling (05:18)

06   Deprived (Irretrievably Lost Imagination) (08:26)

07   Escalator Shrine (12:41)

08   Coda (01:39)

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Altre recensioni

Di  Hellring

 "Shrine Of New Generation Slaves è un album eccellente, un altro capitolo della discografia dei Riverside che mette in luce capacità artistiche, compositive e conoscenza della materia."

 "Un approccio più semplice che elimina il superfluo per valorizzare ogni singola nota nel disco più essenziale mai prodotto dalla band."


Di  Hellring

 "Un disco che è intriso di quella malinconia di fondo che ha sempre contraddistinto la band."

 "Love, Fear and the Time Machine è un lavoro di difficile criptazione, che ha vera necessità di più ascolti per entrare sottopelle."