Seguo i Soilwork dal loro debutto con Steelbath Suicide e nonostante gli svedesi ora suonino tutt'altro genere (siamo onesti, non bastano blast beat e doppio pedale come base di riff veloci poi melodici alternati a clean vocals per definire un disco "melodic death metal") li ammiro per due motivi; il primo è quello di esser riusciti a mantenere un proprio sound a differenza di altri loro connazionali, il secondo per aver raggiunto l'obiettivo di aver realizzato un doppio CD di inediti.

Registrare e comporre un doppio album non è cosa da tutti - di qualunque genere musicale esso sia - ma l'altro lato della medaglia rivela subito il grosso errore di questa  release ... la discontinuità!! "The Living Infinite" non è altro infatti che un mix di brani metal intervallati da tracce più rock, sarebbe stato più saggio inserire tutti i brani metal su un CD e tutti i brani rock sull'altro CD. Un esempio? Le tracce numero 2,9 e 10 del Disco 1 ("Memories Confined", "The Windswept Mercy" e "Whispers And Light") risultano pesci fuor d'acqua in mezzo a tutte le altre 7 canzoni, come d'altro canto la traccia di chiusura del Disco 2 ("Owl Predict, Oracles Stand Guard") pare inserita a puro scopo riempitivo per raggiungere quota 20 dato che non riesco a trovarne un nesso con tutto il resto dell'album.

Eviterò l'analisi "track by track" perchè con doppio album mi dilungherei all'inverosimile; "Spectrum Of Eternity" e "This Momentary Bliss" sono i primi due singoli messi in circolazione tramite il canale Nuclear Blast e (tralasciando l'ennesima intro CD di archi seguita da blast beat di batteria ormai in voga) ascoltandoli prima di acquistare il CD potrebbero far pensare ad un interessante ritorno alle idee partorite in A Predator's Portrait ma non aspettatevi nulla di ciò; nonostante la band di Helsingborg abbia ricevuto nuova linfa musicale con l'ingresso dei chitarristi Sylvain Coudret / David Andersson e l'eccellente drumming di Dirk rimpiazzi egregiamente lo storico Henry Ranta il resto del disco (ad eccezione di episodi come "Vesta" e "The Living Infinite pt.2" - dal sapore quasi country grazie alle loro aperture acustiche - "Long Live The Misanthrope" - del quale la band ha pure girato un video a mio parere insensato tranne per il nonno che fa headbangin' - "Antidotes In Passing" - che personalmente adoro per le sue sonorità opethiane - e "Loyal Shadow" , strumentale dove la band attinge da influenze prog/rock le quali paion richiamare "In The Dead Of Night" degli U.K.) è un continuo riecheggiare delle ombre di Natural Born Chaos ("Tongue", "Rise Above The Sentiment"), Figure Number Five ("Memories Confined", "Whispers And Light" e "Parasite Blues") e Stabbing The Drama ("Let The First Waves Arise", "Leeches")  intervallato da brevi momenti in cui rispuntano i Soilwork di The Chainheart Machine.

Detto questo, produzione audio ottima come al solito (forse i clean vocal di Bjorn Strid risultano eccessivamente effettati in alcune occasioni) e bel lavoro di arrangiamenti; consigliato ad ascoltatori di mentalità aperta ma sconsigliato ai fan di vecchia data.

NOTA PERSONALE: Se lavorassi per il Servizio Autostrade lo consiglierei come album da viaggio.

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