Una bomba ad orologeria questo "Slave To The Grind", secondo cazzutissimo album degli Skid Row che riscattarono la non proprio eccelsa prova del loro debut-album omonimo che ricalcava in tutto e per tutto il sound tipicamente glam metal, tanto in voga negli anni '80 e che fortunamente andava spegnendosi alla fine del decennio.

Quest'album invece è di tutt'altra pasta: con una sapiente fusione tra Judas Priest e Warrior Soul, gli Skid Row diedero vita ad un'album assolutamente fuori dagli schemi, una vera e propria perla della musica anni '90 nonchè uno dei vertici del genere hard rock/heavy metal.

Basterebbe ascoltare la sola "Monkey Business" per capire che il vento è cambiato: le prime note di chitarra stanno lì a richiamare certe rassicuranti atmosfere western sulle quali Bach si adagia con un cantato sussurrato che vuole essere un pò come la calma prima della tempesta: da lì a poco, infatti, arriva un'urlo incredibile di quelli che non ti scordi (tra l'altro replicato piuttosto bene in sede live), e che trasmette una carica pazzesca... eppoi dentro con tutti gli strumenti che seguono a ruota il cantato di Bach che assomiglia a uno sciogli-lingua, tanto è veloce è intricato; bellissimi i riff, davvero travolgenti e grezzi al punto giusto. E siamo solo all'inizio. 

Il disco infatti è un susseguirsi di pugni musicali come la veloce "The Threat", la martellante title track (votata come una delle migliori canzoni metal di sempre), la punkeggiante "Riot Act", l'esplicita, fin dal titolo, "Get The Fuck Out" o ancora la poderosa "Psycho Love", con il basso in evidenza e assolo da paura; in "Livin On a Chain Gang" è Bach a svettare con la sua voce che tocca con sorprendente facilità le note più alte. Ma in questo senso è con "Quicksand Jesus" che si  resta allibiti: la canzone è una semi-ballad, un crescendo di emozioni che esplodono con la terrificante (nel senso migliore del termine) voce  di Bach che sopratutto nel finale  dimostra una straordinaria apertura vocale. Probabilmente la canzone migliore del disco, alla pari con "Monkey Business". Con "In a Darkened Room" forse si esagera un pò, visto che la canzone si rivela un pò troppo "lagnosa" e che forse vorrebbe emulare "18and Life". Con "Mudkicker" si rialza il volume con i soliti riffoni anche se la canzone in questione è più sostenuta, quadrata. Il finale del disco è affidato all'ennesima grande ballad (in pratica un marchio di fabbrica Skid Row) "Wasted Time" che chiude il disco come meglio non poteva.

In definitiva il miglior album degli Skid Row (d'altronde ne hanno fatti solo 3), uscito giusto in tempo, prima dell'ondata grunge che stava lì lì per monopolizzare l'attenzione di tutti, e che si colloca come a punta di diamante del genere.

Probabilmente questo lavoro avrebbe meritato una recensione migliore ma vabbè, in certi casi bisogna fidarsi del Giustiziere: rimediate il disco, inseritelo nel lettore, pigiate il tasto play e... muovete il culo! (Bonny91 docet ;-)

Il mio disco preferito.

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