Dopo la straordinaria carica emotiva del capolavoro "Through the darkest hour", la band statunitense Solitude Aeturnus, guidata dal leader e vocalist Robert Lowe, si è trovata nella difficile situazione di dover confermare un successo di critica che li aveva portati ad essere una delle maggiori band doom del pianeta. La loro era quindi una posizione delicata, dalla quale è stato partorito nel 1996 il quarto album in studio: "Downfall". Un album che ha con il precedente diversi punti in comune, ma che allo stesso tempo si allontana da esso in maniera netta. In "Throught the darkest hour" l'heavy veniva accantonato in favore di una più marcata tendenza al doom puro, quello in stile Candlemass degli esordi. In "Downfall" invece è la vena doom ad essere messa da parte, mentre l'heavy diviene il vero genere del platter. Le song si accorciano, la pesantezza delineata dalle sei corde diminuisce. Il risultato è comunque di elevata fattura, grazie alla grande capacità di far scaturire intensi stati emozionali anche nelle più semplici coordinate stilistiche.
Questa scelta di alleggerire il sound contribuisce a rendere più scorrevole il disco, agevolando l'ascolto e appianando quindi quello che era stato l'unico difetto del precedente lavoro discografico. Si percepisce fin dal primo ascolto una maggiore stabilità sia nella proposta sia all'interno della band. Forse per la prima volta i Solitude Aeturnus avevano davvero pensato di alleggerire il sound e distaccarsi dal "classicismo" dei precedenti tre album. Una scelta forse dettata dalla voglia di catturare più consensi sul piano discografico. Fatto stà che Downfall è comunque un disco di assoluto valore, ancora una volta costruito attraverso un songwriting di potenza garantita.
"Phantoms" dilania con il suo arpeggio distorto, così come la più sofferta "Chapel of burning", impreziosita da una grande prova dietro il microfono di Lowe. Grande apporto anche dalle chitarre di Edgar Rivera e John Perez che intrecciano i loro riff in "Together and wither". Non c'è una song che spicca sulle altre ma sono comunque pezzi di buona fattura che guadagnano quel qualcosa in più grazie alla voce del singer. E' invece inutile la cover di "Deathwish" dei Christian Death, distante dai canoni dei cinque americani.
Downfall è un album che conferma l'assoluto valore della band, nonostante esso non rappresenti l'apice compositivo dei doomsters. Un lavoro frutto innanzitutto della mente di Robert Lowe, mastermind del gruppo e vero trascinatore. Il resto della band si muove intorno ad esso, tessendo con classe delle melodie semplici ma d'impatto.
Era difficile riconfermarsi dopo il superbo capolavoro precedente ma i Solitude Aeturnus sono riusciti ancora una volta a dare alla luce un album compatto e ben suonato che li ha portati ad essere uno dei punti di riferimento del doom mondiale, in particolare negli Stati Uniti. Complimenti a loro.
1. "Phantoms" (5:57)
2. "Only This" (5:25)
3. "Midnight Dreams" (6:05)
4. "Together And Wither" (5:36)
5. "Elysium" (3:08)
6. "Deathwish" (2:15)
7. "These Are The Nameless" (5:24)
8. "Chapel Of Burning" (4:24)
9. "Concern" (6:16)
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