Quella donzella di Annie Clark, sotto lo pseudonimo di St. Vincent, sembra abbia avuto nuove idee per la testa. Di solito il secondo album si preannuncia il più difficile, ma per lei sembra che non ci siano stati grossi problemi. Facente parte dei Sufjan Stevens, l'americana ci propone il suo secondo affascinante album, dopo l'esordio con "Marry Me".

Un album, "Actor", davvero particolare, nato chissà dove in quella geniale mente; canzoni non di semplice composizione. Si tratta, preso per sommi capi, di songwriting dipinto di pop baroque con basi e intrusioni elettroniche e fiati ed archi sempre presenti. Il tutto a formare un "panorama" degno del miglior cartoon musical (effettivamente sembra che Annie si sia soffermata molto sui classici Disney prima di incidere l'album). A tratti psichedelico, altre volte maestoso, altre ancora da puro incanto.

Il primo brano, "The Strangers", inizia coralmente e si invaghisce poi di un finale distorto; si passa poi a "Save Me From What I Want", canzone trascinante e ridondante a causa del ripetersi costante del titolo; con "The Neighbors" si ritorna sul corale, con andamento lento e a tratti indie-rock (affascinante la presenza del moog). Il primo singolo estratto è "Actor Out Of Work", delicato sinth-pop accompagnato dalla saltuaria presenza di una curiosa tastiera. È la volta poi di "Black Raimbow" con i suoi fiati che rimandano molto ai Sufjan Stevens, si va avanti in crescendo fino alla svolta conclusiva con la massiccia introduzione di batteria e chitarra che va via via più in levare, effetto molto drammatico direi; quasi lo stesso fa "Laughing With A Mouth Of Blood", ma è più pop e meno cori.

Uno dei pezzi che "spaccano" è senz'altro "Marrow", ancora cori, molto gotici, ritornello in pieno sinth-funk elettronico con la presenza portante di chitarre distorte e rumorose durante il bridge pre-finale. Tranquillissima "The Bed", stende un delicato velo orchestrale, accompagnato dal cantato da ninna nanna. Molto lirica, "The Party" si presenta con un iniziale trio piano-basso-batteria  che va a sfociare poi in un finale corale ed orchestrale bandistico. Onirica e quasi sognante nel finale si presenta "Just The Same But Brand New"; si cala il sipario con la folkeggiante "The Sequel", che possiamo definirlo un outro dalle sonorità vagamente da pellicola western.

Scusate se vi ho fatti annoiare, ma la recensione di quest'album implicava la track-to-track. Scoprirete il perché ascoltandolo.

"Actor" è un album spontaneo, ma non semplice, nato dalla voglia di Annie Clark di sbizzarrirsi il più possibile. Molto soffice, a metà tra indie-pop, folk ed elettronica, con rimandi alla nostrana Cristina Donà, a My Brightest Diamond e alla solita Bjork. Bhè, già questi nomi dovrebbero portarvi nel desiderio di ascoltare St.Vincent. Ancor di più dovrebbero farlo i brani, che prendono spunto dai musical e dai cartoon Disney (ma rimanendo sempre nella forma canzone).

Un bel talento quindi questa ragazza, senz'altro non priva di inventiva, come spesso purtroppo avviene.

Elenco tracce e video

01   The Strangers (04:04)

02   Save Me From What I Want (03:35)

03   The Neighbors (03:30)

04   Actor out of Work (02:15)

05   Black Rainbow (04:11)

06   Laughing With a Mouth of Blood (03:01)

07   Marrow (03:24)

08   The Bed (03:43)

09   The Party (04:05)

10   Just the Same but Brand New (05:24)

11   The Sequel (01:53)

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