Trasferta a Torino, in solitario. Avrei scavalcato montagne a piedi per vedere questo concerto, lo aspettavo da troppo tempo. So di essere nel posto giusto. Dei bellissimi murales colorati danno il benvenuto alla mia sete artistica. Lo Spazio 211 è un locale piccolissimo, ricorda la sala da ballo della festa delle medie con tanto di palla a specchio che ruota sul soffitto e un palchetto rialzato di due gradini. Praticamente non c'è divisione tra pubblico e musicisti. La possibilità di poter abbracciare, in un ambiente così intimo, tutta la sensibilità e l'intensità sprigionata dalla musica degli Sparklehorse mi fa sentire al settimo cielo! Beh, avevo avuto il primo contatto live con il genio Linkous in uno stadio, prima del concerto dei R.E.M., potete capire!
Quindi non mi pesa per niente attendere fino a mezzanotte, quando sale sul palco Christian Fennesz. Ha di fronte a se un ampio tavolo di attrezzatura elettronica e un laptop con cui inizia ad armeggiare. Un dispositivo non sembra funzionare come dovrebbe, ma niente paura, una "sberletta" e la spia rossa si accende! Così inizia a creare una interessante base di effetti che a breve sfocia in una fragorosa eruzione sonora, quando imbraccia la Fender. L'onda elettronica non riesce a disperdersi in un ambiente così contenuto, anzi si infrange sulle pareti per poi tornare indietro con forza raddoppiata. Visto l'orario e il caldo infernale questo porta un po' di sconcerto tra il pubblico, sorpreso dal bel sovraccarico. Breve performance ma abbastanza da farmi incuriosire sul tipo di musica... proprio come mi ha detto un amico, la particolarità di Fennesz è quella di suonare la chitarra in modo che sembra tutto tranne il suono di una chitarra!!
Cambio palco, finalmente si avvicina il momento fatidico. L'ossigeno inizia a mancare e il pubblico impachettato in un fazzoletto inizia a farsi sentire. Qualcuno esce per prendere un po' d'aria, io non mi scollo dalla prima fila. Ora ho davvero i brividi. Viene sistemato uno sgabello rosso di fronte al microfono e dietro è proiettato un cavallo bianco alato su sfondo ocra. Eccoci! Finalmente Mark Linkous fa il suo ingresso accolto dall'esortazione dei presenti. Si siede. Occhiali da vista e cappello da pescatore ben calato in testa, ma anche così nascosto il pubblico sembra già perfettamente sintonizzato sulle sue frequenze. Ed infatti inizia a suonare con una magica scatola rumorosa tra le mani, ci sono adesivi a forma di stella attaccati ai bordi. Chissà se ha qualcosa a che vedere con la Box Of Stars delle due tracce presenti in Good Morning Spider. Fatto sta che appare completamente assorto nel creare gli effetti e le interferenze familiari che introducono la prima canzone "It's a Wonderful Life". Ha un doppio microfono o microfono a due teste, seguendo una dicotomia continua, uno di essi filtra la sua voce, la corrode. E tanto per mettere subito le cose in chiaro canta "Sono l'unico in grado di cavalcare quel cavallo laggiù" e, su una base di valzer rallentato, carillon e polvere digitale a fare da contrasto, con la sua solita disarmante semplicità, aggiunge "sono un pantano di rane avvelenate".
Il dolce-amaro esce con maggiore evidenza nella decadente "Weird Sisters", dove il lento incedere di affilatissime pennate di chitarra la fanno da padrone alternandosi alla sottile voce... sempre sul punto di rompersi, ma non si rompe mai. La canzone si chiude meravigliosamente in un piccolo trotto, un giro di accordi che lascia intravedere un lembo di speranza. E' l'ora dell'inno... Alle prime note di "Homecoming Queen" parte uno scroscio di applausi tanto che Mark si ferma e ci invita, se vogliamo, a cantare nel ritornello. Ma non serviva dirlo visto che il coro di voci parte subito dall'attacco shakespeariano "A horse, a horse, my kingdom for a horse"!! La voce è uno spillo sostenuto da altre voci. "Grazie, Grazie" continuerà a ripetere in italiano per tutta la serata. Da queste prime canzoni si inizia a capire il leitmotiv su cui ruoterà l'intera setlist... Mark ha deciso di presentarci in modo approfondito un lato della sua musica, forse quello prevalente. Come una retrospettiva, una performance di soli pezzi lenti e struggenti, sottili, impalpabili eppure, per chi ascolta veramente, emotivamente devastanti e sublimi. Mancano del tutto i raptus power pop e rock, perciò chi tra il pubblico chiede a gran voce "Pig", "Hammering the Cramps" o "Happy Man" si sentirà dire "next time, I promise". Confesso che avevo tanta voglia di vedere all'opera il mitico batterista del tour americano Johnny Hott in canzoni come Apple Bed (andate su YouTube per vedere), ma l'iniziale amarezza per l'assenza della band tradizionale, basso e batteria, si trasforma in felice sorpresa. Non a tutti è destinato un set così particolare!
