Avere sposato uno dei fondatori degli Enigma (e primo componente ad andarsene) si è rivelata una scelta azzeccatissima per Sarah, soprano leggero ed ex-musa di Andrew Lloyd Webber. Avvalendosi delle atmosfere sognanti e allucinogene di cui Peterson ha fatto tesoro, ci presenta un nuovo album "a tema", come già era avvenuto con il precedente "La Luna". Al posto di fredde atmosfere nordiche ed invernali, come possiamo dedurre dal titolo, verremo trasportati nel mondo incantato e seducente delle Mille e Una Notte, grazie a un sapiente mix di musica classica, pop e sfumature etniche.

Come al solito, Sarah e il suo staff offrono un collage di canzoni inedite, rielaborazioni di brani classici e covers. La title track è la rivisatazione di una canzone portoghese, stavolta in chiave arabeggiante. L'iniziale languore esplode ad un tratto in un ritmo tumultuoso da discoteca, condito da sintetizzatori patinati che si coniugano perfettamente con l'intrigante melodia mediorientale. Si prosegue con l'immancabile cover di "What a wonderful world", molto ariosa e luminosa. Il primo vero gioiello è però rappresentato da "A beautiful day", in cui viene ripreso un celebre brano della "Madama Butterfly" di Puccini, mescolandolo a suoni elettronici moderni. Il risultato è un ritmo incalzante che si unisce a un'interpretazione vocale quantomai limpida ed eterea.

L'album prosegue attraverso canzoni che si spingono attraverso immagini di deserti e giardini traboccanti di profumi. Da segnalare la malinconica Free, riproposta in francese come bunus track. "What you never know" è un brano ugualmente dolce, così come "The journey home" e "The war is over", dalle sfumature pacifiste ma per niente stucchevoli. "Mysterious days" ripropone il mix di musica dance e sonorità mediorientali del primo brano, ma con un esito più orecchiabile. "Beautiful" è invece una traccia cantata in un sussurro, intima e toccante, che precede la maestosa suite di "Arabian nights". Quest'ultima, divisa in 5 parti, spazia dalle già note sfumature dance a toni ben più tribali, senza per questo trascurare momenti più melodici e sospesi, per poi culminare in un finale sorretto da una timida e morbida chitarra elettrica, proiettando tenui visioni di paesaggi notturni e di oasi bagnate dalla luce della luna. L'album termina poi con una cover della celebre "Strangers in paradise", molto rispettosa delle atmosfere sobrie dell'originale e in una canzone decisamente tenera, "Until the end of time".

Come d'abitudine, le capacità vocali della cantante non possono essere messe assolutamente in dubbio. La sua voce cristallina, a tratti quasi adolescenziale, dischiude atmosfere fatate come poche altre cantanti sono state capaci di fare. Da sottolineare anche la produzione di quest'album, essendo la qualità del suono impeccabile. Infine, richiamerei l'attenzione anche sui video che sono stati tratti da alcune canzoni, ambientati nelle stanze di sontuosi palazzi mediorientali, creando un tutt'uno con la musica.

Per concludere, l'ascolto di un album di Sarah Brightman rappresenta davvero una specie di sogno a occhi aperti, tanto ricercate e suggestive sono le atmosfere che la sua musica intende ricreare.

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