In quasi "50 anni di lavoro sulla parola", per dirla come l'Accademia di Stoccolma in occasione della presunta candidatura di Roberto Vecchioni al Premio Nobel per la letteratura, il Professore, escludendo gli album totalmente di inediti e le "mezze antologie" come "Il grande sogno" e "In cantus" (anche perché già trattate separatamente su Debaser), ha sparpagliato una trentina di canzoni nei vari live e nelle varie raccolte. Per questo il sottoscritto, anziché recensire tutti i live e le raccolte, ha voluto riunire comodamente sotto un'unica recensione questi brani, per completare l'opera vecchioniana in questa sede. Si parlerà solo dei brani incisi da lui, non anche dei brani scritti per altri (un esempio su tutti, la celebre "Donna Felicità", scritta nel 1971 per i Nuovi Angeli).
Si comincia da molto lontano, dal 1966, quando il 23enne non ancora laureato in Lettere Classiche siglava il testo italiano di "Barbara Ann", cover dei Beach Boys, per offrirla ai Pop Seven. Il testo si presenta come una traduzione fedele dell'originale. Tra 1966 e 1968 escono tre 45 giri, dove figurano altri quattro brani che sono "Se rimani con noi", "Lasciate qualcosa per noi", "La pioggia e il parco" e "Un disco scelto a caso". Siamo veramente al Vecchioni primordiale ed essenziale, voce e arpeggi di chitarra. Tuttavia la collaborazione con Lo Vecchio risulta vincente, e infatti la coppia diventerà molto richiesta nel panorama musicale, anche sanremese, di quegli anni.
Per trovare un altro brano mai apparso su Lp in 45 giri bisogna poi fare un salto di ben 15 anni, al 1983, quando esce "Hotel degli assassini", che nel retro ha "Morgana", già pubblicata in "Hollywood Hollywood". La copertina ritrae un Vecchioni investigatore, ed il pezzo è infatti accattivante musicalmente e il testo gioca molto con le rime. Nelle ristampe in cd di "Hollywood Hollywood" è stata messa come bonus track, per farla riscoprire.
Altro salto di 9 anni, e troviamo nel live "Camper" del 1992 l'unico inedito, "Voglio una donna", con il quale il Prof. vince il Festivalbar, un buon compromesso tra musica di facile presa (e diciamo anche presa dallo Bruce Springsteen di "I'm going down"!) e testo anticonvenzionale, con improbabili rime tipo "Freud/Lloyd". Sempre nel 1992 esce in allegato a un libro "Voci a San Siro", un Q-Disc con quattro brani mai pubblicati: "Addio alle armi", scritta nel 1990, citazione letteraria di Hemingway che sarebbe stato ancora citato nel 2004; "Waterloo", "Quello che non sai" e "Camion", scritte tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta. Il primo brano risulta il migliore, e manifesta la maturità testuale di Vecchioni rispetto ai decenni precedenti.
1997: nella "Studio Collection" appare un inedito di pregevole valore, "Verrà la notte e avrà i tuoi occhi", ancora una volta parafrasi letteraria, questa volta di Cesare Pavese, con la sostituzione della parola "morte" con "notte". Il brano è energico, arrangiato anche con chitarre elettriche, per un Vecchioni ormai maturo e moderno. Nel secondo live del 2000, "Canzoni e Cicogne", oltre all'inedita canzone che da il titolo al disco, c'è una cover, e che cover! del cantautore americano Don McLean, ed è "Vincent", dedicata a Vincent Van Gogh. Con l'aiuto dell'ex alunno e poi paroliere Enrico Nascimbeni Vecchioni traduce, non solo letterariamente, ma anche secondo la "sensibilità europea", il testo originale, e ne esce fuori un capolavoro, arrangiato anche questo elettricamente, risultando comunque temperato. Ricorda a tratti "Arthur Rimbaud", per il modo di raccontare la vita di un uomo illustre, e nonostante sia una cover entra a pieno diritto nel repertorio di Roberto Vecchioni, che aveva già coverizzato in passato, si pensi solo ad "Irene", cover di "Try, Try to Fall in Love" di Ricky Nelson, incisa nel 1975.
Ed è sempre una cover ad essere protagonista per il live "Il contastorie" del 2005, questa volta di Jacque Brel, in omaggio alla tradizione francese: "Le stagioni nel sole", cantata solo live ed introdotta ampiamente dal cantautore.
Concludiamo con il 2011, anno in cui Vecchioni vince il Festival di Sanremo e pubblica due antologie, "Chiamami ancora amore" e "I colori del buio". Nella prima c'è un trittico di apertura da paura, sia testualmente che musicalmente, per un Vecchioni soprendentemente in forma negli ultimi anni: "Chiamami ancora amore", il brano della vittoria sanremese, che è un po' la "Sogna ragazzo sogna" non solo dei ragazzi, ma di tutti; "Mi porterò", sentita dichiarazione di fronte alla morte, dove si elencano tutte le cose che si porteranno con se dopo la vita; e "La casa delle farfalle", canzone sulla guerra, come lo era stata anche "Marika" e andando indietro la superlativa "Tema del soldato eterno e degli aironi". Da segnalare un vero e proprio omaggio alla "scuola genovese", con le cover di "Lontano Lontano" di Tenco e di "Hotel Supramonte" di De Andrè (di cui Vecchioni aveva già ripreso nel disco "Le ballate" del 2002 la celeberrima "Bocca di rosa") e come bonus track, ed acquistabile solo in digitale, la reinterpretazione di un brano semisconosciuto inciso da Bruno Lauzi nel 1968, "Il bene di luglio". Nella seconda antologia compaiono "I colori del buio" e "Un lungo addio", entrambe sentite, soprattutto la prima, che ricalca lo stile sia di "Chiamami ancora amore" che di "Mi porterò" per un risultato davvero alto, ed anche qui appare una cover, l'omaggio a Rino Gaetano, con "Io scriverò".
Unendo tutti questi brani arriviamo senz'altro a quattro stelle piene, forse anche cinque, ma preferisco moderarmi.
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