Trenta Marzo Duemila.
Il Mago delle sette corde atterra, sfavillante e infuocato, al Vox di Nonantola (MO) per l'unica sua esibizione live in Italia della tournè di Fire Garden. Siamo tutti lí, accesi da uno show preliminare di Eric Sardinas, eccezionale new-hard-bluesman, il quale accompagnerà lo show di Vai ululando tra di noi, come un normalissimo fan. Lui che alla fine darà vita ad una spettacolare Jam Session col Mago e con un Drummer (tal Mike Mangini) che sembra la traspirazione della foga divina nella biblica distruzione di Sodoma e Gomorra.

Nel bel mezzo del concerto, poco prima di suonare la scintillante "Principessa", Steve guarda il pubblico, mette per un attimo la museruola a Mangini e ci recita i soliti ringraziamenti. Ma tra questi una frase ci colpisce di piú: "...ragazzi, vi prego di continuare a partecipare cosí emotivamente al concerto, parte del quale verrà registrato ed inserito nel mio prossimo live, a documento di questa tournè...". E avrei potuto mai io esimermi dall'acquisto dello stesso?
Eccomi quindi a commentare, permeato da dolci ricordi, il disco live uscito per la Epic.

Vai era (è) al top della forma. Chiede la Luna alla sua band, lui che è l'Alieno, l'Ultracorpo, e la sua band reagisce come avesse sempre abitato nell'Area 51.
Le otto tracce del primo disco e le sette del secondo sono cariche di energia cosmica, elettroni impazziti che viaggiano alla velocità della luce. È quasi "faticoso" resistere per tutto il primo cd senza tregua, spesso si schiaccia il pulsante "still-pause" per dar tempo al cervello di acquisire tutte le informazioni spaziali che provengono dalla macchina dei suoni.
Perché quando un tastierista (Mike Keneally) imbraccia la chitarra per doppiare le linee portanti di Vai, suonate al fulmicotone, e a fatica riesci a distinguere quale dei due sia l'alieno e quale il sostituto, allora è normale fermarsi un attimo per tirare il fiato.

Il suono è ottimo, data anche la post produzione e la fase di mixaggio (e in alcuni accenni anche di sovraincisione) effettuata in studio dallo stesso Vai.

Per non far torto a nessuno (o quasi) la decisione (giusta?) è stata nel senso di riportare una sola canzone per ogni stato visitato.
E l'Alieno è il novello Napoleone che vuole unire tutta l'Europa. Tocca gli angoli cardinali del vecchio continente, dal Portogallo alla Bulgaria, dall'Italia al Regno Unito. Con una divagazione (quasi una vacanza al di fuori dei propri territori conquistati) in Giappone e Australia.
Il mondo sembra diviso come sulla carta di Risiko e piano, piano, Vai effettua il lancio di dadi giusto per conquistare un altro pezzetto del pianeta.

Ma le note suonate non corrispondo affatto alla casualità che governa il lancio dei dadi. Tutto è preparato nei minimi dettagli, tutto è recitato (piú che suonato) su un copione forte di una sceneggiatura ferrea e collaudata. La band è trascinata dalla carica dell'Ultracorpo a scaricare sulle onde sonore impulsi quantici superiori alle forze umanamente concepibili. Sangue verde scorre corde tese usate come lame ai raggi X.
Possente e generoso, anche il secondo disco volge verso il termine del suo viaggio intergalattico.

Se eravate al concerto non fatevi scappare la possibilità di risalire su quello Shuttle. Se non foste stati presenti, a maggior ragione non perdete l'occasione di conquistare il cielo toccando tutto il mondo.

Carico i commenti... con calma