"All'odio, all'amarezza, alla sofferenza, agli scoraggiamenti e alle sbornie: senza di voi realizzare questo disco non sarebbe stato possibile". Questa frase campeggia nel booklet del capolavoro Epicus Doomicus Metallicus degli svedesi Candlemass, band che se non ha inventato il genere doom, certamente ne è tra i massimi esponenti. Coloro che hanno ben codificato il genere, dando alle luce almeno tre album di un'importanza ad oggi inestimabile. Ora voi vi chiederete cosa centrano i Candlemass con i Solitude Aeturnus. La risposta è presto detta: al di là del doom, credo musicale di entrambi i gruppi, il punto di contatto tra le due band è il singer. Robert Lowe che con gli svedesi ha registrato gli ultimi due album, "King of the grey islands" e "Death magic doom", ma che è anche il leader degli americani Solitude Aeturnus, altra band di assoluto rilievo nel panorama doom metal.
Il disco in questione che nel titolo dà il là a quello che è il credo della band è stato rilasciato nel 1990, nel momento in cui i "fratelli" svedesi perdevano la loro verve musicale. Forse proprio per questo motivo l'inizio è stato quello maggiormente seguito dai fans, che vedevano nella band texana una valida alternativa ai doomsters di Stoccolma. In questo senso in Into the depths of sorrow troviamo gli elementi che hanno reso grandi i Candlemass: chitarre lente e monolitiche, ritmi dilatati e testi incentrati sulla solitudine e l'esistenza umana con le sue difficoltà. Quello che rende "innovativi" i Solitude Aeturnus è la loro attitudine maggiormente heavy, che si distacca dalla liricità epica candlemassiana per adagiarsi principalmente su schemi musicali più vicini ai Metallica, nonostante la proposta musicale non si allontani troppo dal doom più classico. La line-up, al tempo formata da Lowe alla voce, Edgar Rivera e John Perez alle chitarre, Lyle Steadham al basso e John Covington alla batteria, si dimostra quantomai affiatata e confeziona un ottimo album di doom metal, il primo di una carriera che li ha visti con il passare degli anni fuori dal "giro" dei gruppi che contano.
"Into the depths of sorrow" è un album classicamente doom, sia nella struttura dei brani che nelle lyrics. Le difficoltà esistenziali, i problemi umani, la solitudine sono i temi maggiormente affrontati dalla band, che dopo l'intro "Dawn of antiquity" esplicita con il riff di "Opaque divinity" il loro sound:niente di nuovo, non fosse che comunque i Solitude riescono a creare song coinvolgenti e sofferte. La voce di Lowe, sebbene tenti più volte di fare il verso a Messiah Marcolin, resta di buon impatto e il singer troverà con il passare degli anni la sua maturazione definitiva. Altro esempio dell'heavy/doom dei texani è la seconda traccia. "Transcending sentinels" è a mio modesto parere l'highlight dell'intero lavoro, grazie ad un inizio lento che fa presagire l'avvento prepotente delle chitarre e i pur sempre pregevoli vocalizzi di Lowe. L'accoppiata "Destiny falls to ruin" e "White ship" abbassa il tiro della pesantezza, ma spicca l'andamento "belligerante" della seconda. Con l'eccellente "Mirror of sorrow" si ritorna invece a quelle atmosfere cupe e decadenti splendidamente rievocate nei loro album dai Candlemass.
Il debutto discografico dei Solitude Aeturnus, curato per l'occasione dalla Roadrunner records, è un cd di assoluto valore artistico, sebbene risultano evidenti richiami di matrice svedese. La maturazione definitiva del loro sound avverrà nei lavori seguenti, mentre con "Into the depths of sorrow", la band capitanata dal singer Robert Lowe ha posto le basi per il loro credo musicale, che troverà molti sostenitori negli anni a venire.
1. "Dawn Of Antiquaty" (1:02)
2. "Opaque Divinity" (6:24)
3. "Transcending Sentinels" (7:34)
4. "Dream Of Immortality" (7:52)
5. "Destiny Falls To Ruin" (5:05)
6. "White Ship" (6:10)
7. "Mirror Of Sorrow" (7:36)
8. "Where Angels Dare To Tread" (5:56)
Elenco tracce testi samples e video
02 Opaque Divinity (06:24)
The apostle awake
Inside a dream
Revealing what shall come to be
With strengthened sight
Tears of stone fell from his eyes
Paving paths than none should follow
Behold the Beginning of Sorrows
Behold that which ascends with doom
When the great river has dried
We shall find the Kings from the East
Do not seal the words of the prophecy
The time is soon at hand
He who is unjust - let him be unjust still
He who righteous - let him be righteous still
And let he who walks on the path which is clear
Find peace within himself
We are our own
We reap what we sow
Heed the warning cast among ye
That bring sorrow upon the land
The cities will fall
The mountains will speak
Among plague's disease
Our efforts to weak
If his is to come
Once more shall we sing
And upon the Earth fall to our knees
Among all what we are and all that we may be
All that we may be
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Altre recensioni
Di Hellring
Questo è uno dei pochi album doom che riesce a risollevarmi nelle tipiche giornate no.
Beyond è l’essenza del doom. Finalmente chitarre lente e oppressive che schiacciano con la loro pesantezza l’ascoltatore.