Quando si parla di innovazione, non può non venire subito in mente Scott "Wino" Weinrich, uno che della parola innovazione ha fatto il suo credo in musica.

Di Wino, il più grande erede della Tradizione Sabbathiana, se n'è già parlato parecchio. Titolare dei migliori gruppi doom-rock in giro dagli anni '80 in poi, nonché collaboratore di altre leggende (per tre anni voce dei Saint Vitus), il suo motto da cinque lustri a questa parte è sempre stato: sostanza e costanza. E continua ad esserlo.

Gli Spirit Caravan sono il Wino-project più desertico, drogato, fuzzoso, settantiano e southern; una festa di chitarre affogate nell'LSD e ispirato riffaggio al pari dei vecchi mostri sacri. Perché a differenza della maggior parte dei gruppi hard-psych, le sue composizioni seguono sempre un filo logico. Hanno un corpo compatto e deciso, niente divagazioni inutili (quel tanto che basta), il songwriting come fondamento di tutto. Le redini del flusso sonoro ben salde in pugno.

Tutti noi sappiamo che nel rock la cosa più importante è l'innovazione, perciò: niente deliri psichedelici senza capo né coda ma solidissimo e appassionato rock in odore di Marijuana. Ovvero: i Sir Lord Baltimore hanno appreso la lezione dei Saint Vitus.

The Last Embrace raccoglie i due introvabili LP nella loro interezza (alcuni pezzi sostituiti dalle versioni su 7'') rimasterizzati da urlo, più alcuni inediti e rarità varie. Cioè, a parte l'EP Dreamwheel (che comunque è ancora in stampa), tutto ciò che gli Spirit Caravan hanno fatto.

Due gustosissimi ciddì per ventinove anthem che sanno un po' di muffa ma che, tra giri di chitarra memorabili, chorus da brividi, ballatone, leziosità psichedeliche, doom spakkaossa, hanno tutto ciò che un (triplo) disco Rock deve avere, e anche di più.

In una parola: innovazione.
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