1999. Dopo un periodo di successi per tutti gli anni 70 e 80, gli Status Quo, negli anni 90 si alternano tra discreti successi e flop commerciali. L’ultimo album pubblicato nel decennio è questo Under the Influence.

Non saranno i più famosi, ma snobbare un gruppo come loro è triste. Molto triste. Perché sì, proprio loro, gli Status Quo, i pionieri del boogie rock europeo, non fanno altro che darti la carica e migliorarti una giornata un tantino malinconica. Ti fanno tornare il sorriso e ti colpiscono dritti al cuore, con il loro rock potente, diretto e senza fronzoli; straight as an arrow, come dice appunto quella Twenty Wild Horses che apre l’album, e che si annovera tra le canzoni più belle in assoluto del gruppo. Un intreccio di chitarre eccezionale per una canzone positiva eppure riflessiva, ruvida e melodica allo stesso tempo, che diventa in generale la più apprezzata dell’album, ed entra anche a far parte del repertorio solista del frontman Francis Rossi.

A seguire abbiamo la title track (accompagnata dall’armonica di Bob Young) e Round and Round, ben riusciti pezzi nel loro stile boogie rock più classico. Shine On è un pezzo più elaborato e sperimentale, che non apprezzo particolarmente e ritengo un po’ noioso. Si prosegue con una certa varietà di stili: Little White Lies è un pezzo principalmente acustico che riprende vagamente lo stile dei Fleetwood Mac, mentre Keep ‘Em Coming è un rock ruvido e irruento. Se Little Me and You è un rockabilly leggero e allegro, Making Waves e Blessed Are the Meek, sicuramente tra i pezzi forti dell’album, sono rispettivamente un rock and roll potente e portentoso e un country rock con un sublime arrangiamento elettroacustico. Seguono il blues rock, in cui torna l'armonica, di Roll the Dice e la cover di un classico del passato, Not Fade Away di Buddy Holly.

A chiudere l’album è un classico minore, The Way it Goes, una di quelle canzoni che ti colpiscono dritto al cuore non solo per la potenza del rock che c’è nel pezzo, ma per la felicità che ti trasmettono. Ti invita a prendere le cose con maggiore leggerezza e ad andare avanti… You must carry on! Si tratta del pezzo più conosciuto dell’album dopo Twenty Wild Horses, ed è l’unico che rappresenta l’album nella raccolta del 2015 Accept No Subsitute; sicuramente una scelta alquanto azzeccata, anche se avrei aggiunto per la popolarità (e soprattutto per la bellezza del pezzo) anche Twenty Wild Horses.

Detto questo, consiglio altamente questo album, che, per quanto non molto popolare, ritengo sicuramente tra i migliori del gruppo (aggiungo che gli album dei Quo che preferisco vanno dai tardi anni 70 in poi), oltre che di ottima compagnia per chi vuole un’oretta appena di sano rock and roll, quello semplice e genuino, eppure di qualità.

Alla prossima!

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