Prendete tutta la discografia dei Sigur Ros prodotta sino ad ora e buttatela nel cestino: le melodie soavi, i coretti ancestrali e le atmosfere oniriche! Ora ricordatevi quelle rarissime volte(in alcuni frangenti di Von e ()) in cui si lasciava trasparire un certa “angoscia” e mettetele a paragone con questo EP… sembrano canzonette per bambini.

"Brennisteinn" è la negazione di tutti i canoni sigurrossiani.

"Brennisteinn" è un’arte cruda, oscura, lancinante, paragonabile a una randellata sui denti; venuto fuori da chissà quale incubo e tradotto in musica per infondere timore e desolazione. Il tutto in un misto di elettronica, frastuoni in loop e accompagnamenti orchestrali snaturalizzati. Pare una colonna sonora di un film weird diamine!

Le tre canzoni sono l’una più innaturale dell’altra. Partendo dalla title track “Brennisteinn”, l’unica con accompagnamento “consono”; il canto di Jonsi è di quanto più lontano dalla realtà, surreale, glaciale e nichilista; la batteria di Orri è martellante, repentina, e in sottofondo si erge una motivo mastodontico, solenne. La seconda “Hryggjarsu´la” è indubbiamente una delle più brutali del repertorio Sigur Ros, un dark ambient da far impressione a Lustmord; terrificante nella sua quiete suprema. L’ultima, “Ofbirta”, sembra l’unica nella sua oziosità a illuminare l’ascoltatore; una matassa destinata a non sfociare mai, chiudendosi inevitabilmente intrappolata nei suoi stessi meandri in un loop rallentato ed infinito.

I Sigur Ros con questo nuovo EP pre-Kveikur se ne sbattono del loro successo meritato, vogliono dimostrare che non si adagiano sugli allori come molti hanno fatto e faranno, ma anzi sono in continua ricerca ed evoluzione, in un ininterrotto svisceramento del loro vastissimo sound raggiungendo e concedendoci spiragli degli estremi più inaccessibili.

Le valutazioni sono soggettive, ancor più nel caso dei Sigur Ros, ma non posso trattenere la mia stima nei loro confronti, per quello che hanno fatto, per quello che propongono, per quello che sono.

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