Ecco perchè non volevo stilare la lista dei migliori dischi del 2009.
Questo (Gennaio, Drag City), mi è sfuggito. Sono riusciuto a dimenticarlo in ogni contesto, dalle bacheche affollate alle amichevoli conversazioni private, e mi sento in colpa, mi sento maledettamente in colpa, perchè è sempre spiacevole dimenticarsi di qualcuno. Regalare attimi di celebrità ai più visibili o ai soliti noti o a chi ha la botta di culo di passarti casualmente per la testa in quel momento, per poi non citare chi ti ha lasciato veramente qualcosa, venendo così meno al bello di questi argomenti, la varietà.
Certo, poi ti capita di riascoltarlo e di ragionarci sul perchè, e la situazione inizia a prendere una piega diversa. Non è un disco come gli altri, è un altro livello, una visione distante. "Rtz" non è musica, non è intrattenimento, è un' atmosfera. Non sono neanche sicuro di essere riuscito ad arrivare fino alla fine, nè di averlo capito, forse è proprio per questo che è entrato nelle mie grazie, perchè ogni volta scopro qualcosa di nuovo, e so che è una storia che non finirà mai, non si possono metabolibozzare circa due ore di chitarre che entrano e sfumano, che si accavallano. E la voce di Ben Chasny qui non è altro che un dolce fruscìo. L'unione di questi semplici elementi (registrati in casa) ordinati da percussioni improvvisate con il primo oggetto trovato a fianco al quattro piste, crea un intreccio lisergico che muta completamente la situazione attorno a te, catapultandoti direttamente nelle terre aride tra Messico e bassa California.
Chasny con "Rtz" ha messo a nudo la sua sacrà intimità.
"Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore.
Là io viaggio, e l'unica sfida che valga e attraversarla in tutta la sua lunghezza.
Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato."
Don Juan
E qui di cuore ce n'è tanto.
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