Ad accompagnare Mark sul palco ci sono per l'occasione i The Dead Texan. Christina Vantzou alla sua destra crea le basi, alle prese con Mac, glockenspiel, tastiere e giocattoli. Si aggiungerà anche Adam Wiltzie (Stars of the Lid, Aix Em Klemm) in un secondo momento con un altro laptop e seconda chitarra+ tastiere. Un quarto elemento sono le stupende proiezioni preparate da Christina, che è anche una filmaker. Le sue ambientazioni visive, diverse per ogni canzone, aumentano la già forte empatia, vanno a braccetto con le melodie e i testi impregnati dell'immaginifico mondo di Linkous, di spazi gassosi e fattorie americane. L'animazione di un uomo che corre per una strada e si perde lungo un orizzonte irraggiungibile accompagna la dolce e malinconica "Saturday". "Andrei avanti e indietro dall'inferno per vedere il tuo sorriso Sabato" e così canta dell'incapacità di esprimere un sentimento a una persona, perché lo si rimanda al Sabato successivo, rimandato a un riff di chitarra che si apre fresco e sospeso. Lascia che sia.
In accordo con i testi, sono soprattutto soggetti naturali e del mondo animale a comparire nei filmati. Uccellini che cambiano colore e forma sugli alberi, funghi che si dilatano e si gonfiano durante "Sad and Beautiful World". Non è certo il paradiso bucolico dell'età dell'oro... malattie, fantasmi e orrori sono sempre dietro l'angolo, ma ogni volta che i raggi del sole riescono a trovare un varco tra quelle spesse nubi è uno spettacolo, una gioia immensa, una luce scintillante... come la bellezza irradiata da "Sea Of Teeth", toglie il fiato: "Puoi sentire il vento di Venere sulla tua pelle/ sai gustare lo scontro del rossore di un tramonto che muore?/ Le stelle rimarranno appese per sempre/ nei fanghi sanguinanti dell'estate". Mark ci rivela che è la sua canzone preferita tra quelle degli Sparklehorse e come dargli torto!! L'atmosfera diventa sacra... un sinth di organo bagnato da sonorità spaziali e la canzone, così come l'animazione, dal sole si riversa nelle profondità marine. Si formano le linee di un sommozzatore che, nuotando, occupa l'intero sfondo e ci conduce nel mistero "I mari ribollono per sempre/Gli alberi si trasformeranno in terreno".
Non ci posso credere, per prolungare la mia gioia attacca con "Hundreds Of Sparrows". Una splendida melodia che si apre tra violini ariosi e passerotti dorati e quando arrivano quelle parole non puoi non scioglierti, sbalordita da come qualcuno possa aver concepito versi come : "Il mio spirito raramente rimane nel mio corpo/ vaga per l'arida campagna/ cercando un posto in cui riposare/ la tua testa sopra il mio petto/ e posso sentire il cuscino del tuo seno/ tu vali centinaia di passeri".
Dopo questa romanticità luminosa e mai scontata, perché ridotta sempre all'osso, ombre si stagliano sul palco. Fuoco e oscurità, "Heart Of Darkness" si dipana come una fiammella lapidaria quanto intensa, seguita da "Painbirds" che Mark senza ironia presenta come uno dei brani più uptempo dell'intero set. Si cimenta poi in un falsetto appena accennato durante "Gettin It Wrong". Una voce quasi femminile, ammaliante, in un impasto digitale ad alta resa che esalta l'intimità dell'unico pezzo, e dico l'unico, tratto dal nuovo album "Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain"! Anche da queste scelte si capisce il valore di chi preferisce presentare quello che sente piuttosto che presentare per promuovere. E' l'espressione artistica più pura, nuda e vulnerabile. E' un rubinetto che perde mentre osservi e ascolti goccia su goccia cadere. Alcune gocce possono venir giù storte e fare un tonfo, ma non vuoi altro che raccoglierle perché essenziali, perché acqua preziosa.
Quasi sempre si pesca dal mazzo dell'album d'esordio 'Vivadixiesubmarinetransmissionplot' come in chiusura. "Gasoline Horseys", richiesta anche da qualcuno del pubblico, marcia lenta imprimendoti al meglio il suo scorcio evocativo da ninna nanna lugubre. Infine "Spirit Ditch", tra le mie preferite di sempre, è quella che partendo dalla concretezza e da singoli dettagli, "rivoglio indietro i mie dischi e il serbatoio della motocicletta che ho verniciato a spruzzo di nero", ti catapulta completamente in un mondo surreale e stravagante. Un arpeggio elementare maledettamente suggestivo, due note di piano che si rincorrono alternandosi e sei avvolto in un manto di stelle, contro presenze minacciose. E' un po' il fulcro di tutta la musica degli Sparklehorse quello di esorcizzare il dolore e le paure trasfigurandoli in forme fantastiche, nascoste nella quotidianità delle cose più semplici. Fare del dolore un'armonia. Mark esce tra gli applausi più sentiti.
I bis ci riservano altre due gemme. "Saint Mary", suonata raramente dal vivo, narcotica, stilla il suo spasimo in modo straziantemente raffinato e disarmante e "Babies On The Sun". Christina per questo brano prende un megafono giocattolo. Al primo tentativo non riesce a tirarne fuori alcun suono ed è simpaticissimo lo sguardo divertito che si scambiano Mark e Adam... la seconda volta però non sbaglia riproducendo il "laaaa laa laaa" spensierato del disco. Cantano tutti e tre. Il cavallo scintillante, prima di scomparire e dopo averci turbato/deliziato come sa fare bene in punta di piedi, riprende la scatola di stelle per ritornare allo stato gassoso ed evaporare in aria come bambini al sole.
Se credete che un concerto di 50 minuti sia poco... iniziate a riflettere sul fiume di parole ed emozioni che ha generato in una spettatrice rapita! Alla prossima apparizione Mark!
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