Rieccoli, dopo quattro anni di silenzio, fatta eccezione per l'ep "Memories In My Head" del 2011. Ma chi sono i Riverside? Nascono nel 2001, nella fredda Polonia per opera del vocalist nonchè bassista Mariusz Duda. Alcuni anni di gavetta, vari demo e infine l'uscita nell'ormai lontano 2003 di "Out Of Myself", primo cd in studio. Già da quel lavoro emerse chiaramente lo stile dei polacchi: un progressive rock imparentato con il metal più pirotecnico ma che ha sempre strizzato l'occhio anche ad una band come i Porcupine Tree. Una proposta non semplice, oscura, personale, e soprattutto nei primi lavori intimista e introspettiva. Un percorso comunque ottimo quello che ha portato i Riverside a pubblicare nel 2009 "Anno Domini High Definition", da molti considerato come il platter meglio riuscito a Duda e soci. Proprio per il tempo trascorso da quella release è aumentata la curiosità relativa al nuovo cd del combo, finalmente dato alla luce nel gennaio di questo 2013 e intitolato "Shrine Of New Generation Slaves" (che per comodità abbrevierò nella sigla SONGS).

Dopo questa lunga introduzione sui primi passi della realtà musicale in questione, è bene passare ad analizzare la nuova uscita, partendo da un assunto fondamentale: SONGS è un album eccellente, un altro capitolo della discografia dei Riverside che mette in luce capacità artistiche, compositive e conoscenza della materia. Caratteristiche non da tutti.

Come da copione i dischi dei Riverside non sono mai di facile assimilazione e il discorso è facilmente applicabile anche al nuovo lavoro, tanto più che i Riverside hanno variato con una certa consistenza la loro proposta. "Shrine" si presenta come il disco più essenziale mai prodotto dalla band, dove ogni singola nota e ogni minima variazione di tono è congeniale al discorso musicale complessivo che i quattro musicisti hanno voluto creare. C'è meno spazio per le lungaggini e per il prog inteso nella sua accezione più "personalistica" e tecnica, a favore di un approccio più diretto. Volendo semplificare e utilizzare un termine anche fuorviante si può parlare di un approccio più "semplice". In questa nuova ottica le tastiere di Michal Lapaj risultano inevitabilmente più sacrificate rispetto al passato. Ma è proprio questo bisogno di essenzialità, di eliminare il "superfluo", a rendere SONGS un impegno che la band ha portato a termine nel migliore dei modi. "Celebrity Touch", il singolo scelto, è forse il brano che più di tutti gli altri rende bene l'idea di come è globalmente strutturato il nuovo disco: chitarra in primo piano, linee vocali avvincenti e un break che spezza in due il brano senza per questo disperdere l'atmosfera e il mood che viene emanato fin dalle prime note. Un incrocio tra la vena più soft della creatura di Steven Wilson e le progressioni dei Rush della seconda metà degli anni '70. Discorso simile per "We Got Used To Us", gemma assoluta dove l'apparente semplicità del "nuovo corso" fraternizza con il lato più nascosto e tristemente malinconico dei polacchi.

Tutta la proposta si muove su una registrazione impeccabile che fa risaltare le atmosfere soffuse di "The Depth Of Self Delusion", altra traccia perfetta nella sua delicatezza compositiva, e i recessi oscuri di "Deprived". Di assoluto impatto anche "Escalator Shrine", il pezzo più lungo e complesso, quello in cui i Riverside si concedono qualche "intrallazzo" altrimenti assente dal cd. L'unica traccia che non convince del tutto è "Feel Like Falling", forse troppo catchy per le corde della band, ma che mostra una banalità di fondo che non viene condivisa da nessun altro brano dell'album.

"Shrine Of New Generation Slaves" è un'opera musicale che va presa con le molle, in quanto "rompe" con alcune delle caratteristiche che avevano contraddistinto il trascorso del gruppo. Una release che potrebbe sembrare, almeno all'inizio, un lavoro confusionario, quasi a voler sottolineare con questo parziale spostamento di prospettiva quel senso di alienazione globale e individuale che la band ha cercato di esprimere con il concept che fa da sfondo al lavoro. Complessivamente un altra pregevole creatura di una delle band progressive rock/metal più interessanti e costanti degli ultimi anni.

1. "New Generation Slave" (4:18)
2. "The Depth Of Self Delusion" (7:40)
3. "Celebrity Touch" (6:48)
4. "We Got Used To Us" (4:11)
5. "Feel Like Falling" (5:17)
6. "Deprived (Irretrievably Lost Imagination)" (8:26)
7. "Escalator Shrine" (12:41)
8. "Coda" (1:39)

Elenco e tracce

01   New Generation Slave (04:17)

02   The Depth Of Self-Delusion (07:39)

03   Celebrity Touch (06:47)

04   We Got Used To Us (04:10)

05   Feel Like Falling (05:18)

06   Deprived (Irretrievably Lost Imagination) (08:26)

07   Escalator Shrine (12:41)

08   Coda (01:39)

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Altre recensioni

Di  splinter

 Per me è un sì!

 Riverside hanno tirato fuori un album vario e mai prolisso, che guarda al passato ma anche al futuro.


Di  Hellring

 "Un disco che è intriso di quella malinconia di fondo che ha sempre contraddistinto la band."

 "Love, Fear and the Time Machine è un lavoro di difficile criptazione, che ha vera necessità di più ascolti per entrare sottopelle."