Al tempo l' acquisizione di questo ellepì è stata fortuita, la copia era di uno dei proprietari del negozio di dischi e il suo collega, che non lo sapeva, l' ha venduta... E qui si apre un mondo che è quasi impossibile descrivere perché c' è una tale perfezione celestiale ma fatta in terra che ci abbandoniamo ipnotizzati da cotanta bellezza. Nel 1987, per questa band di Detroit, la scusa passa per gli strumenti classici del rock ma in una maniera da tirar fuori sentimenti a cui non possiamo dare un nome razionale: siamo inondati da una "cosa" che ci trasporta da un' altra parte.

Folk underground psichedelic mystich pop rock convivono e ci trasportano in essenze cristalline e purificatrici. La voce incantata di Bob Sterner, che da una decade ci guarda da lassù, ci accompagna nel labirinto psichico della nostra mente aiutandoci a trovare pezzi del nostro intimo nascosti, occultati, oscurati dall' ego. Non da meno sono, per creare questa amalgama indivisibile, le percussioni ancestrali di Odell Nails, la chitarra evocatrice di Brad Horowitz, il basso ipnotico di Hobey Echlin: campanelli, ocarine, armoniche a bocca, voci e rumori perfezionano il trasbordo astrale.

Una confessione così diretta e pulita in assenza di dolore che ci sospende in una landa di piacere impersonale dunque non definibile materialmente. I sentimenti ci sono ma tradotti in un modo quantico: la penetrabilità dei corpi invisibili, superando le limitazioni del nostro veicolo biologico, apre ad una regressione ipnotica dove si sperimentano sensazioni sconosciute. Gli intrecci e le atmosfere sonore ci cullano in tensione in una zona onirica tangibile e atterrente: "gli incubi danzano con i sogni".

L' ambaradan sonoro ci trasporta direttamente sul luogo psichico di quello che è accaduto funzionando come una macchina del tempo che annulla l' inganno spaziotemporale. Il disco suona una meraviglia celeste che esplica miraggi e visioni riportati da ciclici passati fasti di noi umani non terrestri facendo intravedere, con un velo di tristezza e una punta di malinconia, che l' esperienze evolutiva per alcuni non si è mai spenta. L' età dell' oro ritornerà per tutti come è sempre stato, anche per il bambino della copertina che è in ognuno di noi.

Tutte le canzoni sono talmente pregne di umano da risultare a tratti talmente forti dal lato emotivo da essere a malapena sopportabili: terribile la bellezza che ne scaturisce, ci ferisce mondandoci. A parte il mio derapamento seriale per lande celesti il lavoro in questione sorprende per pienezza complessiva e possiede quel brivido imprevedibile che arriva inaspettato dove ti fa intravedere che la vita è altrove. Inatteso ensemble che ci accompagna in scomparse e riavvicinamenti, sospensioni e riprese per un incontro sincero con l' Umano.

Inciso sul lato A del vinile vicino al numero di serie troviamo: “Only the wisest of men can heart it...” e sul lato B: “...only the most foolish of men believe it.”

Un devoto invito all’ ascolto, il link ve lo lascio al primo commento. Fatela questa “Trial”...

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