Chiaramente devoto a Brian Wilson e ai Beach Boys e allo stesso tempo a una figura stravagante come quella di Marc Bolan, Sam Kogon ha pubblicato lo scorso ottobre 2016 uno dei dischi che sto maggiormente ascoltando in questi giorni.

Uscito per la mitica etichetta Beyond Beyond Is Beyond Records, 'Psychic Tears' è un disco di rock and roll e pop psichedelia che scende giù attraverso i canali auricolari dell'ascoltatore con la stessa facilità dei dischi classici del genere pubblicati nel corso degli anni sessanta e settanta.

Proveniente da una famiglia di musicisti (il padre suonava la batteria con i Thunderbirds, suo zio era Arthur Fiedler, il conduttore per cinquant'anni dell'orchestra sinfonica Bonston Pops Orchestra), Sam Kogon è nato e cresciuto a New York ma i suoi punti principali di ispirazione provengono maggiormente da quella che fu la scena musicale americana della West Coast.

Il disco, nonostante la pubblicazione attraverso un canale poco sponsorizzato come la Beyond Beyond Is Beyond, è stato invero prodotto da un nome celebre negli ambienti newyorkesi come quello di Shazad Ismaily, noto per aver lavorato in precedente con artisti come Tom Waits e Lou Reed, e successivamente mixato da Gabe Wax (Here We Go Magic, The War On Drugs, Cas McCombs tra gli altri). Una scelta che oltre che di convenienza vera e propria, è sicuramente anche artistica e che giustifica la pulizia del suono di questo lavoro e che peraltro è effettivamente necessaria per la resa delle sonorità vintage e barocche del pop di Sam Kogon.

'Psychic Tears' è un disco che guarda sicuramente al passato ma che ha punti di riferimento anche nel tempo presente se pensiamo ad artisti come Jacco Gardner (la 'marcia' introduttiva 'Chunga & The Mookah's') oppure all'ultimo disco dei Temples ('I Don't Know', 'I Could Kick Myself'). Di questi ha infatti la stessa curiosità quasi morbosa nei confronti di quel periodo e che si traduce musicalmente in soluzioni di chamber pop stilizzato e allo stesso tempo in qualche maniera onirico, raffigurante scenari che ci sembrano sfumare tra le dita in una esplosione di nuvole colorate.

La maggior parte delle canzoni fanno chiaramente riferimento diretto alla musica pop psichedelica e cantautorale degli anni sessanta-settanta. Artisti come John Lennon e i Beatles ('I'm Letting Go', 'I Was Always Talking', 'My Love It Burns'), oltre i già richiamati Brian Wilson ('Something's Wrong') e Marc Bolan ('Lincoln Lincoln') e tentazioni di andare oltre proponendo una specie di piano-song cantautorale nello stile di Rufus Wainwright ('Tonetta', 'The Way To Talk To Boys', 'I'll Be There').

Suonato e arrangiato con grande stile, all'interno del disco Sam Kogon dimostra non solo di avere delle ottime capacità come autore di canzoni, ma anche di essere dotato di qualità vocali e da interprete importanti e che fanno di 'Psychic Tears' un prodotto riuscito e meritevole di un'audience più ampia di quella cui a prima vista potrebbe sembrare essere destinato.

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