SANDRO CURATOLO
“Sette Miliardi di Parole”
Autoproduzione
DA QUI PUOI ASCOLTARE IL DISCO
Potrebbe essere un autarchico, Sandro Curatolo. Si autoproduce il disco a Praga (dove vive, forse fuggendo dal caos insopportabile di Roma) con un’operazione di crowdfunding.. Beh, direte voi, c’è un sacco di gente che fa crowdfunding. Il problema è trovare chi ti dà fiducia. Curatolo, che in passato si è già fatto notare per la sua capacità cantautorale, la fiiducia se l’è conquistata. In passato a dire il vero con dischi in cui i temi erano caratterizzati quasi esclusivamente da una forte denuncia sociale. Certo non mancano gli episodi, diciamo, di denuncia e di autarchia/anarchia (già perché per essere anarchici bisogna prima essere autarchici). “Una mattina de maggio” è un brano in dialetto romanesco, dai contenuti fortemente politici, in cui si getta uno sguardo ironico e impietoso sulle contraddizioni del pericoloso ritorno dei populismi di destra che dominano la scena attuale.“Viva il cioccolato”, rifacendosi allo stile della ballata anarchica di Brassens, mette in scena una curiosa storia a lieto fine, in cui un eroe per caso utilizza la propria popolarità per ridicolizzare il potere stesso che lo ha posto sul piedistallo. Essendo ispirato ai fatti di Charlie-Hebdo, sembrerebbe una storia raccontata nel tentativo di comprenderne un’altra, che a lieto fine, purtroppo, non è.
Ma il vero fulcro di questo nuovo album è il tempo. Tutto questo tempo che ci viene concesso, è in realtà, tra i miliardi di parole e cose che succedono è solo un granello di sabbia E allora, con queste semplici ballate fatte di piano, voce, chitarra acustica e qualche arrangiamento per archi, la parola, i testi la fanno da padrone e ci fanno pensare a un fiume che scorre, al mio amore che ha il tuo nome. Magari a una manciata di parole, dette e non dette, sussurrate o urlate che non sono più una manciata di cose dette nel fluire dei sette miliardi di aprole, ma un qualcosa di intimo, vero, che dà un vero senso a questo bellissimo dono che è appunto, il dono della parola.
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