Stavolta non ci cascherà proprio nessuno. Far passare i Satyrian per la rivelazione del nuovo millennio tra le migliaia di band emergenti dedite al gothic metal? Ma per piacere! È un esperimento ridicolo e senza possibilità di riuscita quello azzardato dalla Frontiers, casa discografica dell'esordiente seven-piece olandese.

Innanzitutto quanto proposto dai musicisti coinvolti nel progetto non è quasi minimamente accostabile alla musica oscura; si avvicina sicuramente ad una forma leggera e semplicistica di heavy metal le cui canzoni sono immancabilmente composte da motivi cantabili ed orecchiabili (ma non indimenticabili), melodie quasi solari ma ammantate da quel flavour "dark" puramente artificiale per il quale i dancefloor tedeschi sembrano impazzire. Inoltre, sin dalla copertina mi sono già chiare le intenzioni della band, ma lungi da me l'intenzione di liquidarla dopo un unico ascolto. Ecco dunque il risultato di un'analisi profonda delle dodici tracce di "Eternitas".

Passino le stonate contaminazioni elettroniche e l'ormai canonico supporto degli abusati abbellimenti sinfonici (ad opera Jan Yrlund, un tempo impegnato con i barocchi Lacrimosa), passi pure l'atipica e alquanto discutibile scelta di annoverare tre vocalist dietro ai microfoni (ovvero l'ancora acerba Judith Stüber, la bravissima Kemi Vita dei The Dreamside, che avrei preferito sentir cantare in dischi di diversa fattura, magari più adatti alle sue notevoli capacità, e l'indelicato Roman Schönsee dei Pyogenesis, che aveva già collaborato con la stessa Kemi per l'album "Mirror moon"); ma, a discapito dei tanti, forse troppi, elementi mescolati dalla band olandese nel proprio sound col chiaro intento di risultare piacevole ad un pubblico il più eterogeneo possibile, quanto proposto dai Satyrian nel loro album di debutto non mi ha minimamente convinto.

È la titletrack ad aprire le danze (mai altra espressione fu più appropriata): un orecchiabile schiaffo in faccia all'originalità che ricorda un'infinità di canzoni di altrettante innumerevoli band. "Invictus" è fastidiosamente ripetitiva a causa di un'uso sovrabbondante dell'elettronica e di vocals maschili dal dubbio gusto estetico. "Feel the rush" presenta la solita alternanza tra soffusi passaggi pianistici e cavalcate metal, appartenente a migliaia di altre formazioni ma imbruttita dalla nauseabonda performance dei Satyrian e peggiorata ulteriormente dall'eccessiva durata. "My legacy" è tutta giocata sull'orecchiabilità del ritornello e completamente priva di sentimento. "The dark gift" ci trasporta con i suoi sintetizzatori e le sue allegre tastiere disco-pop direttamente tra le luci frenetiche ed impazzite di un una pista da ballo. Intervengono poi comiche velleità romantiche in "Sacred lies" e in "Bridge of death" la band tenta perfino di proporsi come folk band di turno, presentando la propria patetica nenia dal fantomatico sapore medioevale (ma pur sempre danzabile) con risultati alquanto esecrabili. A chiudere l'album troviamo una manciata di canzoni tutt'altro che memorabili, che annoiano con il loro gothic-rock tastieristico e cadenzato ma irrimediabilmente insipido, tra i quali spiccano soltanto le leggiadre e passionali linee vocali di Kemi in "This dream", in definitiva l'unico episodio salvabile tra i dodici.

Per carità, a qualcuno certe contaminazioni potranno anche piacere, ma mi domando quali siano i sentimenti che animano la musica dei Satyrian. Sono e sarò sempre dell'idea che la musica di una band sia da considerarsi arte solo nel momento in cui riesca nel difficile compito di trasmettere sensazioni all'ascoltatore, anche in assenza di originalità. In caso contrario si tratterà sempre e soltanto di gelide ed innaturali associazioni di note che potranno far felici solo i presunti e sempre più numerosi adolescenti amanti dei facili ritornelli e dei ritmi danzerecci, patetici schiavi dei sistemi usa e getta della società moderna.

Lontano anni luce dalla sufficienza, questo "Eternitas" rimane uno degli album più brutti prodotti dalla nuova tendenza imperante nella scena metal europea, indegno di essere ascoltato, irritante per un onesto fan della musica gotica ma possibile piatto ricco per il bidone dell'immondizia più vicino a casa vostra.

Elenco tracce e video

01   Eternitas (04:40)

02   Invictus (04:09)

03   Feel the Rush (06:42)

04   My Legacy (03:50)

05   The Dark Gift (04:33)

06   Sacred Lies (06:44)

07   Bridge of Death (03:42)

08   Fall From Grace (04:24)

09   No Tears, No Embrace (04:00)

10   The Haunted Lovers (04:07)

11   This Dream (05:09)

12   Ewigkeit (03:57)

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