Dalle stelle alle stalle? Non proprio, ma ci si andò molto vicino.

In pieni anni Novanta, con il metal classico dato per morto e sepolto, tutto il rock duro pigia l’acceleratore su sperimentazioni e commistioni di ogni tipo. I Sepultura, freschi del successo di Arise e Chaos A.D., sono tra i giganti del decennio, avendo inaugurato una via terzomondista al genere, capace di spostare l’interesse dal solito triangolo Gran Bretagna-Stati Uniti-Germania fin giù al Brasile, da pochi anni uscito da una dittatura militare. Quello con Ross Robinson, padrino di un po’ tutta la scena nu metal a stelle e strisce, è un matrimonio fortunato e Roots li proietta a livelli inimmaginabili solo fino a qualche tempo prima. Alcuni li accuseranno di essere saliti sul carrozzone che al momento tira di più, ma la verità è che i brasiliani avevano cambiato più volte pelle fin dagli esordi e alla fine critica e vendite gli daranno ragione. Ovviamente, sul più bello, il giocattolo si rompe. Max Cavalera se ne va sbattendo la porta, ma gli altri tre non ci stanno e vogliono tenere vivo il gruppo.

La mazzata non è da poco perché il buon Massimiliano, di fatto, era stato il motore della band, oltre che il volto mediatico, con più di un fan che vedeva i Sepultura come una pura e semplice estensione della sua personalità. Che si fa? Scartata l’idea di andare avanti riproponendo la formazione che, eccezionalmente, aveva suonato al festival di Donington ’96, ovvero un trio con Andreas alla voce, ci si mette alla ricerca di un nuovo cantante. Come? Si spedisce una demo strumentale di un nuovo pezzo, quello che sarebbe poi diventato Choke, da rimandare indietro con voce e testo. Ci prova anche Chuck Billy, in un momento in cui il futuro dei Testament è in forse, ma non se ne fa nulla. Alla fine la spunterà lo sconosciuto Derrick Green, un metro e novanta di muscoli e dread made in Ohio che, col suo retaggio hardcore-crossover, porterà Igor Cavalera e soci verso lidi completamente nuovi. La Roadrunner, che nel frattempo ha messo sotto contratto anche i nuovi Soulfly del fuggitivo Max, ovviamente spinge sull’effetto “derby”, con i fan già divisi in fazioni che si odiano manco fossimo sull’Appennino tosco-emiliano nel 1945. Against ci dà dentro, con un bel mix di groove e hardcore, ma l’accoglienza è freddina. Come andrà a finire già si sa: per lungo tempo Kisser e compagni soffriranno il confronto con l’ex Caro Leader, fino a tornare nuovamente in auge nell’ultima decina di anni con una serie di dischi azzeccati.

Ma Against alla fine com’era? In realtà meglio di come viene spesso ricordato. Si riparte da dove si era fermato Roots, ma portando al massimo le influenze hardcore, territorio naturale del nuovo arrivato. Green arriva con buona parte del disco già scritta, a volte traspare un certo spaesamento, ma i brani che fanno centro sono diversi. Il pezzo in apertura è una mazzata, breve e incisiva, tant’è che diventerà praticamente fisso in scaletta. Derrick non è Cavalera e non vuole esserlo ed è stato scelto proprio per questo, con il suo grugnito corrosivo che col passato thrash-death del gruppo ha poco a che fare. Choke è un trionfo ritmico e dimostra come i Sepultura fossero diversi da qualsiasi altra band dell’epoca, con atmosfere tribali che vanno a braccetto con chitarre nu metal. Rumors è un altro pezzo degno di nota: il basso di Paulo Jr. tesse trame fangose, mentre Andreas Kisser delizia con i suoi assoli schizofrenici, il tutto unito a passaggi stranianti. Old Earth è stato ripescato durante il tour 2018, in occasione dei vent’anni dell’attuale corso e ad ascoltarlo si capisce il perché: ottimo motore ritmico unito a cantato disperato che evoca visioni apocalittiche, il tutto impreziosito da inedite aperture melodiche, che col tempo diventeranno il marchio di fabbrica di questa versione della band. Floaters in Mud si muove sulle stesse coordinate senza aggiungere troppo, ma ha il pregio di un finale non scontato. Boycott è certamente più compiuto: liriche terzomondiste, Green e Kisser che si dividono il microfono e un assalto sonoro ben calibrato, che sa unire nuovamente melodia e sfuriate ‘core. C’è anche tempo per le divagazioni strumentali di Tribus, prima che si torni all’aggressività di Common Bonds e Reza, forse il momento migliore di tutto l’album, bel mattone infarcito di liriche antireligiose in portoghese, con il microfono che passa per l’occasione nelle mani dell’ospite Joao Gordo dei Ratos De Porao. Paradossalmente è un brano di cui i suoi stessi autori sembrano essersi dimenticati. Si va avanti così, tra potenziali classici e pezzi che aggiungono poco, nonostante qualche passaggio interessante. Si continua con le ospitate: su Kamaitachi si aggiungono i percussionisti giapponesi Kodo, sottolineando ancora una volta come i Sepultura abbiano sempre cercato di far convivere molteplici influenze. Against, va detto, sembra soffrire della stessa “sindrome” del precedente Roots, ovvero di essere fin troppo prolisso e con qualche brano in meno sarebbe certamente risultato più convincente. Funzionano comunque bene Drowned Out, scheggia impazzita di un minuto e mezzo, e Hatred Aside, con un Jason Newsted che sembra divertirsi molto più qui che con i vari Load e Reload. T3rcermillennium e le sue chitarre acustiche chiudono un lavoro all’insegna dell’aggressione sonora, anche se comunque ben ragionata.

Col senno di poi, Against riflette alla perfezione il periodo di incertezza in cui venne composto, tra voglia di rivalsa, momenti fuori fuoco e sperimentazione nelle direzioni più diverse, risultando decisamente più interessante di come viene solitamente ricordato, con almeno metà dei brani assolutamente all’altezza del nome stampato in copertina. Inutile dire che tutta l’attenzione mediatica ai tempi fu catalizzata dai Soulfly, autori di un disco ai tempi acclamato ma, riascoltato oggi, invecchiato parecchio male. Kisser e compagni non si daranno comunque per vinti, continuando a flirtare con hardcore e melodia per altri due dischi, Nation e Roorback, prima di riavvicinarsi ad un suono maggiormente thrash, ma sempre all’insegna della contaminazione. Un album da riscoprire.

Sepultura:

  • Derrick Green, voce
  • Andreas Kisser, chitarra e voce
  • Paulo Jr., basso
  • Igor Cavalera, batteria e percussioni
  1. Against
  2. Choke
  3. Rumors
  4. Old Earth
  5. Floaters in Mud
  6. Boycott
  7. Tribus
  8. Common Bonds
  9. F.O.E.
  10. Reza
  11. Unconscious
  12. Kamaitachi
  13. Drowned Out
  14. Hatred Aside
  15. T3rcermillennium
Carico i commenti... con calma