Sono passati quasi sei anni da quando uscì "Key Markets", l'uscita discografica che ha lanciato gli Sleaford Mods sui grandi palchi meritatamente una volta per tutte.

Di acqua ne è passata sotto i ponti da allora...
Qualche anno fa fecero uscire "English Tapas", album che coincide con la consacrazione definitiva del duo. Si dimostrano una compagine anche piuttosto prolifica, infatti esce pure "Eton Alive" nel mentre.

Personalmente l'uscita di quest'ultimo mi ha fatto storcere non di poco il naso, poichè l'ho trovato un album sufficiente ma abbastanza sottotono, mancando di tracce cardine, a parte un paio di veramente ottime. Ma l'album non esplode mai.
I testi di Jason Williamson sono sempre sul pezzo, su questo non c'è dubbio e sono inattaccabili, però dal punto di vista musicale (anche strutturalmente) sfocia quasi nel noioso.

Ma ecco che arriva l'anno nuovo e arriva "Spare Ribs", uscito giusto due settimane fa.
Ispirati senz'altro dalla situazione COVID-19, con la pandemia al suo apice nel periodo in cui è stato scritto e registrato, gli Sleaford Mods trovano nuova linfa vitale, freschezza e altri motivi per cui sparare a zero su un po' di tutto, come sempre. Il centro delle tematiche resta la critica alla situazione sociopolitica britannica, come da consuetudine, ma non mancano mai nemmeno gli attacchi ai social media.

"Spare Ribs" è ciò di cui il duo aveva più bisogno, lo dico subito.
Pur restando fedeli alle loro tradizioni ed origini, si mettono alla prova sperimentando con basi piuttosto variopinte in termini di sound: se da una parte non mancano le bassline Post-Punk minimaliste che li hanno caratterizzati fin dagli albori su cui dare sfogo alle liriche al vetriolo di Williamson, questa volta c'è più influenza elettronica.
Influenza elettronica che spazia su diverse sonorità, mostrando svariate facce musicali del duo: se sulla title-track "Spare Ribs" e "All Day Ticket" se ne escono con delle basi decisamente Dance-Punk che non possono che far pensare agli LCD Soundsystem e ai Death From Above (specialmente la title-track), su "I Don't Rate You" i toni diventano più cupi e più acidi, quasi ipnotizzanti, tra spruzzi di glitch qua e là.
Cupa e misteriosa è anche "Mork n Mindy", traccia che vede la partecipazione di Billy Nomates come ospite (!) e quest'ultima si dimostra una perfetta alleata, donando ulteriore freschezza al sound di un brano che si può dire sia uno dei più riusciti dell'album, a mani basse. Profumi di "Amlux" di Merzbow, ve la butto là.
Altra ospite è Amy Taylor sul singolo "Nudge It", collaborazione meno riuscita di quella appena citata ma che comunque contribuisce positivamente alle novità proposte.
C'è pure spazio per la simil-ballata tenebrosa "Fishcakes" a concludere il tutto.

Gli Sleaford Mods sono tornati col botto con una ventata di piccoli cambiamenti ed evoluzioni stilistiche.
Hanno davvero creato un agglomerato di colori, toni e gusti con la proposta musicale di quest'uscita, capace di soddisfare diversi palati.
Se "Eton Alive" mi aveva lasciato un po' di amaro in bocca, ora è svanito del tutto.

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