Sono in un periodo pieno di nostalgia. Cammino sconsolato per il mio soggiorno e ogni tanto ripesco quei dischetti che non ascolto da almeno un anno. Esaminiamo questo "Down On The Upside". Cosa mi dice? Cosa mi trasmette? Perchè è spesso considerato una fetecchia da pubblico e critica?

Ovviamente è facile notare come l'hard rock macho di "Badmotorfinger" sia stato completamente abbandonato. Qui la voce di Chris non azzarda assurdi acuti, e gli altri tre componenti non risultano più troppo coesi. Il disco è dispersivo, per niente compatto, anche grazie ad una tracklist di 16 tracce. A me, sinceramente, non interessano molto canzoni come "Rhinosaur", "Dusty, "Overfloater", "Switch Opens". Poi mi da leggermente sui nervi l'irragionevole sperimentalismo di "Applebite". E questi pezzi sono già un terzo del disco.

Eppure, li giù nel sottosopra, escono capolavori che risollevano (di molto) il livello dell'album. I singoli sono potenti, ci sono due-tre episodi tendenti al punk, influenze orientali, lenti pezzi blues.

"Tighter & Tighter" la eleggo la migliore del disco e uno dei picchi della loro carriera. "Never The Machine Forever" è l'unica canzone scritta da Kim Thayil, ed è qualcosa di devastante. Mi ricordo il mio primo ascolto, quando il termine adatto era "inaudito". E poi adoro uno dei loro pezzi più snobbati, "Boot Camp". Non riesco a capirne la ragione. Probabilmente non c'è, ma se un giorno la capirò aggiungerò un commento qui sotto.

Chiaramente il capolavoro che è "Superunknown" oscura questo ultimo (per adesso) episodio, che arranca cercando di proseguire sulla strada del suo predecessore. In ogni caso, "Down On The Upside" offre parecchi spunti di riflessione. L'ego dei singoli membri della band si fa piccolo, si sacrifica in favore di arrangiamenti più curati. Non si tratta più di mettere in mostra la propria mercanzia, comunque sempre piacente, ma di porsi al servizio di una più alta forma d'arte.

Per questo, dico che questo lavoro aveva in sè il potenziale per essere l'opera magna dei Soundgarden. Il progetto è sfumato per colpa di qualche filo spezzato nella coesione del quartetto.

Merita un 4 pieno, nulla di meno e nulla di più. Si tratta, come ho scritto, di un disco capace contemporaneamente di stancare e di elevare la mente. Forse sto dicendo un mucchio di cazzate, ma un contrasto interiore è ciò che provo ogni volta che metto questo ciddì nel mio stereo. See you soon, Chris.

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